Parte il lancio, lui lo sente, lo vede, lo segue con lo sguardo e al momento giusto alza le mani per afferrare con sicurezza il pallone ovale. L’intercetto è riuscito, e la sua corsa verso la end zone sospinto da tutti i compagni è la naturale conseguenza di una giocata che vale la partita. Può essere questo il riassunto di quei pochi, ma interminabili, secondi vissuti da Simone Tettamanti nel match di sabato scorso al “Franco Ossola” vinto dai suoi Skorpions contro i temibili Daemons Cernusco.

E in quella corsa si è percepita tutta la passione per il football di quel ragazzo varesino classe ’96 che otto anni fa si è avvicinato, e innamorato, di questo sport. Conosciamolo meglio. “Dopo undici anni di basket – racconta Simone – grazie ad alcuni amici che lo praticavano mi sono approcciato al mondo del football ed è stato amore a prima vista. Gli Skorpions mi hanno accolto facendomi sentire parte di una grande famiglia e ho iniziato a giocare come corner back per poi passare al ruolo di free safety. Nel frattempo mi sono laureato in Radiologia all’Insubria e ora sto studiando veterinaria all’Università di Lodi; coniugare studio e sport è sempre più difficile ma lo faccio con impegno e passione”.

Cosa significa per te essere un giocatore di football in un Paese in cui questo sport è tradizionalmente considerato di secondo, se non di terzo, livello?
“Noi giocatori ci sentiamo sempre in dovere di trasmettere questa passione ai nostri amici e a chiunque altro, anche perché molto spesso si confonde il football con il rugby. Purtroppo parliamo di uno sport poco noto qui in Italia ma che vale la pena di conoscere perché può appassionare tante persone che magari non vi si sono mai avvicinate”.

E cosa vuol dire per te giocare negli Skorpions, una delle due squadre di Varese?
“Per me è un orgoglio rappresentare Varese da otto anni a questa parte e lo è stato ancor di più sabato scorso perché giocare in una cornice come quella del “Franco Ossola” ci ha fatto sentire davvero “la” squadra di Varese, dandoci più responsabilità. Calcare il campo di uno stadio così grande, per di più vincendo una partita fantastica, è stata un’emozione unica. Peccato che quest’anno i Gorillas non ci siano perché il derby avrebbe avuto un sapore in più. Noi siamo comunque concentrati su un campionato molto impegnativo a livello nazionale e l’Ossola rappresenta il giusto palcoscenico”.

Parliamo subito della partita: ti aspettavi un debutto del genere all’Ossola?
“È stato davvero un debutto da sogno perché già la prima partita era andata alla grande, ma vincere al “Franco Ossola” è tutt’altra cosa: è stata una partita magnifica, contro una squadra fortissima, in una cornice stupenda e la serata è andata alla grande. Onestamente qualche dubbio lo avevamo anche noi perché sapevamo che magari avremmo potuto pagare l’emozione, ma in realtà c’è stato l’effetto opposto e giocare all’Ossola ci ha dato ulteriori stimoli”.

Sei stato l’MVP della partita e il tuo intercetto finale, oltre a sancire definitivamente la vittoria, è coinciso con il boato di tutto il mondo Skorpions; cos’hai provato in quel momento?
“Tanta felicità e soddisfazione perché quello è lo scopo del mio ruolo: fare un intercetto è una delle azioni più belle che si possano fare. Ma, soprattutto, ero felice per la squadra e per aver chiuso una partita che fino a quel momento era in bilico; è stata una liberazione e la giusta ricompensa per il duro lavoro svolto in questi mesi”.

Facendo un piccolo passo indietro, ti rifaccio la stessa domanda di prima: ti aspettavi un esordio col botto come quello contro i Lions Bergamo?
“Era una partita dalle mille incognite perché volevamo capire il nostro livello affrontando una squadra forte, appena retrocessa e vogliosa di riscatto. I feedback sono stati fantastici e il 51-0 finale ci ha fatto capire quali possono essere le nostre reali ambizioni in questo campionato: siamo rimasti anche un po’ sorpresi, ma il risultato è stato uno stimolo per confermarci sabato scorso contro i Daemons che nell’ultimo campionato ci avevano battuto due volte”.

Alla luce dei risultati ottenuti fin qui verrebbe da dire che ora siete voi la squadra da battere; sentite la pressione?
“Sicuramente con queste due vittorie abbiamo attirato l’attenzione di tutte le altre squadre a livello nazionale. La pressione c’è sempre, ma del resto siamo ancora a inizio campionato e se passiamo il girone ci saranno partite molto più toste; al momento dobbiamo trovare continuità di rendimento e di risultati per poi, qualora approdassimo ai playoff, capire fin dove possiamo arrivare”.

A proposito di questo, gli Skorpions sono una franchigia molto ambiziosa che da qualche anno sta improntando un percorso di crescita sul modello americano: quanto è importante per il football italiano crescere in questo modo?
“È molto importante perché ci permette di avere nuovi stimoli, una grinta e una determinazione diversa e, soprattutto, la voglia e la capacità di dare un’accelerata al nostro percorso di crescita. In questi anni ci è stato chiesto un impegno diverso, soprattutto quest’anno…”.

Parliamo proprio di Nick Holt anche se il suo curriculum parla da solo; cosa vuol dire per te e per i tuoi compagni allenarsi agli ordini di un coach che definire esperto è un eufemismo?
“Significa impegno, sudore, sacrifici, cambio di mentalità e volontà di dare sempre il 100%: in allenamento guai a camminare perché dal lavoro in settimana dipende il risultato della partita. La società, gli allenatori e i giocatori hanno sposato ben volentieri questa politica perché l’obiettivo degli Skorpions è fare un deciso salto qualitativo in avanti. Holt pretende davvero tanto, anche perché arriva da un’altra realtà con ben altre abitudini, ma ci sta facendo cambiare: sabato, ad esempio, dopo la partita si è arrabbiato molto per i tanti falli di nervosismo che non rispecchiano la nuova mentalità di questa squadra. È un professionista: si vince, si esulta e si festeggia, ma bisogna già pensare al prossimo allenamento”.

Tra l’altro, e questo riguarda da vicino il tuo ruolo, hai avuto la possibilità di allenarti con un certo Dejvion Steward; quanto è stato importante per la tua crescita come giocatore?
“Oltre ad essere un allenatore è soprattutto un giocatore spettacolare e allenarsi con lui è stato un grande valore aggiunto per tutta la difesa. Purtroppo sabato era la sua ultima uscita con gli Skorpions dato che andrà a giocare in Germania, ma sicuramente non dimenticheremo i suoi insegnamenti”.

Sabato prossimo ospiterete i Frogs Legnano, l’avversario più “morbido” sulla carta, una squadra che non ha certo iniziato nel migliore dei modi; cosa ti aspetti da questa partita?
“Sarà vietato prenderla sottogamba perché i Frogs, al netto di un avvio non positivo di campionato, vanno rispettati e non sottovalutati. Noi speriamo in primis di recuperare gli infortunati e, ovviamente, di fare una bella partita: la prepareremo nello stesso modo in cui ci siamo approcciati ai Lions e ai Deamons perché, come ho detto prima, dobbiamo trovare continuità per raggiungere i playoff”.

Arrivati ai playoff quale sarà l’obiettivo?
“Fare il meglio possibile che, logicamente, coinciderebbe con l’arrivare in fondo. Anche nell’ultima stagione siamo arrivati ai playoff, ma il nostro cammino si è fermato ai quarti proprio contro i Daemons; vogliamo migliorarci”.

Ai playoff, eventualmente, potreste giocare al “Franco Ossola” con il pubblico: che emozione sarebbe per te?
“Un sogno, perché chiuderebbe il cerchio che abbiamo iniziato a tracciare con il debutto di sabato scorso. Avere i tifosi all’Ossola sarebbe davvero magico anche perché i playoff sono sfide molto più importanti delle precedenti e mi auguro di poter realizzare questo sogno”.

Oltre a questo, per concludere, qual è il tuo obiettivo stagionale?
“Non so per quanto riuscirò a conciliare studio e sport. Di conseguenza il mio obiettivo è quello di togliermi quante più soddisfazioni possibili dando sempre il massimo e giocando come se questa stagione fosse l’ultimo anno della mia carriera”.

Matteo Carraro
(foto di Cinzia Roganti)

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