Daniele Parolo, papà di Marco centrocampista della Lazio (i due insieme nella foto sopra), è stato nominato presidente del Team Nord Ovest Lombardia. Come ci aveva anticipato nell’intervista esclusiva Carmine Gorrasi, portavoce del team, la voglia di fare delle società che hanno aderito al progetto è tanta e non si è assolutamente esaurita con il sostegno a Tavecchio nelle elezioni a presidente del CRL.

Com’è avvenuta la sua l’elezione?
“Mi sono sentito con Gorrasi e con alcuni altri rappresentanti dei club che mi hanno chiesto la disponibilità a ricoprire questo ruolo. Ci ho pensato un paio di giorni e poi ho accettato”.
Cosa l’ha convinta a credere così fermamente nel progetto?
“Prima di tutto che proprio al centro del progetto ci sono le società. L’obiettivo primario è riuscire a portare il nostro pensiero nelle stanze dei bottini in modo da far rispettare la nostra voce. Una cosa che ci tengo a sottolineare è che il team era nato già prima delle elezioni per il CRL perchè, vista la situazione pandemica attuale, c’era già l’esigenza di unirsi e organizzarsi. Sostenere Tavecchio alle elezioni è stato un mettere in pratica quello che stavamo già facendo ma con un altro obiettivo”.
Elezioni da cui uscite ancora più uniti.
“Certo, e non perchè abbiamo vinto con Tavecchio, ma perchè abbiamo capito che è veramente possibile collaborare tutti uniti. Per questo nascerà uno statuto che tutti insieme stileremo e rispetteremo. Ovvio che la prima battaglia la faremo contro la Legge Spadafora e l’abolizione del vincolo sportivo, ma di cose da fare ce ne sono tante e non solo a livello di rapporti con la Federazione, anche pratici e costruttivi”.
Ci spieghi meglio.
“E’ sicuramente più facile che una Federazione, un’Istituzione ascoltino la voce di chi rappresenta oltre cento club rispetto a quella di un singolo presidente. La maggior parte dei comuni invece che assegnare i campi per collaborare con una squadra che ha l’interesse a mantenere la struttura e a farla crescere procede con la tecnica del bando. E’ un assurdo che la società, oltre che pagare un affitto, si deve, nella maggior parte dei casi, anche sobbarcare tutte le spese. Ripeto che non è giusto. Trovare una soluzione comune potrebbe essere un buon risultato”.
Ha parlato anche di collaborazioni pratiche e costruttive.
“Penso ad un Torneo Internazionale che coinvolga la maggior parte di noi, penso al problema del trasporto dei ragazzi e a tante altre situazioni”.

Non è facile mettere insieme così tante teste e poi farle collaborare. Come avete fatto?
“Ritengo che nel momento della difficoltà ci si unisca. Quello che ha provocato il Covid, al di là dei problemi della pandemia, sia stata una presa di coscienza che da soli non si va da nessuna parte e che uniti si possono raggiungere traguardi importanti. Una serie di problemi comuni hanno fatto in modo che uniti si trovassero delle soluzioni adatte a tutti. Ovviamente, poi ci sarà il campo, la partita da vincere, ma quello fa parte del gioco ed è il bello del calcio. Tutto il resto si può fare in coesione”.

Come state vivendo questo periodo al Torino Club, di cui lei è presidente, e come pensa che si evolverà la situazione nel breve periodo?
“Stiamo vicino ai nostri ragazzi facendo attività da remoto. E’ il massimo che possiamo fare. Allenarsi in queste condizioni e con questo protocollo è a mio avviso impraticabile. Il calcio è un sport di contatto, non si può giocare da soli facendo tecnica individuale e basta. Penso che a breve non ci saranno cambiamenti e le maglie saranno sempre così strette. In primavera, forse, si potrà riprendere l’attività in maniera normale e allora bisognerà capire cosa fare dei vari campionati”.

Michele Marocco

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