La fragorosa sconfitta dell’Argentina contro l’Australia nei quarti di finale delle Olimpiadi di Tokyo 2020 per 97-59, oltre che segnare l’eliminazione dell’Albiceleste, si porta con se l’addio alla Nazionale di Luis Scola.
El General dopo ben 22 anni lascia l’ Argentina, in un primo passo verso la fine della carriera che ormai sembra scritta.
Un addio doloroso perché significa la fine di un’amore tanto lungo quanto intenso, per quel campione partito appena diciassettenne da Buenos Aires per inseguire il suo sogno di diventare un giocatore, per fare felice il suo papà che si divertiva ed era contento nel vedere Luis giocare a pallacanestro.

Un sogno più che realizzato quello di Scola ed un viaggio lunghissimo che lo ha portato con il corpo lontano dall’Argentina, ma con il cuore sempre rivolto alla sua terra ed alla sua nazione.
Il trionfo di Atene del 2004 ai danni dell’Italia nella finale Olimpica il punto più alto di una leggenda che ha militato per 10 anni in NBA, segnando parte della storia immensa della Lega più importante del mondo a livello cestistico.

Anche in questa sua ultima avventura, che Scola ha voluto a tutti i costi e con tutte le forze, con una convocazione conquistata a 41 anni ed un torneo Olimpico giocato al massimo come vero trascinatore dei suoi, Luis ha buttato il cuore oltre l’ostacolo dimostrando l’immensità di un campione che si è costruito con sudore, fatica e professionalità enormi.
Qualità espresse al massimo anche nel suo ultimo anno a Varese, dove El General ha lasciato grandi insegnamenti a tutti, dai suoi compagni, all’allenatore, alla società,  staff ed ai tifosi, che hanno scoperto un vero e proprio leader in tutto, mai banale in ogni cosa che facesse.

Il prossimo passo sarà quasi certamente l’addio ai biancorossi ed al basket giocato, mettendo un punto ad uno dei capitoli più lunghi ed intensi della storia della pallacanestro, uno di quei racconti epici che passeranno alla storia, nella quale ci sarà anche un pezzo di Varese, che può solo dire grazie a questo immenso campione, come sta facendo tutta la sua Argentina in questo momento.

Alessandro Burin

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