Under pressure. A dar retta ad Aimo Diana (intervenuto sulle colonne di TuttoJuve.com), la Juventus Under 23 potrebbe rappresentare il Black Knight degli imminenti playoff. Vale a dire il Cavaliere Nero (no, non quello dell’conica barza di Gigi Proietti), inatteso all’appuntamento ma comunque in grado di battere chiunque. Sentite il tecnico del Renate: “La Juventus U23 merita un ragionamento a parte che esula da tutto il resto. La rosa è di assoluto valore, i singoli sono molto forti, ma penso che sia molto complicato allenare quella squadra. Non è facile lavorare con giocatori che spesso vengono chiamati in prima squadra e poi tornano in Under 23, ad alcuni giocatori viene a mancare la continuità negli allenamenti e magari si ritrovano da un giorno all’altro dall’allenarsi con Dei del calcio come Ronaldo a giocare in Serie C. Non è semplice, il rischio è che non giocano né da una parte né dall’altra. E quindi si ritrovano ad essere inattivi per più settimane. La Juve avrebbe le potenzialità per distruggere questo campionato nel momento in cui sono tutti a disposizione, se trovasse continuità di rendimento sarebbe tra le favorite”.

A riprova delle parole del bresciano, il prossimo avversario della Pro Patria (domenica ore 17.30, stadio “Speroni”) ha visto ieri alcuni degli elementi in rosa (Giacomo Vrioni, già convocato nello scorso weekend contro l’Udinese, oltre a Radu Dragusin e Nicolò Fagioli), allenarsi alla Continassa con la prima squadra (nella foto) in vista del ferale snodo Champions di domenica con il Milan. La formazione anti tigrotti più che Lamberto Zauli, potrebbe così farla Andrea Pirlo.   

No, tu no! Quest’anno, niente Coppa Italia di categoria. L’anno prossimo, niente Coppa Italia assoluta. La prima vittima dell’imminente riforma del calcio italiano è il secondo trofeo nazionale. Dalla stagione 2021/22 riservato alle sole società di A e B. Con strada sbarrata per C e Dilettanti escluse da un format prima studiato per fare il verso alla F.A. Cup (dove però vige il sorteggio integrale per accoppiamenti e campo di gioco) e ora ridotto ai 40 club delle due serie di vertice.
Giusto o sbagliato? Dipende (come sempre), dai punti di vista. Sul piano strettamente sportivo la scelta costituisce una forzatura indifferente degli interessi (e delle legittime aspirazioni) della base del movimento (“Espressione di unaconcezione elitaria del calcio”, secondo il presidente di Lega Pro Ghirelli). Sul piano economico, l’attuale copione non ha invece rappresentato un modello sufficientemente sexy per il broadcaster (cioè, la RAI). Con ascolti sostenibili solo a partire dagli ottavi. Ovvero, con l’entrata in gioco delle prime 8 della massima serie. Presupposti che (al netto della consueta retorica idealista), giustificano la rinfrescata del cast. Dal primo turno del prossimo 15 agosto saranno già infatti al via 12 club di Serie A.
Nelle ultime 2 stagioni la Pro Patria ha affrontato nei primi 2 turni di Coppa Italia Matelica, Spezia, Livorno e Vicenza. Una squadra di D e una di C (eliminate) e due di B (da cui è stata eliminata). Scenario dal quale la formazione biancoblu verrà giocoforza esclusa (salvo promozione ai playoff, s’intende). Il format entrante potrebbe però non essere definitivo. Anzi (con ogni probabilità), rappresenterà solo una soluzione ponte in attesa della radicale riforma dei campionati attesa per la stagione 2022/23. Solo a seguito di quella, il quadro potrà essere più chiaro. Nell’attesa, una competizione in meno a cui partecipare.

Giovanni Castiglioni

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