Con l’Eccellenza ai nastri di partenza è stato quasi doveroso fare una chiacchierata con chi sa bene come si vince questo campionato perché tutti hanno ancora negli occhi la straordinaria cavalcata del Busto 81 di Paolo Crucitti. Il tecnico classe ’63 non vede l’ora di rituffarsi nella mischia e risponde alla chiamata con un gran sorriso: “Sto molto bene, a parte il fatto di non avere una squadra, ma in un periodo come questo la cosa più importante è essere in salute”.

Mister, ormai manchi sulle scene da quasi un anno; sei pronto a tornare in sella?
“Assolutamente sì anche perché a tutti noi del Busto 81 è rimasto l’amaro in bocca dopo la scorsa stagione: avevamo fatto un’annata strepitosa coronata dalla vittoria del campionato e rimanere senza nulla brucia. All’inizio ero scottato e deluso, mi era quasi passata la voglia di allenare, ma ora sono più motivato che mai e non vedo l’ora di trovare un nuovo incarico. Anche se la situazione non è delle migliori e sarà complicato io mi farò trovare pronto”.

È vero che avevi ricevuto un’offerta dal Saronno?
“C’erano stati dei contatti, ma parliamo di parecchio tempo fa. Io rispetto tantissimo la tradizione e la storia del Saronno e un domani, con un progetto serio, se ne potrà parlare, ma non nascondo che la mia ambizione era quella di restare in Eccellenza. A tal proposito l’estate scorsa ero stato contattato dalla Vergiatese anche se all’epoca avevo affrontato il discorso con poco interesse perché speravo ancora che il Busto 81 trovasse la forza di proseguire in Serie D; loro hanno quindi scelto Tomasoni e direi che sono in buonissime mani”.

La stagione scorsa hai dimostrato di essere uno dei migliori allenatori dell’Eccellenza; Covid a parte, è stata la tua miglior annata da allenatore?
“Non saprei dirti se è stata la migliore, ma sicuramente è stata un’annata eccezionale. Io ricordo con grande affetto anche la vittoria della Promozione proprio con il Busto e credo di aver fatto bene anche a Rho. Con l’Universal Solaro c’è stata una seconda parte di stagione importante perché ho preso una squadra nei bassifondi della classifica e l’ho portata quasi ai playoff. Ho fatto bene in diverse annate, ma effettivamente l’anno scorso mi sono tolto una grande soddisfazione: volevo raggiungere la Serie D e ci sono riuscito sul campo. Brucia non esserci arrivato davvero…”

Dopo la fusione tra Busto 81 e Città di Varese ti aspettavi una chiamata dai biancorossi?
“Ci speravo, lo ammetto. Purtroppo è cambiata la dirigenza, loro avevano altre idee e hanno optato per diverse soluzioni. Io credo che se fossero andati a guardare i risultati avrebbero potuto dare un po’ di fiducia a chi aveva lavorato duramente per portare il Busto 81 in Serie D; senza di noi il Varese non avrebbe potuto raggiungere l’apice del dilettantismo”.

Ti ritieni dunque pronto al salto di categoria da allenatore?
“Io ho sempre giocato come professionista e, con le dovute proporzioni, per me il calcio è unico a tutti i livelli. Lo stesso discorso vale per l’allenatore che deve sapere e vivere di calcio. In panchina ho vinto dalla Terza Categoria all’Eccellenza, mi manca la Serie D e voglio provarci prima di concludere la mia carriera. Chiedo a qualche presidente il coraggio di chiamarmi: desidero una squadra d’Eccellenza che abbia l’ambizione di vincere il campionato e la determinazione nel voler poi affrontare la Serie D. Io sono pronto”.

Tornando al Città di Varese, secondo te perché nessuno del Busto è stato confermato per la Serie D?
“Non ne ho idea. Personalmente credo che sarebbe stato utile avere un’ossatura già rodata in Eccellenza, anche perché molti di loro non avrebbero sfigurato e se lo sarebbero meritato. Inoltre noi non eravamo partiti con l’obiettivo di vincere il campionato perché la società ci aveva chiesto di fare un cammino dignitoso; Varesina, Verbano, Vogherese e Pavia avevano investito molto di più e puntavano alla vittoria finale. La Varesina, tra l’altro, è all’apice per quanto riguarda l’organizzazione e la capacità strutturale e per noi è stato un grande orgoglio superarli, ad ulteriore testimonianza del nostro duro lavoro. Il mio Busto 81 era una squadra in campo e un gruppo fuori, due fattori distinti ma che messi insieme con tanti sacrifici portano a grandi risultati. Infatti, avevo a disposizione un grande gruppo, solido, unito e percettivo, che applicava alla lettera con dedizione e attenzione ogni mia richiesta; con qualche innesto mirato quella squadra avrebbe potuto fare grandi cose in Serie D”.

Passando all’attualità, l’11 aprile ripartirà l’Eccellenza. Cosa rappresenta per il movimento calcistico dilettantistico questa ripartenza?
“Rappresenta una rinascita per tutti quanti dato che allenatori e ragazzi avevano voglia di tornare a giocare e competere dopo un anno maledetto. Avere la possibilità di farlo, a fronte di tutte le difficoltà, vuol dire tanto: l’Eccellenza darà vita a dieci finali, ma ogni partita sarà giocata con tranquillità e spensieratezza dato che è stato imposto il blocco delle retrocessioni”.

Come si vince l’Eccellenza? Con solo dieci partite è di fatto vietato sbagliare…
“Sarà un campionato anomalo, ma il segreto per vincere è sempre lo stesso: sbagliare il meno possibile. Avere undici squadre in un girone potrebbe rappresentare un vantaggio per chi punta alla vittoria finale dato che si affronteranno meno avversari, ma dall’altra parte bisogna riconoscere che un passo falso ci potrà stare, due no. Le società dovranno essere preparate e allestire rose competitive anche se questo non sempre basta; per vincere ci vuole grande organizzazione e responsabilità, bisogna entrare in campo sapendo già cosa si dovrà fare e avere la capacità di gestire ogni situazione. Poi è ovvio che vincendo si acquisiscono certezze e tutto diventa più facile. Sarà determinante essere coesi”.

Un pronostico secco: chi vincerà il Girone A di Eccellenza?
“La Varesina. Sono indubbiamente favoriti perché hanno alle spalle una struttura societaria importante, grandi capacità tecniche e giocatori di assoluto livello. Anzano, Mira, Nejmi e Urso li conosco bene e sono quattro calciatori fortissimi che inseriti in un contesto già ottimo faranno ancora meglio. Credo proprio che sarà la Varesina a vincere e glielo auguro”.

Sulla ripartenza delle altre categorie sei ottimista? A settembre si avrà il via libera?
“Io me lo auguro di cuore e spero che con i vaccini si possa cominciare a intravedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel. Per il momento era giusto far ripartire l’Eccellenza perché è strettamente legata al discorso delle retrocessioni dalla Serie D, ma sono fiducioso del fatto che da settembre la situazione sarà gestibile per tutte le altre categorie. Ci saranno tante difficoltà e bisognerà prestare la massima attenzione, ma c’è tutto il tempo per prepararsi e mi auguro che sia la ripresa definitiva per tutto il mondo del calcio dilettantistico”.

Tralasciando il Covid, quanto è difficile per un uomo di calcio come te stare lontano dai campi?
“Non è facile, ma io m’immedesimo soprattutto nei ragazzi. Noi più ‘vecchiotti’ abbiamo una certa esperienza e possiamo, seppur con qualche difficoltà, farcene una ragione. Ma se ci mettiamo nei panni del ventenne che non ha la possibilità di allenarsi con i compagni e di giocare allora la situazione si complica; le difficoltà sono soprattutto per loro e, come ho detto prima, spero che la situazione si risolva nel modo migliore il prima possibile. Incrociamo le dita”.

Per concludere, ricollegandoci all’inizio, sei dunque pronto a ritornare in grande stile?
“Decisamente sì. In questi mesi ho studiato, mi sono documentato, aggiornato e ho cercato di diventare un allenatore ancor più preparato. In qualsiasi attività la preparazione è l’unica strada per ottenere i risultati e io mi sento pronto per ricominciare il prima possibile. Aspetto una chiamata da una piazza importante perché mi sono messo in testa un obiettivo e lo voglio raggiungere: voglio la Serie D”.

Matteo Carraro

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