Si sa che nello sport, come nella vita, a volte le storie d’amore, anche le più belle, sono destinate a finire. E’ successo così tra Matteo Parravicini e la Bergamo Basket 2014, squadra che lo ha formato come giocatore professionista e come uomo, al termine di una stagione conclusasi con la retrocessione dei lombardi dall’A2 in Serie B dopo un finale di campionato davvero travagliato.
Una scelta, quella di lasciare Bergamo, che Matteo ha reso ufficiale tramite i propri profili social, ma che era già stata presa nel momento in cui, con l’ultima giornata di torneo, è stata sancita la retrocessione della squadra. Una decisione difficile per Parravicini ma essenziale dopo un campionato giocato su ottimi livelli per dare continuità al suo percorso di crescita in questa categoria e, chissà, magari addirittura in A1.

Che sapore ha il finale di stagione vissuto?
“Un sapore amaro sicuramente, con un esito pesante da digerire. Non è mai girato niente per il verso giusto, tutte le sfortune possibili le abbiamo avute. Alla fine ho saltato gli ultimi due mesi della stagione a causa di continue ricadute dall’infortunio. Nel momento cruciale, poi, si è fatto male al ginocchio Easley, ed è stata una grossa perdita per noi sotto canestro. Spiace perché abbiamo fatto 9-10 mesi a lavorare duramente, facendo tanti sacrifici e tanti sforzi per poi alla fine andare giù di categoria. Ci dispiace davvero molto perché sappiamo di aver dato tutto e di esserci impegnati tanto durante tutto l’anno”.

Nel tuo post di saluto, hai usato il termine “inerme” per descrivere i tuoi ultimi mesi, quanto ti è pesato stare fuori nel momento cruciale della stagione?
“Mi è pesato tantissimo. Presentarmi il giorno delle partite con i pochi presenti al palazzetto che, non conoscendo la situazione, mi chiedevano come stessi, quando fossi rientrato, era una situazione veramente pesante. In settimana quando sei fuori dal campo a fare differenziato e vedi i tuoi compagni che giocano e si divertono, perché comunque non ci è mai mancato il sorriso ed il buon umore in squadra, è stato veramente terribile. Ovviamente la cosa che più mi è pesata è stata quella di non poter entrare in partita, io che anche quando sono in panchina sto sempre in piedi. Nonostante mi sia presentato sempre con il sorriso anche in questo periodo, dentro stavo morendo in realtà”.

Come mai la scelta di lasciare Bergamo dopo due anni?
“Ho deciso di lasciare Bergamo e fare questo post perché la mia era una decisione inevitabile con la retrocessione. Non penso proprio che andrò a giocare in Serie B. Ho ben chiaro in mente il percorso di crescita che voglio fare e non prevede di tornare indietro di categoria. A Bergamo si chiude il ciclo”.

Cosa è stata per te Bergamo in questi due anni?
“Penso di essere partito da ragazzino per la prima volta da Varese verso Bergamo, senza neanche la patente, che ho fatto lì tra l’altro, e vado via cresciuto in tante cose. Sono arrivato senza conoscere niente e nessuno, senza sapere nulla sull’ambiente, uscendo dalla mia zona di comfort che era Varese e il basket di provincia. Dal primo giorno sono stato trattato non come un bambino ma come un vero e proprio giocatore, servito, riverito e sono sempre stato apprezzato. Non ho mai sentito nulla di negativo nei miei confronti. Dopo due anni non ti dico che sono un uomo, ma mi sento molto cresciuto di testa e mentalmente a livello di gioco in campo”.

Adesso cosa prevede il futuro di Matteo Parravicini?
“Sinceramente ancora non lo so. So che ci sono diverse squadre di categoria interessate a me, ma non voglio sbilanciarmi a livello di nomi. Ho bisogno di tempo per capire e valutare quale possa essere la migliore scelta per me per continuare a crescere sempre più. Non nascondo che il mio obiettivo è giocare in A1 tra un paio d’anni e se già quest’estate si prefigurasse l’opportunità di poter approdare in una realtà del massimo campionato che mi dia minuti per mettermi in mostra, sarei felice di valutare più che attentamente la cosa. Ciò di cui sono sicuro è che voglio essere protagonista ancora e giocarmi tutte le mie carte”.

Di seguito il post di saluto di Matteo Parravicini

Alessandro Burin

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