La Varesina è pronta a riprendere la sua cavalcata verso la Serie D e, dopo la giornata di riposo, si appresta a sfidare (domenica 23 maggio alle ore 15.30) la Sestese, sconfitta ieri sera per 3-1 dalla Brianza Olginatese.

Proprio il risultato dei rivali numero uno rappresenta un ulteriore stimolo per le fenici che vogliono la terza vittoria consecutiva per riagganciare la vetta. A parlare del momento biancorossoblù, e di tanto altro, è il team manager e direttore operativo Damiano Micheli che, dopo le esperienze con le maglie di Trieste, Verbania, Stresa, Bustese e Verbano, ha concluso la sua carriera da giocatore proprio alla Varesina. “Non appena ho smesso – ci racconta Micheli – mi è stato offerto un ruolo importante e ambizioso qui a Venegono e accettare l’incarico è stato quasi dovuto. Giocare è bello, senz’altro, ma ad un certo punto bisogna fare delle scelte e la mia decisione rispecchia soprattutto il mio essere ambizioso: cominciare la mia nuova carriera con questo ruolo in un club come la Varesina era irrinunciabile”.

Di cosa ti occupi nello specifico?
“Sono in tutto e per tutto il braccio destro di Max (Di Caro, ndr) e quindi non ho un ruolo ben definito. Va anche detto che ho iniziato in un momento davvero difficile, per il calcio e per il mondo in generale, a causa della pandemia e mi sono messo a disposizione della società per tutto ciò di cui aveva bisogno. Fondamentalmente io faccio da filtro tra la società e i giocatori e in qualità di direttore operativo affianco Max per qualsiasi cosa. Il mio rapporto con lui? Davvero buono, fatto di fiducia e stima reciproca; lui, così come tutta la Varesina, rispecchia la mia mentalità, la mia filosofia e il mio modo di intendere il calcio”.

Passando ora al campionato, o torneo che dir si voglia, siamo al giro di boa; come giudichi le prime cinque partite?
“Siamo in linea con il nostro obiettivo perché siamo a -3 dalla Brianza Olginatese con una partita in meno. Dopo quattro vittorie e una sola sconfitta la società non può che essere contenta della stagione; considerando anche le poche partite disputate a settembre il bilancio è quindi assolutamente positivo, ma ovviamente si può sempre migliorare. Questa è un po’ la mia filosofia perché nel calcio e nella vita bisogna sempre porsi l’obiettivo di perfezionarsi: per questo motivo non possiamo permetterci di abbassare la guardia e affronteremo le prossime cinque partite come se fossero finali”.

La sconfitta contro la Brianza Olginatese rischia di aver compromesso il vostro percorso?
“Per quanto ci riguarda la risposta è no perché è stata una partita come le altre. L’Olginatese ne aveva già persa una al debutto contro la Base96 e noi ci siamo giocati un jolly contro di loro: qualora arrivassimo a pari punti ci sarebbe uno spareggio e, in tal caso, ce la giocheremo. Personalmente credo che peseranno di più le prossime cinque partite perché è un campionato equilibrato in cui non c’è nulla di scontato e vincerà chi è stato più bravo nella gestione dentro e fuori dal campo. Di sicuro quella sconfitta non deve essere un rimpianto”.

Cosa non ha funzionato quel giorno?
“È stata una partita caratterizzata dagli episodi: loro sono stati bravi a sfruttarli mentre noi siamo stati disattenti. A livello di gioco non abbiamo certo demeritato, ma bisogna ammettere che le occasioni più nitide sono state le loro; noi siamo stati poco concreti”.

So che hai visto l’Olginatese anche contro la Vergiatese; che impressione ti ha fatto come squadra? Alla vigilia del campionato tutti davano voi e loro come favoritissimi…
“La Brianza la conosciamo tutti: è una squadra composta da giocatori, tra gli altri, del calibro di Berberi, Panzetta, Pizzini, Segato e Viganò che hanno vinto dei campionati. Ma le partite non le vinci perché ti chiami Varesina o ti chiami Brianza e il campo ha sempre l’ultima parola. Il campionato è davvero equilibrato e si possono perdere punti contro chiunque; ad esempio, quando abbiamo affrontato la Castanese, ultima in classifica, è stata tutt’altro che una passeggiata. Ogni partita va giocata e se pensi di aver già vinto allora sei pronto a cadere”.

Fra due domeniche ospiterete invece proprio la Vergiatese; cosa ne pensi di loro?
“La Vergiatese è una buonissima squadra e per loro sfortuna sono stati colpiti dal Covid, altrimenti sarebbero ben più in alto. Io li ho visti dopo 15 giorni di inattività, sicuramente questo ha influito sulla loro sconfitta, ma parliamo comunque di un gruppo davvero organizzato e con tante ottime individualità. Sarà una partita tosta, così come le altre”.

Il prossimo ostacolo si chiama però Sestese, una squadra che ha dimostrato di alternare risultati eclatanti a partite meno brillanti; che match ti aspetti?
“Torno su quello che ti ho detto prima: non è la Sestese ad essere una “squadra pazza” ma è il campionato ad essere talmente livellato da non poter vedere partite scontate. Non dimentichiamo inoltre che non ci sono le retrocessioni e, di conseguenza, molte squadre giocano a viso aperto con più tranquillità. La Sestese rientra in questa categoria: è una squadra compatta che gioca a mente libera, unendo la qualità ad un pizzico di sfrontatezza. Inutile dire che per noi sarà una finale”.

Tornando a voi, come avete passato le due settimane di sosta?
“Abbiamo sfruttato questi giorni per ricaricare le batterie, allenandoci con impegno e serenità, tenendo sempre a mente il nostro obiettivo. Da domenica ricominceremo ad inseguire il nostro sogno e i ragazzi sanno perfettamente quali sono i segreti per continuare la cavalcata: sudore durante allenamenti e partite, e tanti sacrifici fuori dal campo”.

All’inizio hai detto che si può sempre migliorare. In cosa deve migliorare la Varesina?
“Il mio discorso era in generale, non riferito ad una specifica situazione. Qualsiasi società, dalla Serie A al dilettantismo, deve guardare alle grandi realtà per migliorarsi senza mai adagiarsi sugli allori. Per me crescere, e noi in Varesina partiamo da un livello altissimo, significa migliorare tutto dalla Prima Squadra al settore giovanile. Idee, progettualità, innovazione… tutto questo ti porta a raggiungere un livello più alto. Noi lo stiamo già facendo da parecchio e dobbiamo continuare a farlo con sempre maggior dedizione”.

Cosa ti aspetti dal rush finale?
“Di giocarcela con tutti come abbiamo sempre fatto, pensando solo a noi stessi: vincendo le ultime cinque partite, male che vada, andremo allo spareggio. Le somme si tirano alla fine, ovvio, ma giocheremo con il coltello tra i denti: io ho sempre giocato per vincere e la mia mentalità è rimasta quella anche adesso. È la stessa cosa che ho detto ai ragazzi, tenendo conto che però dovremo anche essere intelligenti nell’approcciare ogni partita nel modo migliore anche a seconda dell’avversario che avremo davanti”.

Una battuta per concludere. Sei venuto con noi a vedere Varese-Folgore Caratese e Varese-Fossano; stai già studiando gli avversari per la prossima stagione?
“No, certo che no (ride, ndr); sono venuto perché io sono il primo a dover migliorare e per crescere bisogna vedere quante più partite possibili. Sinceramente non sto pensando al futuro della Varesina in una categoria superiore, ma sono concentrato sul nostro percorso attuale; se poi arriveremo davvero in Serie D, ben venga!”

Matteo Carraro

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