Quando hai 39 anni, affronti uno stop di 2 stagioni e ti ributti nella mischia, ripartendo da una preparazione che pare quasi “un gioco da ragazzi”, è perché leggerezza e serenità hanno saputo trovare la miscela giusta ed il traguardo non è ancora così vicino, “Ma nemmeno troppo lontano” afferma Riccardo Carini, capitano classe ’82 della Valceresio.
“Diciamo che lo vedo – afferma il difensore – ma non mi chiedere date o scadenze, né tantomeno scommesse, anche perché non ho risposte, voglio ancora godermi tutto fino in fondo”.
Da primo in classifica è un godere ancora più ampio: 28 punti e la capacità di lasciarsi alle spalle squadre come Ispra, Ferno, Mozzate…sarà mica l’anno buono?
“Bella domanda, speriamo mi verrebbe da dire, diciamo che qui c’è un lavoro che parte da lontano e che oggi ci sta permettendo di raccogliere i frutti, ma è ancora lunga”.
E allora partiamo da lontano. Da quando mister D’Onofrio è arrivato qui. Cosa è cambiato in questi quattro anni? Come è cresciuta la squadra?
“Mister D’Onofrio è davvero l’artefice di tutto questo, insegna calcio ecco cosa fa di tanto speciale. Lui non è pressante, anzi, ed è riuscito a creare l’alchimia giusta fra giovani e meno giovani, questa categoria gli sta stretta diciamoci la verità ed io gli auguro di fare il percorso che merita oltre questo campionato, anche se per dirla tutta mi auguro ancor di più che lo faccia con questa società. La Valceresio oggi è più matura, più consapevole, guai però a confonderla con presuntuosa, c’è una linea sottile ma ben marcata, che distingue l’una dall’altra, è un discorso di mentalità, a furia di insistere oggi possiamo dire che è cambiata, fino a qualche anno fa quasi ci si accontentava e poi permettimi di dire che la Valceresio oggi è più coraggiosa”. Ovvero? “Un mio vecchio mister diceva: “Bisogna avere il coraggio di guadagnare un centimetro in più per non perdere un metro per paura”, quando parlo di essere coraggiosi intendo proprio questo”.
Cosa avete avuto in più degli altri fino ad oggi per arrivare al giro di boa davanti a tutti?
“Potrei dire tante cose, come aver preso coscienza dei nostri limiti, ma credo che più di tutto a fare la differenza sia stata la gestione delle difficoltà e il nostro non mollare mai; come tutti anche noi abbiamo avuto i nostri problemi di infortuni, squalifiche, ecc, eppure chi ha sostituito l’assente di turno non si è fatto mai trovare impreparato, giovani 2003 compresi, ognuno sa sempre cosa deve fare; quanto al non mollare mai è noto, la Valceresio se non la ammazzi quando puoi ammazzarla, puoi star certo che te la farà pagare, ed anche quest’anno abbiamo guadagnato punti negli ultimi minuti, sono quelli che pesano ancor di più”.
Hai citato i giovani ma oltre te qui ci sono anche senatori importanti: Piccinotti è un pilastro, Ippolito un leader e si è aggiunto anche un numero uno di grande spessore qual è Teseo.
“Ed abbiamo riesumato persino Di Cara (ride ndr), sì come dicevo prima, tutti al posto giusto: diciamoci la verità, non è mai stato fatto lo squadrone per stravincere il campionato ma sempre interventi mirati, e questo ha permesso anche di non stravolgere gli equilibri; Ippolito pare sia qui da sempre, io e lui siamo i più scemi ma anche quelli che si capiscono con uno sguardo, Piccinotti è il vicecapitano e lui lo sa bene, mi spiace perché ha avuto diversi acciacchi fisici in questo girone, la sosta gli darà una mano per rimettersi in sesto, e poi c’è Teseo che è arrivato quest’anno ed è un investimento importante”.
Tornando al campionato, quale squadra pensi se la giocherà fino in fondo con voi?
“Non ho visto Mozzate perché ero assente all’andata ma i miei compagni mi hanno parlato benissimo di loro e sono certo non molleranno il colpo, Ferno ha fatto questa mezza stagione al di sotto delle aspettative ma ha dei valori importanti e verranno fuori, forse la più attrezzata a livello qualitativo è l’Ispra…credo che queste siano le tre compagini più pericolose, ma è un campionato talmente incerto, con una classifica talmente corta, dove può succedere di tutto ed il bello è proprio questo”.
Se ti dovessi chiedere su quale dei tuoi compagni scommetteresti per il girone di ritorno, mi faresti il nome di…
“Ti farei il nome del nostro dodicesimo uomo in campo, ovvero il cuore di tutti. Diciamoci la verità il calcio dilettanti è bello per il clima che si va a creare in queste società, ad Arcisate l’atmosfera è diversa, la società ci crede ma non pretende, è sana e solida, un nome vero e proprio non basta, ma mi auguro che si possa far bene anche e soprattutto per una dirigenza che si fa in quattro per noi proprio per mantenere vivo questo spirito”.
Prima di chiudere ti chiedo come è cambiata la tua vita da uomo e da calciatore, da quando un anno e mezza fa, circa, è arrivato il tuo bimbo.
“Oggi sono molto più sereno, tante cose sono diventate superflue, prima mi arrabbiavo più facilmente, non è più così, quando gioco sapere che mio figlio è lì, con i suoi occhioni blu ed insieme a mia moglie a sostenermi mi emoziona, quasi mi scappa la lacrimuccia, è un sogno che si realizza, non so cosa farà da grande ma mi auguro di insegnargli il valore dello sport, se giocherà a calcio o meno non ha importanza, ma lo aiuterò a coltivare le sue passioni”.
Ma quindi cosa c’è nel futuro di Carini?
“Il campo, per il momento solo il campo, sono troppo giocatore, mister proprio non mi ci vedo, ma qualunque cosa farò dopo darò comunque il massimo, e poi l’ho detto lo vedo il traguardo, sceglierò il momento giusto per oltrepassarlo, ho anche chiesto una cosa ai miei compagni ma tanto non te la dico, lo sai che sono scaramantico”.
Mariella Lamonica