Si sa che i campioni si vedono nel momento del bisogno, quando il gioco si fa duro e non sono più permessi passi falsi.
Che Luis Scola fosse e sia un campione già lo si sapeva ma ha dato l’ennesima dimostrazione della sua grandezza.
Nella gara da dentro o fuori della sua Argentina, spalle al muro contro il Giappone, dopo aver perso le due precedenti gare del girone con Slovenia e Spagna, El General sfodera una prestazione da 23 punti con cui guida i suoi al successo contro i padroni di casa nipponici e porta l’Albiceleste ai quarti di finale delle Olimpiadi.

Una partita complicata per l’Argentina che non riesce mai a fuggire definitivamente dalla rincorsa nipponica, con un sostanziale equilibrio ed un punteggio che viaggia sempre intorno ai 10 punti di vantaggio per i biancoazzurri, fino però a quando il Giappone si riavvicina pericolosamente nel terzo quarto sul 46-42, che è il minimo svantaggio che i nipponici riescano ad ottenere.

Un momento di paura nel quale sale la tensione in casa Albiceleste con lo spettro del fallimento olimpico che si fa sentire nelle gambe e nella testa di alcuni, non di Scola, che a suon di triple guida la riscossa argentina e conduce i suoi alla vittoria con un quarto quarto da one man show.

Un 97-77 finale che ha tanto, tantissimo del marchio di fabbrica dell’eterno campione di Buenos Aires che non ha alcuna intenzione di lasciare il basket giocato da incompiuto, ma vuole regalare a sé stesso ed a tutta la sua Nazione un sogno, con la forza, il tifo ed il seguito di tutta una tifoseria, quella varesina, che vedendo giocare Scola così si mangia un po le mani, pensando di non aver potuto ammirare un campione di tale portata dal vivo, con l’orgoglio però di averlo visto indossare la maglia biancorossa.

Alessandro Burin

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