Filippo Valcarenghi, classe ’99, milita nelle fila del Rugby Varese da oltre dieci anni e da quattro stagioni fa parte del gruppo seniores. Trequarti abile ed esuberante, Valcarenghi ricopre il ruolo di primo centro e nelle ultime annate si è dimostrato un giocatore affidabile e molto pericoloso per qualunque avversario. Il giovane biancorosso si racconta, spiegando il valore che ha per lui il gioco del rugby, la sua squadra e approfondendo le sensazioni vissute durante l’anno della pandemia.

Quando e come hai iniziato a giocare a Rugby?
“Ho iniziato a giocare a circa undici anni, nel primo anno dell’under 12, perché un mio amico mi ha convinto e avvicinato a questo sport. Da quel momento non ho più smesso, sono sempre rimasto qui al Rugby Varese, portando avanti quella che è una delle mie più grandi passioni e finché potrò ci rimarrò”.
Cosa significa per te essere un rugbista ed esserlo a Varese?
“Per me significa provare e far provare sensazioni forti. Qui si respira un ambiente diverso rispetto ad altri sport, c’è più spirito di appartenenza e lealtà, anche nei confronti dell’avversario. A Varese siamo una grande famiglia, la società viene portata avanti da noi giocatori, non solo ovviamente, ma noi siamo sempre in prima linea, come alla festa del rugby del resto”.

Come ti trovi a giocare primo centro?
“Fisicamente sono un primo centro un po’ atipico e meno fisico rispetto agli altri numeri dodici, che sono sempre più grossi di me, ma per fortuna il fisico non è tutto – ironizza Filippo – A me piace molto giocare dodici, inoltre ho davvero un buon feeling con Mattia Malnati, mio compagno di reparto e secondo centro. Per quanto riguarda la fase offensiva, punto sempre ad attaccare gli spazi, in difesa invece mi adatto e placco. Per fortuna non sbaglio spesso in difesa, ma sicuramente me la cavo meglio in attacco”.
Quali sono le tue passioni oltre al rugby?
“La pesca, che pratico fin da piccolo insieme a mio padre, i motori, un ambito che ho conosciuto più recentemente e continua a piacermi molto, e le donne”.

Come hai vissuto la lontananza dal campo dovuta al Covid?
“La lontananza dal campo l’ho vissuta male, non giocare la domenica è brutto. Ci si allena, è bello allenarsi ma alla fine si fa il tutto per la partita e noi non giochiamo una partita da tanto. Per mesi non abbiamo visto un arrivo, ma ora la situazione pandemica sta migliorando e la Federazione ha ufficializzato le date della ripresa. Spero si possa tornare a giocare senza problemi e con costanza per affrontare il prossimo campionato nella maniera più serena possibile”.

Stefano Sessarego

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