A metà luglio inizia a farsi sempre più chiaro il quadro di quella che sarà la prossima Serie A di basket, con movimenti, trattative e indiscrezioni che si fanno più forti e concrete. A questo va aggiunto che tutto il mondo cestistico ha orecchie e cuore per quelle che sono le vicende dell’Italbasket guidata da Meo Sacchetti, che ha regalato emozioni uniche nel Pre Olimpico di Belgrado e continuerà a farlo a Tokyo, alle Olimpiadi, dopo 17 anni di assenza.

Un momento importante, insomma, che richiede quindi la massima attenzione per le vicende dentro e fuori dal parquet, perché è ora il momento in cui si decide quello che sarà il futuro stagionale. Una stagione, la prossima, che si prevede entusiasmante, imprevedibile e davvero molto complicata per tutte le squadre, motivo per cui sarà fondamentale azzeccare gli uomini giusto al posto giusto, per non vivere un’annata di sofferenza.
Di tutto questo ha parlato il team manager biancorosso Massimo Ferraiuolo, mai banale o scontato nelle sue parole e sempre chiaro e diretto nel descrive ed esaminare quelle che sono le diverse situazioni, tra Nazionale e nuova Openjobmetis, in un 2021/2022 che si preannuncia carico di emozioni

Come ha vissuto la partita di domenica scorsa, giorno tra l’altro del suo compleanno, tra Italia e Serbia?
“Mi permetto di dire che il legame d’amicizia con Meo mi ha fatto vivere tutta la giornata in una maniera un po’ particolare. Era il giorno del mio compleanno e lui, carinissimo, mi ha mandato gli auguri la mattina ed io scherzando, ma non troppo, gli ho chiesto di farmi un bel regalo la sera. Un messaggio al quale ovviamente non ho ricevuto una risposta scritta, ma fortunatamente sul campo sì ed appena finita la partita l’ho ringraziato. E’ stata una serata piena di emozioni, guardando la partita continuavo a chiedermi quando la Serbia avrebbe iniziato a giocare come sa e, invece, quando ad inizio dell’ultimo quarto hanno esaurito il bonus di falli in 45 secondi e li ho visti così nervosi, mi hanno dato l’impressione che non ci fossero proprio, che sentissero la pressione, che non si aspettassero un’Italia così in palla, determinata, capace di metterli in difficoltà su entrambi i lati del campo, sia in attacco che in difesa, al di là poi dell’aver reso meno amara la sconfitta. In tutto questo, poi, vedere un giocatore che è passato da noi fare così bene, essere diventato questo giocatore come oggi è Achille Polonara, mi riempie ancora più di gioia. L’altra faccia della medaglia della serata è stata un po’ di tristezza per l’altro nostro ex giocatore in campo, Alexsa Avarmovic, che a fine partita era davvero distrutto. Mi aveva fatto gli auguri anche lui la mattina e mi diceva di essere davvero carico per la partita. Poi dopo la gara sentirlo così devastato mi è dispiaciuto molto, ma gli ho detto di stare tranquillo perché è giovane, fortissimo ed avrà modo di rifarsi”.

Avramovic e Polonara, due giocatori che sono esplosi a Varese e che da Varese sono volati verso lidi europei del grande basket. Questa è una dimostrazione del lavoro ottimo che in società state facendo da tempo?
“La nostra organizzazione, il nostro club, il nostro modo di stare vicini ai giocatori, li aiuta a diventare bravi in campo, ma anche nel maturare, diventare uomini e crescere al di fuori del parquet. Credo che questo sia importante e fondamentale. I ragazzi quando sono qui stanno bene, sentono di essere a casa loro, di essere in una famiglia che li aiuta e cerca di metterli nelle condizioni migliori per fare il loro lavoro. Questa è una cosa di cui mi faccio, a nome di tutto il club, un po’ vanto. Ovviamente poi sono bravi loro a continuare a fare la loro crescita, ma qui stanno bene. Polonara nei due anni da noi ha dato grandi risposte, veniva da Teramo, era un giovane di belle speranze ma poco più e lui è stato ottimo a cogliere l’occasione di mettersi in mostra e crescere per poi spiccare il volo. Avramovic ha fatto questo in maniera ancora più netta, superando momenti davvero difficili quando i primi mesi nemmeno giocava; poi è diventato un giocatore davvero importante”.

Passando ai giocatori di adesso, quanto le è dispiaciuto il doppio addio di Ruzzier e Strautins che, per motivi diversi, hanno scelto di intraprendere altre strade ?
“Per Ruzzier in particolare mi è dispiaciuto molto perché è un ragazzo che stimo tanto, un giocatore che secondo me a livello di playmaker è uno tra i 4 o 5 nel suo ruolo a livello italiano. Non ha avuto un inizio facile lo scorso anno ma poi è stato molto bravo a riprendersi, a fare bene e dimostrare quale sia davvero il suo valore. Peccato, perché sono convinto che se fosse rimasto con noi avrebbe ulteriormente proseguito il suo percorso di crescita e ci avrebbe dato qualche certezza in più che chiaramente in questo momento, al di là di sondare il mercato e sperare di trovare qualche ottimo giocatore nel ruolo, ci manca perché sai ciò che lasci ma non sai ciò che trovi, come si suol dire. Strautins invece vuole continuare a crescere, probabilmente le aspettative che aveva lui nei confronti del club, con una conferma sicura nel quintetto, non hanno avuto il riscontro che si aspettava e di conseguenza ha fatto scelte diverse, ma ci sta. Michele ha avuto un’occasione clamorosa andando alla Virtus ed io sono convinto che non sventolerà solo gli asciugamani in panchina. E’ chiaro che quando ti capita un’opportunità del genere, a 28 anni, firmando un contratto come il suo è giusto che uno colga l’occasione”.

Lunedì invece c’è stata una presentazione importantissima come quella di Alessandro Gentile. Che giocatore ha trovato e che Alessandro Gentile si aspetta di vedere?
“Il modo che ha avuto lui di porsi l’altra sera mi ha molto favorevolmente impressionato. Le parole che ha usato in conferenza non sono assolutamente scontate, anzi. Mi sembra un ragazzo molto determinato che sa quanto l’occasione qui a Varese sia importante per lui per rilanciarsi sulla scena nazionale ed internazionale come giocatore del suo calibro. Mi è sembrato anche da un punto di vista fisico molto tirato, per cui la speranza per noi e per i nostri tifosi, che magari in passato mal digerivano le sue prestazioni contro di noi, ad esempio in maglia Virtus quando ci ha massacrato in ogni modo, è che adesso si possa gioire e godere della presenza di un giocatore di questo livello. Se, come sembra, si metterà a lavorare con l’approccio giusto può spostare sensibilmente gli equilibri”.

Equilibri di un campionato che si preannuncia molto difficile. 16 squadre, due retrocessioni e le due neo promosse, Napoli e Tortona, che si presentano per fare la voce grossa. A metà luglio quasi, quali sono le sue impressioni sulla prossima stagione?
“Bisogna tenere le antenne ben dritte perché l’impressione è che un po’ tutte le squadre, in particolare le neo promosse che sono quelle che arrivano senza aspettarselo o impreparate, siano molto agguerrite. Napoli e Tortona erano anni che programmavano la promozione, avevano già giocatori di ottimo valore per l’A2 ma secondo me molto buoni anche per l’A1, un nome su tutti per Napoli quel Josh Mayo che noi ben conosciamo. Hanno grandi allenatori come Pino Sacripanti e Ramondino che secondo me è uno dei più sottovaluti ma anche uno dei più bravi in giro. A questo bisogna aggiungere che, Tortona in particolare, pare abbia risorse davvero importanti tant’è che per il mercato ha preso un consulente come il mio amico Vacirca che di colpi ne sbaglia davvero pochi, come successo a Cremona un paio d’anni fa. Il tutto porta a farmi dire che sarà una stagione complicata, anche perché le squadre che l’anno scorso erano al nostro livello stanno cercando di rafforzarsi con già tanto colpi di  spessore e di conseguenza sarà importante anche per noi arrivare pronti ai blocchi di partenza. Bisogna essere consapevoli che sarà un anno non facile, anche se è chiaro bisogna vedere come si concluderà il mercato, dando segnali positivi ai nostri tifosi. Sarà altrettanto importante rendersi conto tutti fin da subito che non sarà facile e non ci sarà nulla di scontato”.

Alessandro Burin

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