Rabbia, delusione, ma anche tanta voglia di tornare all’opera e riabbracciare i propri ragazzi. Tutto questo emerge dalle parole di Samuele Leone, Direttore Sportivo e Responsabile del Settore Giovanile della Nuova Abbiate. Se il 2020 ha visto più ombre che luci, il 2021 vuole essere per lui un anno di riscatto e soprattutto cambiamento: “Sono passato dall’avere troppi impegni all’essere bloccato in casa. Mi manca il campo, spero si possa ripartire presto e senza limitazioni. Le elezioni del prossimo presidente del CRL rappresentano un crocevia importante, bisogna portare un forte cambiamento al più presto. Il Team Nord Ovest rappresenta un esempio di compattezza e buona volontà”.

Anno dolce e amaro per voi: da una parte la ricostituzione della Prima Squadra e della Juniores, dall’altra i vari stop causa Covid.
“Abbiamo scelto proprio l’anno giusto (ride, ndr). Economicamente parlando, abbiamo cercato di non fare il passo più lungo della gamba, affidandoci soprattutto a ragazzi giovani e appassionati per formare la Prima Squadra in Terza Categoria. La nostra Juniores è composta da qualche 2002 e dai classe 2003 usciti dagli Allievi. Nonostante tutte le difficoltà generate dalla pandemia, crediamo fortemente in questo progetto. La Prima Squadra non era partita bene nei risultati, anche perché abbiamo cambiato allenatore già alla seconda giornata di campionato, ma lo spirito era quello giusto. Alla ripresa dei giochi, a guidare il gruppo saranno gli attuali mister dei Giovanissimi U15 Rivellato e Lovetti”.

Spostiamoci proprio sul campo. La Prima Squadra ha iniziato il suo cammino con tre sconfitte in tre partite, mentre la Juniores è riuscita a vincerne una su tre. Come giudichi il loro esordio?
“Per quanto riguarda la Juniores, paghiamo il fatto di non avere dei fuori quota nei ruoli chiave del gioco, a differenza delle altre società. Devo dire però che, secondo me, i risultati sono stati un po’ bugiardi. Aldilà della vittoria contro il Tradate, nelle altre due partite i ragazzi si sono dimostrati all’altezza, commettendo qualche errore legato all’inesperienza. Discorso simile vale per la Prima Squadra, che annovera due classe ’93 e poi una rosa composta da giocatori più piccoli d’età. Anche loro pagano il fatto di essere giovani e probabilmente inesperti. Alla prima giornata contro l’Orasport Gazzada non siamo praticamente scesi in campo nel secondo tempo, né mentalmente né fisicamente. Alla seconda, in casa contro il Torino Club, non siamo stati in grado di gestire i nervi, cascando nella trappola agonistica degli avversari. Nell’ultima giocata contro l’Angerese, invece, siamo stati bravi a recuperare due gol di svantaggio, ma poi non siamo stati abbastanza lucidi per completare la rimonta. Dopo aver sbagliato numerose occasioni, abbiamo subito la rete decisiva che ha fissato il match sul 3-2, nonostante un gran prova corale. Il gruppo è buono e ha dimostrato di essere in crescita, c’è fiducia”.

Per quanto riguarda il settore giovanile?
“Gli Allievi e i Giovanissimi sono riusciti a giocare solamente la prima di campionato, mentre dagli Esordienti in giù nessuna nostra squadra è riuscita a esordire. Purtroppo hanno sospeso le attività sportive proprio la settimana in cui sarebbero dovuti scendere in campo. I Giovanissimi U15 sono un gruppo storico, consolidatosi nel tempo e con un buon livello tecnico. Hanno ottime possibilità di migliorarsi e confidiamo nel lavoro dello staff. Gli Allievi, invece, rappresentano una squadra abbastanza mista, ricostruitasi man mano. A livello caratteriale non è facile gestirli, ma sono bravi calcisticamente parlando. Possiamo contare su tre elementi che hanno lasciato i campionati regionali per legarsi a noi, dando ulteriore slancio alla qualità del gioco”. 

Come avete gestito le varie sospensioni messe in atto?
“Dopo il primo stop di marzo, abbiamo voluto proporre dei programmi di allenamento online per i nostri tesserati, utili soprattutto per rivederli e stare loro vicini. Dopo la nuova interruzione di ottobre, abbiamo deciso di non fare nulla. Speravamo di tornare sul campo, ma anche se avessimo potuto fare solo esercizi individuali, non penso che saremmo andati avanti per molto tempo. Se non puoi stare in gruppo, il piacere di giocare a calcio viene meno. Al terzo allenamento, probabilmente, saremmo stati colti dalla noia. Confrontandomi con genitori e atleti, ho potuto constatare che hanno tanta voglia di riprendere le attività sportive. Chi ha avuto la possibilità di svagarsi in giardino o in casa lo ha fatto, ma non è la stessa cosa. Io stesso sento il peso di questa situazione, avvertendo fortemente la loro mancanza. Se durante il primo lockdown, avevo vissuto lo stop come una sorta di riposo forzato, oggi penso che ci siamo fermati proprio sul più bello. Mi mancano i sorrisi dei bambini, il divertimento, il campo, tutto”.

Passiamo al discorso relativo alle elezioni del nuovo presidente del Comitato Regionale Lombardo. Sei stato tra quelli che, più di altri, ha fatto sentire la propria voce all’interno del Team Nord Ovest durante gli incontri con i candidati. Una delle critiche da te mosse, ad esempio, riguardava la mancanza di ascolto da parte delle federazioni nei confronti delle richieste provenienti dai piccoli club. Qual è il tuo pensiero?
“Spero che tutto ciò di cui si è parlato nelle scorse settimane, non rimanga solamente campagna elettorale. Le società vogliono che ci siano dei portavoce in grado di presentare chiaramente le loro richieste agli organi di governo sportivo. In provincia di Varese, ad esempio, le grandi società le contiamo sulle dita di una mano, perciò è un problema che si riflette soprattutto nelle nostre zone. Chiediamo un cambiamento anche in virtù di ciò che abbiamo vissuto. Il CRL uscente ha preteso dalle squadre il pagamento di quote che non sono tornate indietro, senza contare le promesse fatte sui ristorni. Non mi aspetto sicuramente che già dal 10 gennaio possa cambiare tutto, so che ci vorrà del tempo, ma sono positivo”. 

Il fronte composto dal Team Nord Ovest è compatto verso il nome di Carlo Tavecchio. Come mai secondo te?
“Non abbiamo apprezzato la scelta dei consiglieri uscenti di dimettersi, ripresentandosi ora con l’altro candidato, Alberto Pasquali. Sinceramente, penso che avrei votato per Tavecchio anche se il Team Nord Ovest non fosse stato compatto. La speranza è che tramite la sua personalità, il CRL possa tornare ad avere un’importanza fondamentale. È innegabile che la Lombardia abbia il maggior numero di società, il maggior numero di iscritti e quindi anche il movimento economico più alto rispetto alle altre regioni. Mi auguro quindi che la sua esperienza, le sue conoscenze e il suo peso all’interno del movimento calcistico, possano portare davvero un cambiamento. La coesione registrata all’interno del Team Nord Ovest è un caso più unico che raro, dimostra che siamo tutti nella stessa barca, esponendo ciascuno le proprie difficoltà. Negli anni non c’è mai stata la possibilità di avere un confronto diretto per poter illustrare le problematiche, soprattutto economiche e gestionali, che attanagliano le piccole società. I comuni, ad esempio, non sono così propensi a destinare delle somme di denaro alle rappresentative calcistiche presenti nel territorio”.

Qual è il tuo pensiero riguardo alla Riforma Sportiva emanata dal Ministro Spadafora?
“Da un certo punto di vista, per una società piccola come la nostra, l’assenza del vincolo non sarebbe una cattiva idea, ma come tutti gli altri ci scontreremmo con la realtà. Una sua eliminazione, infatti, toglierebbe la possibilità di progettare il futuro anche a una squadra di Terza Categoria che non ha particolari pretese. Si potrebbe andare avanti al massimo due stagioni, senza poi riuscire a dare continuità a causa del via vai di calciatori che si andrebbe a generare. Faccio un esempio pratico. Se la Nuova Abbiate fosse in grado di ottenere un buon risultato in classifica, l’obiettivo per la stagione successiva sarebbe quello di puntare su quei 7-8 giocatori di valore, accorpandoli ai giovani provenienti dalla Juniores. Una squadra come la nostra, che non offre rimborsi spese ai ragazzi, come riesce a convincerli della bontà del progetto? In uno scenario come quello che va prospettandosi, penso che alla lunga saranno pochissime le società che potranno permettersi una squadra in Terza Categoria. Si arriverebbe a una guerra economica dettata dai migliori offerenti. Era necessario porre un freno alla questione, ma non abolirla del tutto”.

E per quanto riguarda i protocolli messi in atto?
“È assurdo constatare come sia stata gestita questa situazione. Inoltre, sembra che la federazione abbia messo in atto dei protocolli senza la condivisione delle Ats, e questo sarebbe grave. È giunto il momento di mettere mano alla questione, ad esempio istituendo un protocollo chiaro e serio che valga per tutti. Noi dobbiamo tornare sui campi, dai bambini fino agli adulti, ne abbiamo bisogno. Credo che la ripartenza debba avvenire entro febbraio, al massimo i primi di marzo ma non più tardi, altrimenti diventerebbe difficilissimo impostare la nuova stagione rispettando i tempi”.

Dario Primerano

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