Gli Skorpions Varese sono ormai diventati a tutti gli effetti una grande realtà del football italiano. Il percorso di crescita dei grigiorossi è sotto gli occhi di tutti e non è certo limitato solo alla Prima Squadra: il settore giovanile è infatti il fiore all’occhiello della società ma, soprattutto, il movimento femminile ha impressionato tutti per lo straordinario livello raggiunto.

Non a caso, alle finali di Grosseto dello scorso maggio, la Flag Senior guidata da coach Dario D’Adelfio e dalla capitana Marianna Tessera ha conquistato uno strepitoso terzo posto dimostrandosi la squadra rivelazione (fino ad un certo punto) della competizione e suscitando l’ammirazione di tutte le altre franchigie partecipanti.

Attraverso la nostra intervista doppia scopriamo quindi i segreti della Flag Senior targata Skorpions e conosciamo due, tra gli altri, protagonisti assoluti. “Dopo una carriera negli Sharks Palermo con una parentesi a Catania – racconta D’Adelfio – mi sono trasferito al Nord per lavoro e a livello sportivo non ho avuto dubbi nello scegliere Varese: gli Skorpions volevano crescere con ambizione, esattamente come me, e ho accettato diventando immediatamente giocatore e allenatore di reparto (cornerback, ndr). Un giorno ho visto le ragazze allenarsi con una voglia incredibile, ho dato un paio di consigli, loro si sono appassionate e da lì ho iniziato ad allenarle”.

Percorso diverso per Tessera che spiega: “Cominciare dal nulla uno sport nuovo a 20 anni può rappresentare un problema; per fortuna è il Flag è abbastanza semplice e, nel momento in cui stai bene atleticamente, non è affatto difficile. Ho iniziato nel 2011 a Gallarate partecipando al primissimo campionato femminile e nel 2012 sono stata convocata dalla Nazionale per i Mondiali in Svezia. Mi sono praticamente subito spostata agli Skorpions allenando le giovanili con buoni risultati (secondo e quarto posto con l’U15 nel 2014 e nel 2015, primo posto con l’U13 nel 2016) ma,  siccome fino al 2019 mancava la squadra femminile, ho giocato con le Panthers Parma”.

Cosa significa per voi far parte del mondo Skorpions?
D’Adelfio
: “Appena arrivato ho trovato un ambiente familiare, anche se devo riconoscere che il gruppo non era unito come lo è oggi. Io ero abituato a vivere lo sport del Sud: appena si finiva l’allenamento si usciva tutti insieme e lo spogliatoio era un tutt’uno anche fuori dal campo. A Varese è diventato così solo col tempo, ma resta il fatto che mi sono sentito accolto fin da subito”.
Tessera: “Gli Skorpions mi hanno voluta per iniziare il progetto Flag: io sono insegnante e, pur non avendo molta esperienza come allenatrice, sapevo come educare. Enzo Petrillo e Giorgio Nardi mi hanno quindi coinvolta fin dall’inizio e per tanti anni siamo stati gli unici ad avere le tre categorie (U13, U15 e U17, ndr) ottenendo ovunque grandi risultati; ad oggi c’è un motivo se un buon 30% della Prima Squadra è composta da ragazzi cresciuti nelle giovanili. Detto questo si è subito creato un bello spirito di complicità e unità che ha portato al consolidamento della grande famiglia Skorpions, perché è questo che siamo: una famiglia”.

E far parte della Nazionale, invece, cosa significa?
Tessera
: “È un orgoglio e un impegno, ma soprattutto una finestra sul Flag ad alti livelli. Disputando Europei e Mondiali si conoscono altre realtà e, se sei attento e ricettivo, puoi imparare molto scambiando idee e opinioni con persone provenienti da tutto il mondo. Il Flag è uno sport ricco di fair play e ti permette di crescere sotto tutti i punti di vista; più alzi il livello più impari e giocare in Nazionale ti fa crescere davvero tanto”.

Per D’Adelfio, com’è nata la volontà di diventare coach e cosa cambia dall’essere giocatore?
D’Adelfio
: “Da atleta ero bravino ed essendo carismatico mi trovavo sempre nella situazione per cui altri compagni, o anche i coach, venivano a chiedermi consigli; già agli Sharks, se mancava il coach, ero io a prendere un po’ le redini della squadra. Ora, comunque, è tutto diverso perché, se da giocatore pensavo solo a me stesso e a come dare il massimo in partita, da coach devo in primis conoscere la altre squadre e, soprattutto, conoscere in tutto e per tutto il mio gruppo per gestirlo al meglio. Io sono molto autocritico e se una partita va male sento tutta la responsabilità della sconfitta; ho la fortuna, da questo punto di vista, di avere a disposizione delle ragazze eccezionali e il merito di questi risultati è tutto loro”.

Perché un ragazzo o una ragazza dovrebbe iniziare a fare Flag football?
D’Adelfio
: “Il Flag ha la stessa essenza del football, ma si limitano tantissimo gli infortuni ed è un modo davvero utile per imparare le dinamiche di gioco e avvicinarsi alla Prima Squadra Tackle. Quando ho iniziato io il Flag non c’era e veniva catapultato subito tra i grandi a prenderle sul serio; è uno sport propedeutico, bello, divertente e facile da conciliare con la vita di tutti i giorni”.
Tessera: “Perché è uno sport nuovo, facile da imparare e davvero molto divertente. Non ci sono le pressioni che esistono in altri sport, se non quella che ti imponi individualmente per dare il massimo, e si gioca con estrema spensieratezza. Non ci sono limiti fisici, anche se è ovvio che più sei atletico più sei avvantaggiato, ed è permeato da un fantastico spirito inclusivo per cui tutti, anche gli ultimi arrivati, si sentono coinvolti e integrati; l’unità di gruppo che esiste nel Flag è qualcosa di unico”.

A tal proposito, cosa rappresenta il movimento Flag Femminile in casa Skorpions?
D’Adelfio
: “Una fantastica occasione per dar lustro a questo mondo. All’inizio non ci credeva quasi nessuno e solo io ed Enzo Petrillo, oltre a Giorgio Nardi, abbiamo spinto a fondo in questo progetto. Il primo anno l’abbiamo passato un po’ in sordina e il Covid non ha aiutato ma ora, complice lo straordinario risultato di Grosseto, in tanti ci seguono con passione. La Flag Femminile è parte integrante della famiglia Skorpions, al punto che ho mollato la Prima Squadra per seguire il percorso di crescita delle ragazze”.
Tessera: “Sicuramente è un bel segnale, a maggior ragione quest’anno in cui abbiamo fatto molto bene i riflettori si sono concentrati anche su di noi. I nostri allenatori sono giocatori della Prima Squadra (Andrea Mora ed Emanuele Mascelli, ndr) e Dario, che si è appena pensionato dal football giocato, sta guidando alla perfezione questo progetto facendoci crescere sotto tutti i punti di vista. Non è un caso che abbiamo sempre più seguito, e molti ragazzi della Prima Squadra, dopo il match di sabato sera contro i Lions Bergamo,  sono venuti a Grosseto per l’ultima giornata”.

Parliamo proprio della vostra crescita: da tre anni a questa parte qual è il bilancio?
D’Adelfio
: “Io credo che già dal primo anno questa squadra aveva un potenziale enorme. Eravamo arrivati primi nel girone della Lombardia, ma poi qualche problemino di troppo non ci ha fatto andare oltre il settimo posto alle finali di Catanzaro. Il piazzamento dell’epoca non rispecchiava assolutamente il nostro valore, e l’abbiamo confermato quest’anno anche se possiamo migliorare ancora tanto”.
Tessera: “Più che positivo. All’inizio c’erano solo Dario ed Enzo e l’ingresso di Mora e Mascelli ha valorizzato molto il gruppo: la squadra c’era, l’unione c’era, sapevamo giocare, ma ci mancava la tecnica. Questa, unita all’esperienza, ci ha portato ad alzare il nostro livello e, non a caso, abbiamo rotto un equilibrio che durava da tanto tempo perché Trieste, che abbiamo battuto nella finale 3°e 4° posto, era sempre arrivata sul podio”.

Capitolo Grosseto: che emozione è stata?
D’Adelfio
: “Vedere le Panthers, che da dieci anni dominano in Italia, aver paura di noi e farci i complimenti alla fine dicendo che avremmo meritato la finale è stato qualcosa di fantastico. L’unica cosa che sono riuscito a dire alle ragazze è stato: “Peccato” perché avevamo tutte le carte in regola per fare bene e solo i due touchdown annullati ci hanno impedito di raggiungere la finale. Raramente sono stato così orgoglioso di qualcuno: vedere la loro grinta e il loro impegno è stato semplicemente magico. Consiglio a tutti di allenare le ragazze perché si impara tanto da loro”.
Tessera: “Un’emozione enorme. Io ho l’impressione che qualche mia compagna non si sia ancora resa conto di ciò che abbiamo fatto: non ho mai visto le Panthers giocare con quella paura e lo posso garantire personalmente dato che le conosco bene. Alla fine della seconda giornata mi sono arrivati tantissimi messaggi di complimenti perché a livello nazionale abbiamo riscosso davvero tanto successo”.

Qual è il più grande pregio di questa squadra?
D’Adelfio
: “Il gruppo. Siamo sempre insieme anche fuori dal campo e ci confrontiamo su qualsiasi cosa, anche a livello personale. Nonostante l’età che varia dai miei 36 anni ai 15 anni delle più giovani siamo tutti amici e sappiamo che la cosa più importante è divertici giocando al nostro sport, lo sport più bello del mondo. Non è un caso che io mi arrabbio solo quando vedo volti tristi e non sorridenti”.
Tessera: “Te ne dico due, a cominciare dal desiderio di migliorarsi e imparare perché nessuna, nemmeno io che gioco da tanti anni ormai, si sente arrivata. Ma soprattutto la nostra forza è l’unione: nessuno viene lasciato fuori, nemmeno le ultime arrivate, e questo ci dà ulteriore forza per migliorare costantemente”.

Che emozione è stata esser premiati nell’intervallo della partita contro i Red Jackets davanti alla tribuna del Franco Ossola?
D’Adelfio
: “È stato davvero bello, ma il merito non è mio: è degli altri coach e delle ragazze. Qualsiasi cosa dia loro la visibilità che meritano mi rende solo orgoglioso”.
Tessera: “È stato il coronamento di questo progetto e del nostro successo. Abbiamo calcato il campo dove la Prima Squadra ha sempre dato il massimo davanti a spettatori che ci hanno sempre sostenuto anche a distanza. È stato molto emozionante”.

Il vostro rapporto con Mascelli e Mora?
D’Adelfio
: “Li ho scelti personalmente perché li conoscevo da tempo; Mascelli è molto pignolo, mentre Mora è preparatissimo e ha un carattere molto allegro e giocoso che alle ragazze piace. Ci completiamo: Mora è il buono, Mascelli la via di mezzo e io il più cattivo (ride, ndr). Senza di loro non sarei arrivato fin qui”.
Tessera: “Sono onorata e orgogliosa, come le mie compagne, di avere dei coach del genere perché giocano ad altissimo livello. Mora si è approcciato con pazienza e passione trattandoci come se fossimo le sue sorelle minori: basti pensare che il sabato delle finali lui in videocall ci suggeriva gli schemi da mettere in atto. Anche Mascelli si è avvicinato a noi con la stessa passione ed, essendo laureato in Scienze Motorie, ci ha fatto migliorare dal punto di vista tecnico e dei movimenti.”.

A proposito di Mascelli e Mora, un commento sulla stagione della Prima Squadra?
D’Adelfio
: “Perdere contro i Vipers è stato davvero un peccato, ma si nota eccome il cambio di passo impresso da Holt: il coach ha portato a questa squadra una nuova linfa e mi sarebbe piaciuto vederlo lavorare insieme a Contreras. La vittoria del campionato è solo rimandata perché questa squadra saprà imparare dai propri errori”.
Tessera: “È stata una stagione rivelatrice a cominciare dagli stessi giocatori che, grazie ad Holt, hanno compreso il proprio potenziale. Sabato sera non erano arrabbiati, ma dispiaciuti perché sapevano di avere le carte in regola per andare avanti, segno che anche a livello mentale c’è stato uno step in avanti. Tutti noi siamo orgogliosi di loro e la strada intrapresa è quella giusta”.

Per concludere, giochiamo un po’ tra di voi: come descrivereste il rapporto giocatrice-coach?
D’Adelfio
: “È bello avere Tex in campo perché è preparatissima: gioca da tanti anni, sa sempre cosa fare e spesso anche durante le partite mi aiuta confrontandosi apertamente con me. Averla è come avere un coach in campo”.
Tessera: “È un rapporto di stima, fiducia e amicizia. Devo solo ringraziarlo per la passione e l’impegno profuso per far crescere il movimento femminile in casa Skorpions e, ovviamente, è un coach preparatissimo che sa sempre cosa dirci”.

Qual è la tua più grande qualità? E la sua?
D’Adelfio
: “Saper creare un gruppo affiatato. Tex invece è fenomenale nel saper resettare l’errore e ripartire immediatamente come se nulla fosse”.
Tessera: “La grinta, senza dubbio; per quanto riguarda il coach ho sempre pensato che la sua forza più grande sia la stabilità, il suo essere fermo e rassicurante”.

Stessa domanda, ma al contrario: qual è il tuo difetto più grande? E il suo?
D’Adelfio
: “Forse tendo a non ascoltare gli altri pareri: quando dico che una cosa è così deve essere così e non sento ragione. Tex è forse troppo sicura di sé e questo, ogni tanto, la porta a sbagliare qualcosina; riconosco, però, che sta imparando a fidarsi di me e mi ascolta sempre più”.
Tessera: “Io penso troppo prima di agire e, giocando in difesa, serve agire in fretta; così facendo mi rallento e basta. Il suo difetto è sicuramente il parlare troppo (ride, ndr)”.

Ritenete di esservi migliorati l’un l’altro?
D’Adelfio
: “Credo di averle dato una mano a livello caratteriale e lei stessa mi ha confermato di aver capito che ascoltando gli altri si impara sempre. Grazie a lei, e alle sue compagne, ho imparato a rapportarmi diversamente con ogni persona perché mi hanno fatto capire che il compromesso è importante”.
Tessera: “Certo! Lavorare con il coach mi ha fatto crescere al 100% e, viceversa, penso di avergli dato qualcosa in cambio perché ho il sospetto che qualche mio mezzo consiglio non richiesto l’abbia ascoltato”.

Quali sono i margini di crescita di questa squadra?
D’Adelfio
: “Penso che le ragazze possano tranquillamente arrivare a vincere il campionato perché il potenziale ce l’hanno e il mio lavoro consisterà nel guidarle alla vittoria finale”.
Tessera: “Indubbiamente sono alti. Il nostro obiettivo è mantenere il podio sul lungo periodo e alzare sempre più l’asticella”.

Il vostro sogno?
D’Adelfio
: “Sarà una cosa banale, ma il mio sogno è veder loro vincere. Ho visto la loro felicità per un terzo posto e voglio vederle trionfare”.
Tessera: “Vincere lo scudetto con le mie compagnie e, a livello squisitamente personale, difendere il titolo Europeo con la Nazionale U15. Quest’anno mi hanno infatti chiamata come Defensive Coordinator e, insieme all’Offensive Coordinator Andrea Golfieri e all’Head Coach Mauro Mondin, vogliamo bissare il primo posto ottenuto ai Europei 2016; l’appuntamento è per settembre a Grosseto”.

Matteo Carraro
(Foto Roberta Marcellini e Pietro Caprioli)

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