Sentire i problemi che la pandemia si sta trascinando è diventato, purtroppo, un habitué e nello specifico dell’ambito sportivo ci sono tante realtà inascoltate. A Luino c’è la Performance Academy gestita da Daniela Crisafulli e le sue parole trapelano tutto il dispiacere che ha per questi mesi che ha trascorso con la sua scuola chiusa e per tutti i sacrifici che ha fatto per arrivarci.
“La Performance Academy è una scuola nata nel 2012 per mio volere personale – ci spiega Daniela in merito a quello che fa –, sono una ballerina che ha deciso, negli anni, di insegnare la sua danza agli altri perché ci trovavo più piacere. Siamo operativi a Luino e facciamo danza classica, modern, hip hop ma negli anni ci siamo mossi, abbiamo partecipato a diversi eventi a Milano, a X Factor, abbiamo collaborato con altri programmi tv e ospitiamo maestri di fama internazionale, insomma, siamo a Luino ma ci teniamo in movimento, puntando oltre la sponda del lago” . 

Logicamente pure per lei è sconfortante questa situazione: “È terribile che a distanza di un anno siamo di nuovo punto a capo, in un sistema abbastanza ‘corrotto’ perché le ASD e le SSD con atleti agonisti sono aperte perché iscrivono i ragazzi ai concorsi di interesse nazionale e noi, che non lo siamo, non possiamo ed è un’ingiustizia. Da noi ci sono ragazzi con un potenziale altissimo che sono costretti ad allenarsi su Zoom e credo che, dopo tutti questi mesi, si potevano trovare altre soluzioni”. E tra le possibili alternative si esprime così: “Avrei fatto lezioni con limitazione numerica, con una metratura differente, si potevano usare le mascherine chirurgiche mentre si ballava, per una maggiore tutela, distanziando i ragazzi ma senza fermarli e lasciarli chiusi in casa. Mi chiedo perché nelle ASD gli atleti possono ballare a due metri di distanza e in una struttura come la nostra, ultra tassata oltretutto, non possono farlo. Che differenza c’è?”.

Come la maggior parte dei suoi colleghi sportivi anche Daniela si è mossa subito per attivare le lezioni online ma, come ben possiamo immaginare, non è come ballare in presenza in una sala di danza: “All’inizio abbiamo cercato di sopravvivere con le lezioni online, a distanza di un anno e mezzo siamo demotivati, le utenze e gli affitti non sono spariti, la pulizia dei locali costa, gli impiegati sono in cassa integrazione e ho speso soldi per i divisori e gli igienizzanti. Gli allievi non hanno più voglia, chi resiste online è anche bravo. Durante le lezioni online stiamo cercando di mantenere i gruppi che c’erano in presenza ma ci sono delle difficoltà come la connessione che non va. È pesante e i ragazzi cercano di cogliere il più possibile ma il rapporto di simbiosi, di unione e di condivisione, elementi che fanno parte del nostro sport, muoiono. Non nego che sarebbe rischioso aprire, perché c’è chi prende il Covid in maniera leggera, chi più pesantemente e il virus si diffonde rapidamente, però con le giuste misure bisogna riaprire e imparare a conviverci oppure bisogna chiudere tutto. Sono pro salute ma bisogna farlo in modo equo. Ho provato ad offrire online quello che facevo in presenza. Oggi, in una situazione normale, saremmo stati qui a fare le prove per il saggio e speriamo che settembre rappresenti la rinascita per noi”.
“Siamo una realtà con le mani legate, non possiamo fare niente. La cosa che più mi dispiace – aggiunge, alla sua riflessione, riferendosi alle sue allieve – è vederle soffrire così, ragazzi che hanno studiato negli anni 5-6 ore al giorno e ora sono fermi a casa. Ho persone che non ce la fanno, sono demotivate, non hanno stimoli e bisognerà trovare una chiave per fargli ritrovare la voglia”.

Negli scorsi anni ha organizzato pure dei camp estivi ma “in questo momento di stato confusionale”, come lei stessa ha definito, le viene difficile pensare di organizzare un camp con dei bambini che devono stare insieme dodici ore al giorno.

Concludendo, il suo pensiero si sposta sulla poca informazione, di ogni tipo, che c’è: “È stata la giornata mondiale dello sport ma ai tg non ne ha parlato nessuno, c’è un silenzio voluto. Viviamo nell’incertezza, non sai quando apri e ormai ci hanno bruciato la stagione perché noi siamo stagionali”.
Daniela, però, non demorde: “Ho investito una vita in questo, ho fatto tanti sacrifici per arrivare ad aprire una scuola mia e sto lottando per tenerla in piedi ma… ce la faremo!”.

Roberta Sgarriglia

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