Un brindisi: ai nuovi inizi! È un augurio classico, di quelli che si fanno spesso, ma mai banale; è l’augurio a un ragazzo che arriva da un periodo difficile e che si merita il meglio, si merita di riprendersi con gli interessi ciò che gli infortuni gli hanno tolto negli ultimi anni. È l’augurio che è doveroso fare ad Andrea Repossi.

L’esterno offensivo classe ’96 arriva da oltre due anni di inferno con ben due rotture del crociato: la prima ai tempi del Catanzaro nel 2019, la seconda lo scorso 7 febbraio in occasione di Derthona-Città di Varese, un match che avrebbe dovuto segnare il suo ritorno in pompa magna nel mondo biancorosso e che invece lo ha rigettato nell’incubo.

Andrea Repossi non è però di sicuro uno che si lascia andare. Con un invidiabile forza d’animo ha saputo reagire, cominciando subito la riabilitazione e tornando ben presto a correre. Lo ha fatto quest’estate, con il Città di Varese, lavorando sodo per sperare in una riconferma che alla fine non è arrivata. Nessun rimorso, nessun rancore: le parti si sono confrontate e sono giunte di comune accordo a questa soluzione. Anzi: “Voglio solo ringraziare il Città di Varese – esordisce Repossi – per la disponibilità che ha dimostrato nei miei confronti. Sono state fatte della valutazioni tecniche e le nostre strade si sono separate; auguro il meglio alla società e in particolare ad Alessandro (Merlin, ndr) con cui c’è un rapporto di amicizia e rispetto che va ben oltre il campo”.

Al netto della tua duplice esperienza, cosa ti ha lasciato Varese?
“Sarò sincero: il ricordo che ho di Varese è relativo solo alla mia prima esperienza. Non fraintendere, non c’è nulla di negativo nelle mie parole riguardo la scorsa stagione, ma è una semplice constatazione: la mia seconda avventura a Varese è durata trenta secondi (sorride amaramente, ndr). I ricordi più belli sono inevitabilmente legati a tre/quattro anni fa: mi viene in mente, ad esempio, tutto lo stadio che urlava il mio nome dopo al mia sostituzione contro il Pavia e tanti altri bei momenti che porterò sempre nel mio cuore. Malgrado le difficoltà societarie che ci sono state, ho vissuto in un gran bel contesto che mi ha permesso di raggiungere la Serie B”.

Hai vissuto, più o meno visto com’è andato lo scorso anno, due gestioni totalmente diverse del Varese. Che differenze hai trovato?
“L’attuale società ha cominciato l’anno nel modo giusto e già solo rispetto la scorsa stagione ho percepito molta più organizzazione: Alessandro e Danilo Vago mi hanno convinto a cominciare la preparazione con il Varese e non mi pento assolutamente di questa scelta. Il Città di Varese è una società sana e farà grande strada nel mondo del calcio. Sulla gestione precedente non posso dire di esser stato trattato male: è andata com’è andata, ma per quanto mi riguarda non mi hanno mai fatto mancare nulla”.

Venendo a te, quanta frustrazione provi nel vedere come sono andati gli ultimi anni della tua carriera?
“Tanta, davvero tanta. Ora mi sto allenando con una squadra di Serie C e mi sento rinato. Dopo le stagioni che ho vissuto non è facile rimettersi in gioco perché bisogna fare i conti con i pregiudizi e le paure delle squadre che si chiedono se la mia condizione fisica possa valere il mio tesseramento. Sono cose che danno fastidio, sono punti di domanda sul tuo conto che non ti danno la tranquillità di cui hai bisogno; ammetto che non è stato facile. Ora è tutto alle spalle, e allenarmi in un contesto del genere mi dà solo ulteriori stimoli per tornare il prima possibile ai miei livelli. Di che squadra si tratta? Per scaramanzia non lo dico”.

Col senno di poi, avresti preferito aspettare a debuttare con il Varese? Il campo di Tortona non era certo uno de migliori su cui esordire dopo un lungo periodo di inattività…
“Diciamo che il campo non era il massimo, ma questi discorsi lasciano il tempo che trovano. Credo che sia stato solo destino: se doveva succedere sarebbe successo anche sul sintetico. Guardiamo il lato positivo: a questa età si recupera più in fretta, per cui meglio adesso che tra qualche anno”.

Indipendentemente da questo, come hai vissuto gli ultimi mesi?
“Non benissimo perché inevitabilmente c’era tanto nervosismo. Ero appena uscito dal tunnel dell’infortunio precedente e non è stato facile accettare una seconda operazione: sono stato assalito da mille dubbi e pensieri, relativi a me, alla mia carriera e al mio futuro. Mi chiedevo se fosse la scelta giusta rimettersi in pista. Per fortuna ho avuto persone meravigliose al mio fianco che mi hanno aiutato, hanno ascoltato i miei sfoghi e contribuito a farmi uscire dai momenti più difficili. Poi, post operazione, con la riabilitazione si è sbloccato qualcosa a livello mentale ed è stato tutto più facile perché pensavo solo a rimettermi il prima possibile”.

Hai iniziato la stagione con il Città di Varese; ti aspettavi la riconferma in biancorosso?
“Sinceramente sì, perché all’inizio avevo visto parecchio interesse nei miei confronti; poi purtroppo sono state fatte altre valutazioni e siamo giunti a un bivio. Quello che posso dire è che c’è sempre stata massima trasparenza: mi avevano detto che avrei iniziato la preparazione per essere valutato e così è stato. La decisione è stata tecnica: mister Rossi è un allenatore vecchio stampo, magari non dà troppa confidenza, ma si è sempre comportato correttamente con me e io ho ricambiato dando una mano nelle partitelle adattandomi anche centrale di difesa. Ripeto, mi aspettavo di essere tenuto, ma credo nel destino: se è andata così doveva andare in questo modo e mi auguro di avere qualche altra opportunità”.

Opportunità che stai coltivando in questo momento. Come stai fisicamente?
“Adesso sto benissimo. Credo sia tutta una questione mentale: al primo giorno di ritiro con il Varese non stavo bene, mentre all’ultimo giorno stavo già molto meglio. Ora è da una settima che mi alleno con una realtà di Serie C e a livello psicologico mi sta dando una carica enorme: do il massimo in tutto ciò che faccio e quando torno a casa mi rendo conto di stare benissimo”.  

Ti aspetti la conferma in Serie C?
“Sinceramente non saprei risponderti. Basandomi sugli allenamenti i segnali sono positivi, ma la decisione finale spetterà chiaramente alla società. Meglio la C o la D? Onestamente non credo ci sia tutta questa differenza fra le due categorie: in Serie C magari c’è più velocità di gioco e di pensiero, e la categoria di sicuro non ti aspetta. Forse in Serie D ci sono meno pressioni al rientro, ma entrambe le categorie sono accomunate da un difetto: lo scetticismo. Più scendi di categoria più guardano con diffidenza un giocatore che rientra dopo la rottura del crociato. Come ho detto prima sono giudizi che danno fastidio, ma sono pronto a smentirli per dimostrare il mio valore”.

Se arrivasse un’offerta importante dalla Serie D accetteresti?
“Sì. Ora non devo guardare alla categoria, ma solo a me stesso. Voglio riprendermi al più presto per dimostrare il mio valore. Dietrofront Varese? Non credo, ma ovviamente mi piacerebbe tornare perché è una piazza che mi ha dato davvero tanto”.

A proposito di Varese, purtroppo, la squadra è alle prese con parecchi infortuni. Ti saresti sacrificato in ruoli non tuoi pur di giocare?
“Ovviamente. Io preferisco giocare sulle fasce perché è un ruolo che rientra maggiormente nelle mie caratteristiche, ma la cosa più importante per me è giocare per cui mi sarei sacrificato in qualsiasi ruolo. A parte il portiere credo che in Serie D ci si possa adattare ovunque; basta capire i meccanismi chiave di ogni ruolo e metterci tanta buona volontà. Un pensiero per Gazo? Credo sia il giocatore chiave del Varese. Mi ricorda un calciatore professionista in tutto e per tutto: testa bassa, allenamenti a mille e sana cattiveria agonistica per dare sempre il massimo. È un giocatore straordinario che meriterebbe altre categorie, ma è a Varese per una scelta di cuore e sono sicuro che tornerà in fretta”.

Abbiamo parlato del tuo futuro, ma per concludere ti faccio una domanda diretta: perché una qualsiasi squadra dovrebbe investire su Andrea Repossi?
“Perché sto bene fisicamente e negli anni ho dimostrato il mio valore. A causa di un paio di infortuni sono uscito dal giro, ma la professionalità è sempre stata una mia qualità e so di valere. Ho una voglia pazzesca di tornare in campo e credo sia arrivato il momento di rispolverare l’opinione che gli addetti ai lavori hanno di me. Non faccio slogan, ma prometto che non appena tornerò in campo darò tutto me stesso per ripagare la fiducia di chi avrà creduto in me”.

Matteo Carraro

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