Diretto, mai banale, spesso abrasivo, con lui vai a caccia di titoli e trovi contenuti. La fama di Carlo Tavecchio (attuale Presidente della LND Lombardia ed ex vertice della FIGC) oltre a precederlo è ampiamente giustificata. Dalla Pontelambrese a via Allegri (sede federale). Parabola umana, dirigenziale e innesco di “Un calcio al passato”, incontro di cultura sportiva con cui il Panathlon Club La Malpensa del Presidente Massimo Tosi ha voluto riprendere l’attività in presenza dopo mesi di assembramenti da remoto.
Ma attenzione a sistemare lo specchietto retrovisore, Tavecchio richiama subito all’ordine: “Se mi avete invitato, è per parlare di cosa penso del futuro”. Ecco, appunto. Il giro di orizzonte è disarmante. Ma tutt’altro che cinico: “Stiamo ballando sul Titanic, ma c’è un iceberg in mezzo all’Atlantico. Il Covid è stato come la livella di Totò. Ma dico anche che il calcio merita più rispetto. Resta lo sport più bello del mondo ed è la quinta o sesta attività industriale italiana. Una macchina che produce un miliardo l’anno di imposte. Tutte garantite da privati. Vedo che si investe sulle case albergo per anziani. Lo capisco. Gli anziani vanno amati, seguiti. Ma l’investimento va fatto sui giovani”.
L’ambito tecnico superato da quello finanziario. Un nonsense? Per nulla. Più un contrappasso per un dirigente che all’atto delle sue dimissioni da numero uno della FIGC dopo il flop della Nazionale di Ventura nel playoff mondiale con la Svezia, lasciò in utile le casse federali: “Me ne andai con un attivo di 140 mln”. Governo della cosa pubblica e lungimiranza che (a dispetto di qualche pregiudizio) oggi gli andrebbero riconosciuti.

La serata di martedì al Villa ReNoir di Cerro Maggiore (officiata dal sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli, dal primo cittadino di Castellanza Mirella Cerini, dall’Assessore alla Qualità della vita di Legnano Guido Bragato e dal Governatore di Area 2 Lombardia Attilio Belloli) ha vissuto di altri due momenti catartici.
Il primo (in perfetto ossequio alla Carta Olimpica) ha visto premiare il gesto di Fair Play compiuto dal capitano della Pro Patria Riccardo Colombo in occasione del rigore “rifiutato” con la Giana lo scorso 18 aprile. Un episodio su cui il (quasi) 39enne fagnanese ha fatto professione di modestia (“E’ una cosa che mi è venuta da dentro. Non ci ho dovuto pensare”), mentre Tavecchio ha estratto l’evidenziatore (“Nella mia esperienza non ricordo altri casi di questa portata. Se ne sarebbe dovuto parlare molto di più”).

Il secondo (di più stretta matrice panathletica), è stato il riconoscimento del Domenico Chiesa Award al past president e icona dei fischietti cestistici tricolori Aldo Albanesi (Hall of Famer del basket con 338 gare dirette in A tra cui 2 spareggi scudetto e 203 a livello internazionale comprese 8 ai Giochi di Montreal del ’76). Il ref dei ref (con la complicità della moglie Teresa) è stato tenuto all’oscuro di tutto sino all’ultimo. Con la spiazzante sorpresa a speziare ulteriormente il riconoscimento. A margine, l’ingresso del nuovo socio Filippo Giorgetti (coach FIPAV e dirigente della Pro Patria Palla al Volo di Busto). Un calcio al passato s’era detto. Ma con lo sguardo rivolto al futuro.                                                                   

Giovanni Castiglioni

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