Come molte altre società della zona, anche la Solbiatese sta per ricominciare l’attività individuale. Il passaggio della Lombardia alla zona arancione e poi a quella gialla hanno indotto la dirigenza nerazzurra a valutare una possibile ripartenza secondo le normative vigenti e la risposta è stata: “Sì, riprendiamo, vogliamo portare il settore giovanile a respirare di nuovo aria di campo”.
Ecco, dunque, che da settimana prossima anche la grande famiglia della Solbiatese inizierà a ripopolare i campi di Solbiate Arno come spiega Alberto Sottocasa, responsabile del settore giovanile. “Stiamo organizzandoci in modo che tutti dalla Juniores fino ai più piccoli dei Primi Calci possano ritornare a fare attività individuale. Per ora va bene ripartire così, con queste modalità, ma più avanti speriamo sia possibile riprendere a fare calcio”.
Come state strutturando gli allenamenti?
“Al momento sappiamo che settimana prossima sicuramente si ricomincerà, ma stiamo ancora stilando il programma definitivo. Abbiamo tante squadre e incastrarle tutte non è semplice. L’idea è di avere in contemporanea al massimo due gruppi per evitare assembramenti e sovrapposizioni. Inoltre, sicuramente nessuno si allenerà di sera tardi e privilegeremo i pomeriggi feriali, il sabato e la domenica mattina almeno per l’intero mese di febbraio quando le temperature sono ancora rigide. Essendo vietato l’uso delle docce, vogliamo preservare il più possibile i nostri tesserati dal prendersi qualsiasi malanno”.
Qualche giorno fa sono state diramate le regole per la ripresa dell’attività per chi ha contratto il Covid o è entrato a stretto contatto con un positivo. Come vi siete organizzati?
“Ogni squadra ha un dirigente di riferimento che avrà il compito di segnalare quei ragazzi che dovranno rifare la visita medica sportiva secondo il protocollo in uso. Abbiamo già stipulato una convenzione con una struttura medica e siamo pronti anche su questo fronte”.
Avete avuto un riscontro dalle famiglie sull’imminente ripresa?
“La maggior parte vede di buon occhio che i propri figli ricomincino a fare sport e a socializzare e, addirittura, qualcuno vorrebbe che venissero programmati più allenamenti rispetto a quelli che prevediamo. Non escludo che qualcuno invece tema un po’ la ripresa delle attività, magari avendo vissuto da vicino il virus”.
Durante questi mesi di stop, vi siete mantenuti in contatto con i ragazzi?
“Sì, i mister e gli accompagnatori sono stati loro vicini e hanno tenuto uniti tutti i gruppi. Gli agonisti, inoltre, avevano un programma non obbligatorio di mantenimento della forma e della condizione e l’80% dei ragazzi l’ha svolto, per altro con grande voglia e impegno. Ora la ripresa dell’attività sarà graduale e i nostri preparatori atletici sapranno come gestire le prime settimane. Dopo tanto tempo fermi, non si può far altro che andare con calma per limitare quanto più possibili gli infortuni muscolari”.
Si dice che questo periodo possa aver fatto impigrire o disinnamorare i ragazzi dello sport e, in questo caso del calcio. Che cosa ne pensa? C’è qualcuno tra vostri che non riprenderà a giocare?
“Penso che il rischio sia concreto, ma noi abbiamo cercato e tuttora cerchiamo di evitare che questo succeda. Vedremo nelle prossime settimane quanti dei nostri ragazzi torneranno al campo e quanti purtroppo decideranno di non farlo più. Credo che questo possa succedere più frequentemente nell’attività di base dove i più piccoli magari non sono ancora mossi da una grande passione e hanno trovato altro da fare nelle ore libere. Per quanto riguarda i più grandi, non credo ci sia questo pericolo”.
Visto che i campionati giovanili per questa stagione non riprenderanno, quali sono le idee per l’anno prossimo? E’ favorevole al blocco delle annate?
“Ritengo che il blocco delle annate sia doveroso anche perchè i ragazzi praticamente hanno perso un biennio. C’è chi ha saltato i Giovanissimi, chi gli Allievi, chi la Juniores e chi in prima squadra potrebbe passare da essere un giovane e non esserlo più senza praticamente aver giocato. Se non vogliamo lasciare una lacuna dobbiamo far loro ripetere l’anno, un po’ come a scuola. Questa volta, però, non per demeriti loro ma per quello che è successo per via della pandemia”.
Quanto all’abolizione del vincolo sportivo, qual è la sua opinione?
“Era indubbiamente da rivedere perchè presentava qualche difetto ma la soluzione trovata ora mette a repentaglio la sopravvivenza stessa delle società. Credo fosse necessario trovare una via di mezzo: non vincolare i ragazzi fino a 25 anni ma magari fino ai 21. Così, invece, si è peggiorata la situazione, per non parlare del fatto che chiunque darà una mano dovrà essere messo “sotto contratto” e sarà una spesa in più per il club. Questa riforma è stata pensata da persone che non hanno mai avuto un ruolo attivo in una società. Dovevano confrontarsi prima con chi vive la realtà del calcio dilettantistico e non legiferare in questo modo”.
Parlando invece della prima squadra, riprenderà?
“Al momento è tutto fermo, visto per altro che il campionato di Promozione non ripartirà. Non escludo, però, che anche i più grandi, in accordo con i dirigenti della prima squadra, possano tornare a fare attività individuale al campo in un prossimo futuro. Staremo a vedere”.
Laura Paganini