Legnano, Pro Patria, Varese Calcio, Juventus, Tuttocuoio, Cuneo, San Marino, Milano City, Varesina, Legnano ancora e Solbiatese. In queste squadre è racchiusa la carriera fino ad oggi di Stefano Pellini, perno del centrocampo della Solbiatese di mister Gennari. Nonostante la giovane età (classe 1997), ha esperienza da vendere, una fame da leone (come il suo segno zodiacale), una serietà e una dedizione che arrivano da anni nelle giovanili della Vecchia Signora e grandi ambizioni per il futuro sia dentro che fuori dal campo. Con queste credenziali, in due gare di campionato non poteva che mettere a segno già due gol con i quali la sua Solbiatese ha messo la quarta.

Impossibile non partire dalle origini e da quel campionato con il Varese che ti ha spalancato le porte della Juventus.
“Sono nato a Cittiglio, ma ho sempre vissuto con la mia famiglia a Legnano ed è proprio in maglia lilla che ho dato i miei primi calci al pallone. Quando ero in seconda e terza media, il Legnano era in Serie C e mi capitava spesso di andare allo stadio e di fare il raccattapalle. Quella squadra mi è entrata nel cuore, ma quando la società è fallita ho dovuto scegliere dove spostarmi e ho deciso per il Varese Calcio, la cui prima squadra allora era in Serie B. Con mister Paolo Tresoldi ho giocato nei Giovanissimi Regionali ed è stato per me un anno di svolta per quanto riguarda il calcio e non solo”.

In che senso?
“Mi sono inserito alla grande nello spogliatoio dove, per altro, c’erano Giardino e Novello che sono miei attuali compagni di squadra. Abbiamo formato una bellissima compagnia con cui sono uscito per diversi anni e con cui ho condiviso molti momenti. Proprio durante quella stagione sono venuto a sapere che un osservatore della Juventus mi seguiva e i bianconeri erano interessati a portarmi a Torino. A 13 anni per me giocare era soltanto puro divertimento e non pensavo di allontanarmi da casa per andare addirittura alla Juve; invece, attorno ad aprile la proposta per l’annata successiva è diventata concreta e ricordo di essere andato con la mia famiglia a visitare le strutture, la scuola e il centro sportivo di Vinovo. Non avevo mai visto nulla di così bello e mi si è aperto letteralmente un mondo, ero entusiasta. Mio papà mi ha sempre appoggiato ed era orgoglioso di me e mia mamma altrettanto, seppure in modo più emotivo e “da mamma”. Così, dopo aver terminato gli esami di terza media, mi sono trasferito a Torino per iniziare la mia avventura alla Juventus”.

Com’è stato andare a Torino e concretizzare il sogno di giocare per la Juventus?
“Il primo anno ho frequentato una scuola pubblica, Ragioneria. E’ stata una bellissima esperienza perchè ho potuto conoscere anche persone al di fuori della cerchia del calcio. Dalla seconda alla quinta superiore, invece, ho studiato allo Juventus College che hanno inaugurato proprio al termine del mio primo anno in bianconero. Vivevamo tutti in un convitto e alla mattina ci venivano a prendere in pullman per andare a scuola all’interno di Vinovo e poi sempre lì mangiavamo e ci allenavamo. Eravamo sempre insieme a scuola e ad allenamento, la nostra vita era scandita da questi impegni. Sono stati anni formativi ai massimi livelli. Si doveva stare sul pezzo, non ci si poteva distrarre né in campo scolastico né in quello sportivo per non rimanere indietro. Io ce l’ho fatta e sono stato uno dei 7 ragazzi del mio anno che si sono diplomati allo Juventus College; siamo partiti, però, oltre in 30, ma chi per un motivo chi per un altro molti non sono arrivati in fondo. Io ci sono riuscito e sono contentissimo perchè sono stati anni intensi ma che rifarei subito”.

Ce l’hai fatta, hai detto bene, e per due anni sei stato nella formazione Primavera.
“Ero allenato da Fabio Grosso e insieme a me fin dall’inizio del percorso c’erano Audero e Romagna; qualche anno dopo sono arrivati Favilli e Cassata, mentre Kean, essendo un classe 2000, l’ho incrociato in alcuni allenamenti durante il mio secondo anno in Primavera. Una delle emozioni più intense della mia permanenza alla Juventus è stata l’amichevole a Villar Perosa quando, nel tradizionale test estivo, la prima squadra incrocia la Primavera. Ecco, io ero appena arrivato in Primavera e per la prima volta ho giocato contro campioni del calibro di Tevez, Pirlo e molti altri. Ero emozionantissimo, ma l’ho vissuta bene e me la sono davvero goduta. Durante quei due anni mi sono allenato tante volte con la prima squadra e posso vantare anche una convocazione per una gara di Champions League: mancavano tantissimi centrocampisti e il mister ha chiamato me e un altro mio compagno centrocampista e siamo volati a Siviglia per quel match europeo. E’ stata la mia unica convocazione in prima squadra e lì ho toccato l’apice di tutto il mio cammino alla Juve”.

Poi per te ci sono state esperienze in Serie C e D.
“Ho vestito le maglie di Tuttocuoio e Cuneo in C e poi mi sono trasferito in D a San Marino, ma mi sono subito fermato a causa della pubalgia con cui ho dovuto combattere per un’intera stagione. Grazie a Verdelli, sono ripartito da Milano City e in seguito a gennaio dalla Varesina, poco prima che la pandemia bloccasse tutte le attività. L’anno scorso ho giocato invece a Legnano ed è stato un po’ come tornare a casa. E’ stato un anno bello, intenso e lunghissimo, è stata un’esperienza positiva per il gruppo e in generale, ma poi non c’è stata intesa per continuare insieme”.

Ecco quindi che si ti è prospettata un’altra avventura, questa volta in Promozione. Cosa ti ha fatto dire sì alla Solbiatese?
“Un paio di giorni dopo aver avuto la certezza di non rinnovare il rapporto con il Legnano, mio fratello Daniele è stato contattato da Gorrasi che lo conosceva dai tempi del Busto 81. Oltre a parlare della situazione di Daniele, il Direttore ha chiesto di me, di potermi incontrare e così ci siamo visti. Non ho mai chiuso le porte a nessuno, non è nel mio stile e non ho avuto tentennamenti a parlarci, pur essendo la Solbiatese in Promozione. Ho scoperto che il club ha un progetto ambizioso ed è ripartito con slancio. Ho pensato al mio percorso degli ultimi due anni che sono stati condizionati dall’infortunio e ho accettato. Non nego che all’inizio mi abbia frenato il doppio salto indietro di categoria, ma ho deciso di togliermi questo tarlo alla testa e di provare a contribuire alla causa nerazzurra in toto”.

Hai qualche rimpianto per la tua carriera?
“No, sono fiero del percorso che ho fatto e sono consapevole di aver vissuto e visto molto anche del calcio professionistico. Ho accettato la Solbiatese a 360° e sono focalizzato più sulle ambizioni collettive che su quelle personali. Voglio ripagare la fiducia dell’ambiente e mi piacerebbe raggiungere i traguardi prefissati dalla società, magari scalando qualche categoria”.

L’inizio di stagione è ottimo e in campionato avete ottenuto due vittorie su due contro avversari quotati. Quali sono le tue impressioni?
“Il bilancio è super positivo. Ho assaporato l’ambiente della Solbiatese e sono felicissimo della scelta fatta. Ho trovato un clima che da tanti anni non vivevo più e sono arrivato alla conclusione che non è la categoria che fa una società ma le persone e l’obiettivo che c’è dietro ad ogni progetto. A Solbiate Arno ho incontrato persone preparate e capaci e un’organizzazione praticamente da Serie C. Faccio i complimenti a tutti per l’impegno, la passione e l’organizzazione che, sono sicuro, daranno ottimi risultati e soddisfazioni negli anni a venire”.

Chi ti ha impressionato di più tra Saronno e Morazzone?
“Non conoscevo la categoria e mi è stato detto che il Saronno può essere una delle pretendenti alla vittoria finale. E’ una bella squadra, ma sinceramente il nostro organico e la nostra esperienza sono superiori. Non guardiamo la classifica né gli avversari e ogni domenica cerchiamo di scendere in campo per mettere un tassello che ci serve per arrivare ai nostri obiettivi. Non vogliamo essere pretenziosi, ma vogliamo chiudere il campionato il prima possibile. Abbiamo una rosa lunghissima, che ha valore non solo nei titolari ma anche nei giovani. Gomez, ad esempio, è sceso in campo domenica a Morazzone e ha fatto benissimo”.

Domenica hai segnato il secondo gol della stagione e l’hai fatto su punizione. Ti ispiri a Pirlo di cui hai il numero?
“Pirlo è sempre stato il mio idolo, faccio il suo ruolo e ho avuto la fortuna e l’onore di allenarmi insieme a lui, di assaporare la sua qualità e il suo talento da vicino. Ho voluto il 21 quando sono stato al Tuttocuoio e quando ho avuto la possibilità l’ho sempre scelto. Tirare i calci piazzati è una mia specialità e in base alla posizione ci mettiamo d’accordo io e Scapinello. Sono contento di aver dato man forte alla causa della Solbiatese e spero di segnare ancora”.

Com’è giocare con tuo fratello?
“Non avevamo mai giocato assieme ed è una bella sensazione perchè tanti anni fa non avremmo mai pensato di riuscirci, visti i percorsi differenti. Dopo la pubalgia, che è stata un po’ uno spartiacque per la mia carriera, ci abbiamo fatto un pensierino e siamo riusciti a renderlo reale alla Solbiatese. Giochiamo uno di fianco all’altro, l’intesa è tanta, ci troviamo bene anche perchè abbiamo caratteristiche diverse che si compensano: io sono un centrocampista di costruzione, lui di rottura e ci divertiamo molto. Essendo stati lontani per anni quando ero a Torino, ora trovarci assieme tutti i giorni è davvero bello”.

Oltre al calcio, hai una laurea in Scienze Motorie e ti stai laureando in Scienze della Nutrizione Umana. Che cosa vuoi fare da grande?
“Il desiderio di studiare è nato in concomitanza con il mio percorso alla Juventus. Essendo stato con i migliori professionisti del settore fin da ragazzino, ho imparato la disciplina, la professionalità, la cura, l’impegno e la dedizione. Ho iniziato con Scienze Motorie perchè era la materia che più si avvicinava al mio ambito e poi, conclusa la laurea triennale, ho scelto di coltivare anche la passione per l’ambito della nutrizione che mi è sempre piaciuta. In questi anni ho cambiato mille idee sul mio futuro e ad oggi non so ancora cosa mi piacerebbe fare. Sicuramente vorrei rimanere nell’ambito sportivo e cercherò di far combaciare lo sport con la mia professione di nutrizionista”.

Laura Paganini

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui