Partono i tanti attesi (??) protocolli FIP. Restano i tantissimi, innumerevoli dubbi sulla stagione agonistica 2020-2021.
Le regole d’ingaggio emanate nei giorni scorsi dalle Federazione Italiana Pallacanestro tese, appunto, a stabilire le norme di carattere sanitario e preventivo utili per la ripresa dell’attività, non eliminano però le perplessità su un’annata sportiva che una larghissima parte degli addetti ai lavori considera ormai persa.
“Perplessità che mi sento di condividere al mille per cento perché in questo momento – dice Giuseppe Rizzi, consigliere federale -, oltre ad una situazione pandemica che, numeri alla mano, non è variata granchè rispetto a quella registrata negli scorsi mesi di ottobre, novembre e dicembre (21 ottobre 127 decessi, 21 novembre 692, 21 dicembre 415, 21 gennaio 515, ndr), bisogna considerare che la forbice entro la quale poter organizzare e soprattutto, sottolineo con forza questo aspetto, concludere i campionati senior si sta facendo sempre più stretta. Bisogna infatti considerare che già adesso, al netto del minimo stabilito di gare da giocare, 14, i calendari potrebbero prevedere dai 2 ai 4 turni infrasettimanali ed eventuali playoff compresi con il termine ultimo di conclusione,  fissato per il 21 giugno. Praticamente a ridosso dell’estate. Di fatto, una situazione logisticamente complicata. In teoria fattibile, ma in realtà complessa. Tutto ciò, senza tirare in ballo problemi che, con un termine edulcorato, definirei “accessori””.

Tiriamoli in ballo, invece.
“In questo caso mi riferisco a prospettive che da appassionato di pallacanestro, prima ancora che in qualità di dirigente federale, mi sembrano davvero deprimenti. Sto parlando, tanto per cominciare, del fatto di giocare senza pubblico, un’ipotesi che, mio parere personale, considero già tristissima in serie A, figuriamoci poi l’effetto che avrebbe nelle serie minori. Sto parlando, tanto per proseguire, dell’eventualità tutt’altro che remota che giocatori, o comunque elementi che fanno parte del cosiddetto “gruppo squadra” vengano a contatto col coronavirus. Ebbene, è cosa nota a tutti, l’isolamento obbligatorio e gli esami, rigidissimi e impegnativi, cui sottoporsi dopo una positività avrebbero un solo significato: fine anticipata della stagione, in un campionato che dura solo tre mesi e mezzo. 
E, ancora, a seguito di una positività sto parlando del rischio, elevatissimo, di mettere a repentaglio le proprie attività lavorative o scolastiche e, comunque, le relazioni familiari. Un rischio che, se non ricordo male, numerosi giocatori, membri dello staff tecnico e dirigenti, hanno già sperimentato sulla loro pelle dopo le prime amichevoli stagionali lo scorso mese di settembre. E, infine, sto parlando dei costi vivi per i tamponi, materiale per la disinfezione, kit-monouso e tutto quanto servirà per adempiere alle indicazioni fornite del protocollo. Il tutto, ribadisco, per una stagione che durerà sì e no quattro mesi, ma  senza avere alcuna garanzia sul fatto che possa essere portata a termine. Detto questo mi chiedo: ma ne vale davvero la pena? Ma, ancor più importante, a chi gioverà?“.

Quindi, adesso sotto il profilo operativo cosa succederà?
“Come CRL siamo a disposizione delle società che dovranno prima ragionare concretamente sulle loro intenzioni (i dirigenti della serie CGold hanno organizzato una “chat” per domani mattina, 23 gennaio, ndr) e sulla strada da intraprendere. Per quel che mi riguarda posso solo dire che sono davvero numerose le società che, a fronte di queste problematiche, sono intenzionate a chiudere tutto e riprendere a fare pallacanestro il prossimo mese di settembre ma, si sa, mettere d’accordo tante teste non sarà facile. Quindi – conclude Rizzi -, non resta che aspettare qualche giorno”.

Massimo Turconi

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