Ha da poco raggiunto un traguardo unico, portando il suo nome a fianco dei grandissimi della ginnastica artistica e facendo così issare la bandiera tricolore sull’asta più alta del podio mondiale. Nicola Bartolini ha trionfato ai Mondiali di ginnastica a Kytakyushu nella specialità del corpo libero dopo due giorni di gare assolutamente perfetti e da incorniciare.

Con questo titolo, l’atleta azzurro della Pro Patria Bustese ha riportato in Italia un successo che mancava da ben 24 anni, perché l’ultimo oro ad un Mondiale di artistica maschile lo aveva conquistato Yuri Chechi agli anelli. Un risultato storico, dunque, che lo porta nel gota della ginnastica azzurra e che lo ricompensa di tanti sforzi e fatiche fatti negli ultimi 21 anni.

Come ci si sente a qualche giorno di distanza dallo strepitoso successo?
“Sono sincero, non ho ancora realizzato quello che ho fatto. Negli ultimi giorni piano piano mi sto accorgendo di tutto ma è qualcosa di così grande, bello e gratificante che è difficile riuscire a realizzare tutta insieme la grandezza dell’obiettivo raggiunto in Giappone. E’ tutto abbastanza surreale e stento ancora a crederci”.

Un obiettivo raggiunto con grande ardore e passione dopo una vita di sacrifici per la ginnastica. Ci sono alcune tappe che consideri più importanti per essere arrivato fino a questo punto?
“Vengo da un periodo difficile a causa di in pesante infortunio alla spalla che mi ha messo a dura prova. E’ stato molto complicato, prima ancora a livello mentale che fisico, superare questo infortunio e da gennaio ad oggi in preparazione a questi Mondiali ho davvero speso tantissimo per riuscire a performare al meglio. Sarebbe difficile trovare una tappa particolarmente più importante delle altre nel mio percorso fino a questo trionfo. Sicuramente però questi ultimi mesi mi hanno dato molta forza e spirito per tirare fuori tutto il meglio in gara”.

Ti ricordi un momento particolare della due giorni di gare?
“Quando mi hanno proclamato campione potrebbe sembrare banale, lo so. La verità è che c’è stata talmente tanta adrenalina e concentrazione in quello che ho fatto che costruirmi dei ricordi precisi è veramente complicato”.

Il Nicola Bartolini bambino si sarebbe mai aspettato di diventare un giorno Campione del Mondo?
“No, assolutamente no. Dal sognare al rendere tale questo desiderio ci sono dietro 21 anni di ginnastica fatti di sacrificio, passione, duro lavoro. Oggi però con orgoglio posso dire che quel bambino, che al tempo era solo un piccolo sognatore, può guardarsi con orgoglio allo specchio e vedere un campione”.

Da tanti anni sei legato in maniera molto forte a Busto Arsizio ed alla Pro Patria in particolare. Cosa significano per te la città e la società bustese?
“E’ un rapporto, quello con Busto e la Pro Patria, partito nel 2011 quando ho esordito in Serie A2. Diciamo che è stato per certi versi il mio primo amore. Poi, per varie vicissitudini, ho cambiato società nel 2016 ma a scadenza di contratto mi sentivo quasi in debito con la Pro che aveva creduto in me fin dal principio e sono voluto tornare. Per me Busto Arsizio e la Pro Patria sono una seconda casa”.

C’è un qualcosa che ti fa sentire questa società più casa delle altre?
“Sì, il fatto che la palestra non sia così grande, anche se secondo me per il valore e la storia della società meriterebbe un palazzetto. Allenarmi in una palestra relativamente piccola mi fa sentire a casa, al sicuro, con la possibilità di stare a stretto contatto con tutti ed è una cosa unica che solo la Pro Patria sa darmi”.

Alessandro Burin
(Foto Simone Ferraro FGI)

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