Fin dall’inizio il trio Bulgheroni-Conti-Caja, con l’ultimo che sarebbe poi stato sostituito da coach Bulleri, ha pensato ad una Pallacanestro Varese più italiana per il nuovo ciclo biancorosso. E in regia è arrivato Michele Ruzzier, play triestino con il compito di dare un’identità forte alla squadra.
L’identità è stata finora il tallone d’Achille di questa squadra ma, settimana dopo settimana, con il duro lavoro in allenamento che non è mai mancato e dopo mille peripezie in termini di infortuni, finalmente sta nascendo e si sta esprimendo sul parquet. Ne è la riprova, ad esempio, il successo contro Sassari.
Una gara, quella di sabato, nella quale tutto il gruppo ha dimostrato unità d’intenti, determinazione, voglia di soffrire per raggiungere il risultato, ma soprattutto una chiara idea di gioco e modo di interpretare la partita. Tanto di questo è merito di Bulleri, ovviamente, che però ha bisogno che i suoi giocatori in campo tramutino gli input in fatti e, in particolare, ha bisogno che questo lo faccia il cervello della sua squadra: Michele Ruzzier.
Il play triestino, dalla pausa forzata post covid di gennaio, tra alti e bassi, sta aumentando gara dopo gara la concretezza delle sue giocate e la sua efficacia. Un punto determinante, questo, perché lui è la punta di equilibrio di questa squadra, molto più di Scola e Douglas, seppur altrettanto fondamentali.
Nella pallacanestro, infatti, gran parte delle sorti di una squadra dipendono dall’assortimento tra play e pivot, l’asse cardine. Un concetto che a Varese è ancora più chiaro in un’annata così complicata, dove proprio nel ruolo di play Bulleri ha avuto le maggiori difficoltà. Spesso ha adattato al ruolo a rotazione Douglas, Beane o l’ex Jakovics, in attesa di una continua progressiva crescita di De Nicolao e soprattutto sopperendo ad un impatto non certo ottimale di Ruzzier.
Quest’ultimo, però, sta crescendo di condizione e di idee e sembra aver trovato il suo posto all’interno del mondo biancorosso, conscio dell’importanza del momento e della situazione che richiede una assunzione di responsabilità da parte di tutti. Motivazioni con le quali sabato, in quella che può essere la gara della svolta per il momento fisico e psicologico della squadra e per quanto espresso in campo, hanno portato il play ex Cremona a ergersi come prima punta della manovra biancorossa non solo in attacco, dove ha condotto in maniera celere ed efficace diverse transizioni e gestito con grande oculatezza la manovra a difesa schierata, ma soprattutto in fase difensiva, guidando il ritmo della squadra ad una pressione sulla prima palla sassarese ed un’intensità costanti per rubare più palloni possibili e per portare la gara sui binari a lui ed a tutta Varese più congeniali.
Così risulta che i 17 punti messi a referto sono tanti, ma il risvolto migliore della gara del play è una leadership acquisita che è la chiave fondante per condurre con autorità un finale di stagione che deve vedere la Openjobmetis protagonista nella conquista della salvezza.
Alessandro Burin