C’è chi non sta con le mani in mano e continua a mostrare vicinanza, per quanto possibile, alla propria comunità. Così come sta facendo l’Eagles Caronno Varesino che qualche giorno fa ha finito i lavori di rinnovamento della tensostruttura che permetterà così ai cittadini di Caronno Varesino e non solo di potersi svagare giocando a calcio, tennis e pallavolo.
Ne abbiamo parlato con il direttore sportivo Fabio Mazzetti che, oltre a questo, ci ha anche esposto il suo punto di vista su questi mesi che stiamo affrontando e che dovremo affrontare.

In un periodo del genere, con l’attività calcistica che da un anno a questa parte va a singhiozzo, come mai avete voluto fare questo passo?
“Il ringraziamento va al Comune che ha deciso di fare questo investimento in noi e ci dà fiducia. Il periodo è complicato ma è stato necessario effettuare questo rinnovamento perché la struttura aveva 13 anni ed era deteriorata. Speriamo di poter procedere di pari in passo con la costruzione del campo in sintetico, passo importante per noi. Buona parte delle spese vengono sostenute dal Comune e come l’amministrazione ha stima in noi, altrettanta ne abbiamo noi”.

Pensi che possa rappresentare simbolicamente un segno di speranza verso un ritorno ad una sorta di normalità e che possa aiutare altri bambini di Caronno ad avvicinarsi a voi come società e allo sport in generale?
“Non è da nascondere che impianti vicini sono più avanti ma in prospettiva futura speriamo che la nostra struttura proceda di pari in passo con le altre che ci circondano. Siamo un’isola felice, da noi ci sono ragazzini dai 5 ai 12 anni che si divertono e fanno sport. In questi tre anni e mezzo in cui abbiamo preso in mano la situazione siamo riusciti a migliorare qualitativamente e strutturalmente e siamo contenti di questa nostra crescita a livello societario e personale.
Personalmente penso che i bambini sono quelli che hanno sofferto maggiormente in questo brutto anno, ci sono state limitazioni ai rapporti intrapersonali, nel fare sport e sono stati costretti a trovare altri tipi di svago. Rilanciare il nostro centro sportivo permette di darci, indubbiamente, visibilità e speriamo che invogli chi ha perso questo desiderio di fare sport o chi non l’ha mai fatto. Noi siamo qui per questo, cerchiamo di rendere i ragazzi felici”.

Come altre società anche voi avete ripreso con gli allenamenti.
“Hanno iniziato sabato passato con un’oretta al pomeriggio. Naturalmente i ragazzi sono distanziati, con tutte le sicurezze del caso. È stata scelta questa fascia oraria per questioni climatiche e anche per venir incontro agli impegni dei genitori che durante la settimana lavorano. Abbiamo optato per aprire gli allenamenti gratuitamente e soprattutto volontariamente. Purtroppo, questo periodo non è facile e comprendo chi magari non se la sente ancora ma fino a questo momento c’è stata un’affluenza maggiore del 90%. Noi siamo qui, pronti ad accogliere i bambini a braccia aperte”.

E le docce che non si possono fare non rappresentano un problema?
“Se il tempo è favorevole per un’ora di allenamento non dovrebbe succedere nulla. Discorso diverso per i ragazzi della prima squadra perché, giustamente, c’è chi lavora o studia e se un ragazzo abita lontano magari dopo l’allenamento si mette in macchina rischia di compromettere la sua salute”.

State già pensando a qualche progetto estivo?
“Se sarà compatibile con la situazione generale andremo avanti con gli allenamenti, non per un discorso economico ma perché la nostra filosofia è avere come aspetto principale un gruppo di bambini felici di praticare sport. Questo ci interessa.
Ormai manca l’ufficialità per la chiusura definitiva del campionato e bisogna pensare alla prossima stagione. Non credo che scompaia tutto così all’improvviso e quindi bisogna trovare delle soluzioni per poter riprendere”.

Infine, cosa ne pensi della decisione di abolire il vincolo sportivo?
“Ho sempre visto l’essere vincolati e non essere liberi di giocare in altre società o con gli amici come un’oppressione per il ragazzo. C’è da dire che troncare del tutto così è un po’ un azzardo, tante società puntano sul settore giovanile per uno scopo futuro e se da un momento all’altro, dopo averlo “cresciuto”, il ragazzo se ne va è difficile. Punterei su un vincolo di due anni di Juniores e due di prima squadra e se in questi quattro anni hai dimostrato qualcosa bene, altrimenti sei libero. Dobbiamo ricordarci che siamo dei dilettanti e, appunto, fai sport per diletto, quindi per divertirti e per stare bene. Più complicato il discorso del calciatore visto come lavoratore. Non immagino un giocatore di terza, seconda o categorie superiori come lavoratore perché, come ho detto prima, lo fai per divertimento. È vero che è un provvedimento che non partirà ora ma come è stato pensato è un po’ ridicolo, l’ideale è affidarsi a chi ha vissuto veramente lo sport e conosce le realtà sportive dilettantistiche”.

Roberta Sgarriglia

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