Si chiama comunità immaginata. Cioè (in sociologia), quella forma di aggregazione basata sulla semplice percezione di essere parte di una comunità di affini. Per farla breve, se pensate al tifo e a tutte le sue espressioni relazionali avete fatto bingo. In tempi di pandemia, la passione non è cieca, è visionaria. Quella dei tifosi biancoblu rasenta addirittura il misticismo. Roba che ha a che fare con il trascendente. Inteso che causa porte chiuse, ci si affida a sensi più deduttivi della sopravvalutatissima vista. Domenica nel primo turno playoff contro la Juventus U23 (ore 17.30, stadio “Speroni”), le opzioni di partecipazione all’incipit post stagionale disporranno di un variegato assortimento. Dalla presenze virtuale a quella reale. Nei limiti del consentito. O del percepito.      

Al tifoso non far sapere quanto è comodo il cartonato sotto al sedere. Dopo l’oceanico successo dell’iniziativa dei nomi serigrafati sulla maglia ufficiale (domenica la Pro Patria sarà in campo con una divisa in modalità raccolta firme), l’Ufficio Marketing di via Cà Bianca ha tagliato un ulteriore grado di separazione con i supporters bustocchi. 100 dei quali potranno essere virtualmente presenti sui seggiolini del Settore Popolari Coperti attraverso sagome di cartone realizzate da Pubblizeta con nome e cognome dell’aderente. Costo 15 euro (compreso ritiro a fine stagione), prenotazione all’indirizzo mail addettostampa@aurorapropatria1919.it oppure al numero 0331 630766 entro e non oltre le 12 di venerdì 7. Cartonati per vincere.  

Beati quelli che pur non avendo visto crederanno. Dal Vangelo secondo Carlo (Speroni). Con gli ingressi ad uso di pochi autorizzati, la curva tigrotta ha preso a ritrovarsi in via del Maggiolo. Ovvero, quella striscia di asfalto che separa il tempio laico biancoblu dai vicini di casa dell’Antoniana. In mezzo scorre il muro. Dello stadio. Il 25 aprile nell’epilogo casalingo di stagione regolare contro il Livorno il sostegno è stato avvertito dalle squadre come se arrivasse da dentro. Anche veniva da fuori. Dove finisce il protocollo, cominciano fantasia e passione. Come dire che è vietato vietare. Dal maggio francese a quello bustocco.  

A qualcuno piace gratis. Il broadcaster ufficiale ElevenSports sarà costretto a chiudere un occhio. Su chi invece li apre tutti e due. Galeotti la complice logistica dello “Speroni” ed un paio di punti di osservazione sulla recinzione dell’Antoniana, alcuni guardoni privilegiati possono dare sfogo al voyeurismo. Perché una scaletta non si nega a nessuno.    

E la pula bussò. Anno complicato. Sotto tutti i punti di vista. Anche (se non soprattutto), nelle concessioni che le società hanno potuto fare ai propri sostenitori. Qualche settimana fa Patrizia Testa ha messo la didascalia al modus operandi tigrotto: “Ho premiato a turno qualche tifoso con l’accesso allo stadio. Rispettando le regole. Era quello che potevo fare. Altri club con stadi più grandi hanno potuto fare di più. Ribadisco, le regole sono ferree e vanno rispettate”. Non a caso la Procura Federale ha aperto un’indagine su alcune partite per presunte violazioni delle normative anti Covid. Tra gli incontri in esame anche Avellino – Bari e Pro Vercelli – Como. A occhio e croce, finirà con un nulla di fatto. 

C’è chi dice Pro. C’era una volta il tifo da stadio. Ma difficilmente il futuro che ci attende sarà identico al passato. Anzi. Sia come sia, il legame tra la Pro Patria e la sua gente ha retto all’urto della pandemia. Identificandosi in chi ha fatto da cinghia di trasmissione tra parte tecnica e lato emotivo. Nell’ultima uscita gli ultras biancoblu hanno cavalcato il muro mostrando rispetto per Ivan Javorcic attraverso una frase di matrice autarchica (nella foto grande). Lo spalatino ha gradito. E ha ricambiato l’omaggio.   

Giovanni Castiglioni

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