L’ 8 febbraio scorso Marco Sgrò è diventato ufficialmente il nuovo allenatore del Legnano e da allora sta cercando di dare la sua impronta ai lilla. I risultati stanno arrivando e la squadra sta cominciando a girare nel verso giusto: ormai l’incubo playout è dimenticato e, al contrario, sognare i playoff non è poi così azzardato.
Un crocevia importante, da questo punto di vista, sarebbe stato sicuramente il derby al Franco Ossola con il Città di Varese, partita che però è stata rinviata a causa delle problematiche legate al covid dei biancorossi. “Dispiace davvero tanto non poter giocare – commenta Sgrò – anche se in fondo eravamo quasi preparati: sapevamo del momento difficile del Varese e c’era un buon 50% di possibilità che il rinvio venisse ufficializzato. È un peccato sia per noi sia per loro perché esser costretti a non giocare non è mai bello perché si perde il ritmo partita”.
Cercando invece un lato positivo nel rinvio, questa situazione potrebbe permetterti di recuperare qualcuno degli indisponibili?
“Per chi ha assenze importanti il fatto di rinviare un match potrebbe quasi essere un vantaggio. In questo momento non ho a disposizione Nava, Di Lernia e altri; parliamo di giocatori fondamentali che risultano essere estremamente preziosi per noi. Malgrado questo, però, nelle ultime quattro partite ho visto una squadra solida dal punto di vista mentale che girava nel modo giusto a prescindere dalle assenze e quindi resta soprattutto il dispiacere di non poter giocare”.
A proposito delle assenze, quali sono i tempi di recupero?
“Nava dovrebbe rientrare mercoledì contro il Derthona mentre Di Lernia ha ancora qualche problemino e dovrà stare fermo almeno un paio di settimane”.
Mercoledì ospiterete al Giovanni Mari il Derthona, un’altra squadra che causa Covid ha saltato un paio di incontri e che ritornerà a giocare da domenica. Credi che gli avversari possano pagare il fatto di giocare due partite nel giro di quattro giorni?
“Ogni partita ha una storia a sé e ogni squadra la interpreta in un modo diverso. Noi abbiamo fatto un mese e mezzo a giocare ogni tre giorni per via dei recuperi e quel periodo ci ha fatto trovare un minimo di continuità riuscendo anche ad alternare i giocatori. Dipende tutto dalla mentalità, dal periodo che una squadra attraversa e dalle situazioni: se gira bene, giocare più partite ravvicinate allora non sarà un problema, anche perché risultati positivi portano entusiasmo. Il Derthona, prima dello stop, si era risollevato dopo un periodo negativo e saranno entusiasti di giocare; noi la prepareremo nel migliore dei modi sapendo che, come dico sempre ai ragazzi, ogni partita è difficile”.
Cosa comporta il rinvio di una partita? Mi spiego meglio: voi stavate preparando la sfida al Varese e vi ritroverete ad affrontare tre giorni dopo un avversario totalmente differente. Cosa cambia nel modo di approcciarsi agli allenamenti?
“Sicuramente a livello mentale qualcosa cambia perché tutti noi eravamo carichi per affrontare il Varese e invece domenica saremo fermi. Oltre a questo cambia ovviamente anche il lavoro in settimana: in questi giorni abbiamo lavorato su forza e aerobica, dato che nel weekend non ci alleneremo, e da lunedì cominceremo a preparare la sfida al Derthona”.
Dopo la vittoria contro il Borgosesia hai detto che questa squadra sta diventando il tuo Legnano e al momento lo è all’80%; cosa manca per arrivare al 100%?
“Manca poco perché ormai da qualche partita sto vedendo la squadra che voglio vedere sempre; poi nel calcio si può anche perdere, ma l’importante è che i ragazzi diano l’anima in tutto e per tutto. Bisogna esser sinceri: nelle ultime partite abbiamo raccolto meno di quanto meritavamo. Contro il Pont Donnaz potevamo pareggiare e ci siamo divorati gol incredibili, contro la Castellanzese la squadra ha dato più del 100% e nel finale avremmo potuto vincere, mentre col Bra è stata una partita davvero storta: il loro portiere ha fatto un paio di miracoli e abbiamo preso un gol fortuito in mischia. Con il Borgosesia è poi finalmente arrivata la vittoria ma, a prescindere dai risultati, vedo il giusto atteggiamento da un mesetto”.
Cosa vuol dire per te essere allenatore del Legnano?
“È una bella soddisfazione perché mi trovo in una piazza importante e sto scoprendo questo girone dato che io avevo sempre allenato in quello bergamasco. Qui si respira davvero un clima speciale e, nonostante lo stadio chiuso, si sente davvero tanto la vicinanza dei tifosi. È una piazza che dà adrenalina e soddisfazione; non vedo l’ora di poter vivere questa realtà con lo stadio pieno”.
Una caratteristica del tuo Legnano è l’essere camaleontico; quanto è importante saper cambiare e adattarsi alla partita?
“È fondamentale. Io sono cresciuto con gli insegnamenti di mister Mondonico che da questo punto di vista era un maestro: non serve fare niente di trascendentale in settimana, ma occorre leggere perfettamente la partita. Lui mi diceva sempre che bisogna cambiare nel momento in cui le cose cominciano ad andar male, senza aspettare di prendere gol. Inoltre io sono subentrato a stagione in corso ed è diverso dal cominciare a inizio stagione: nel ritiro precampionato conosci la squadra, imposti un modulo in base ai giocatori che hai e li alleni ad interpretarlo al meglio. Quando subentri ti devi adattare e non sempre è facile; per fortuna ho a disposizione un gruppo solido e ricettivo”.
Come vedresti un 4-3-1-2 con Gasparri alle spalle di Cocuzza e Braidich?
“È una soluzione da provare e valutare: con loro tre in campo i centrocampisti dovrebbero fare un lavoro massacrante, anche se non impossibile, in fase di copertura. A partita in corso è già successo di vederli tutti e tre insieme; dall’inizio bisogna studiarla bene, ma la situazione di classifica ci permette di provare nuove soluzioni”.
Il Legnano, troppo spesso, si è divorato parecchi gol (il che è per certi versi paradossale se pensiamo proprio a Gasparri e Cocuzza). Tu hai giocato insieme ad un certo Pippo Inzaghi… il killer instinct dell’attaccante è una cosa che si può in qualche modo insegnare?
“Ho giocato anche con Vieri e Montella, non proprio gli ultimi arrivati, ma Pippo… beh era qualcosa di incredibile. Non sapeva quasi palleggiare, quando facevamo il torello era sempre in mezzo e dal punto di vista tecnico era inguardabile; tuttavia aveva il dono dell’intuito e sapeva sempre dove posizionarsi e dove sarebbe arrivata la palla. Per rispondere alla tua domanda ti dico che le diverse categorie servono proprio a questo: in Serie A su dieci palloni Inzaghi ne sbagliava mezzo, in Serie D se ne sbagliano quattro. Il livello degli attaccanti, e di tutti gli altri giocatori, cambia inevitabilmente tra Serie A, Serie B, Serie C e Serie D. Con questo non voglio assolutamente dire che, ad esempio, Cocuzza non sia un bravo giocatore; anzi, è davvero forte e, soprattutto, è giovane per cui può migliorare e salire di categoria”.
Torniamo sul campionato. Gli stop e i rinvii quanto incidono sul regolare prosieguo della stagione?
“Incidono abbastanza perché è evidente che non sia un campionato regolare, ma è chiaro che le qualità, in un modo o nell’altro, vengono fuori. Quando una squadra è forte è forte: non a caso Gozzano e Castellanzese sono lassù e stanno dimostrando il loro valore. Chi mi ha maggiormente impressionato? Loro due senz’altro, così come Pont Donnaz e Bra, anche se le metto un gradino sotto; sono curioso di vedere la Sanremese anche se, a livello di risultati, mi sembra molto incostante”.
Chi vincerà il campionato?
“La Castellanzese gioca meglio a calcio mentre il Gozzano è più concreto: sarà una bella lotta fino alla fine e mancano ancora tante partite. Io mi auguro che il mio amico Achille Mazzoleni riesca a spuntarla, anche se non sarà affatto facile”.
Da calciatore hai giocato in palcoscenici importanti per cui volevo chiederti una riflessione finale: qual è il livello di questa Serie D? Si è alzato negli ultimi anni?
“Purtroppo no. Quando io ho chiuso la mia carriera tra Como e Colognese la Serie D era un campionato molto più tosto. All’epoca, parliamo di dieci o quindici anni fa, c’erano giocatori che scendevano dalla Serie C e dalla Serie B e il livello era più alto. Non so spiegarmi il perché di questo calo e posso solo augurarmi che la competizione ritorni al più presto su quegli standard”.
Matteo Carraro