Arriva una gara fondamentale in casa Openjobmetis per mantenere vivo l’entusiasmo e dare seguito alla grande vittoria di giovedì contro Brindisi, ovvero quella contro la Vanoli Cremona, in programma domenica all’Enerxenia Arena con palla a due alle 16. Una sfida che deve dare risposte sulla tenuta mentale, ma soprattutto fisica, di un gruppo che arriva da un lungo periodo di inattività, reso ancora più complicato dalle conseguenze che il covid-19 porta sul fisico degli atleti.
Ma per capire approfonditamente quali sono gli strascichi sul corpo dei giocatori e soprattutto quali modalità e tempi di recupero vengono messe in campo dallo staff varesino per riportare in forma la squadra, il preparatore atletico biancorosso Silvio Barnabà fa un quadro dettagliato e completo della situazione che chiarisce in quali condizioni la Opejobmetis stia affrontando questo momento cruciale della stagione.

Che squadra ha ritrovato al rientro dopo più di un mese di stop forzato?
“Per rispondere a questa domanda ci sono due aspetti fondamentali da tenere in considerazione: uno è quello psicologico e l’altro fisico. Per quanto riguarda il primo aspetto, io, come il resto dello staff, siamo rimasti molto sorpresi dal livello di concentrazione, voglia e carica che ogni giocatore dal Covid, chi prima chi dopo, ha dimostrato e sta dimostrando in questi giorni. Ci tengo a dire come i ragazzi diano sempre il 100% in settimana e questa è una particolarità che non capita spesso perché durante l’anno si rischia che la fame venga meno. Io, invece, vedo la soglia di attenzione sempre al massimo. Dal punto di vista fisico, come il Covid ci ha insegnato con le esperienze delle altre squadre, abbiamo trovato dei ragazzi colpiti da un’inattiva sportiva prolungata che porta ad una perdita di massa magra, un’incapacità di forza e una perdita della resistenza specifica”.

Nella conferenza stampa seguita alla sconfitta contro Cantù, coach Bulleri ha parlato di allenamenti che durano 25-30 minuti. A fronte di questo come sta avvenendo la ripresa e come il lavoro settimanale viene impostato in questa situazione?
“La problematica principale al rientro, in particolare dopo questa malattia che ha portato deficit in ogni parte del sistema muscolare dei ragazzi, è un sovraccarico a livello tendineo perché la muscolatura non riesce a sopportare quella che è la fatica e questo va ad incidere sulle performance in termini di esplosività e reattività. Per tale motivo, adesso ogni giorno siamo in sala pesi cercando di far salire i livelli di forza, per far sì che alla richiesta di cambi di direzione, accelerazione, decelerazione, i giocatori abbiano una struttura miotendinea sufficiente a non subire infortuni. Da qui deriva la frase del coach, che si riferiva alla parte agonistica”.

Quali sono gli infortuni che si possono verificare più facilmente e se tutto questo lavoro di pesi può appesantire i giocatori durante la gara?
“Non c’è una distinzione ampia tra gli infortuni più comuni. Può verificarsi un infortunio a causa di una poca condizione miotendinea, oppure, pur in buona condizione miotendinea, si possono avere altri fastidi come distorsioni o infortuni muscolari, legati ad una perdita di coordinazione. Entrambi i casi sono comunque legati ad un lungo periodo di inattività. Per quanto riguarda il lavoro di pesi e forza in palestra, l’abbiamo strutturato in modo tale che ogni giorno si vada a compensare in maniera corretta il lavoro sui muscoli, lavorando su carichi pesanti, ginnastica propriocettiva, core, movimenti balistici, in un connubio che giorno per giorno è volto a dare la giusta forma fisica ai giocatori atto ad evitare il sovraccarico. In questo momento il giocatore cala nell’ultima fase della gara perché manca una base di resistenza che possa sopperire a tutti gli input che l’attività richiede. Da qui deriva la scelta di mettere sedute di pesi ogni giorno, per allenare parti diverse, cercando di recuperare il prima possibile tutta la parte di forza”.

Quali giocatori ha trovato maggiormente colpiti al rientro dal Covid? Si può quantificare un lasso di tempo utile al recupero completo della condizione fisica per la squadra?
“I giocatori hanno tutti avuto rientri diversi. E’ chiaro che chi ha fatto meno giorni di positività, come Luis Scola, ha presentato una condizione fisica migliore rispetto ad esempio Anthony Morse che invece ha avuto una degenza lunga. Oppure giocatori più atletici come Strautins, Beane o De Nicolao avranno maggior velocità di recupero rispetto ad un giocatore meno atletico come Ferrero. Per quanto riguarda i tempi di recupero il rapporto è sempre 1 a 1, quindi se si è stati fuori un mese ci vorrà altrettanto tempo per recuperare. Il problema è che all’interno della squadra siamo tutti rientrati con tempi diversi e quindi queste tempistiche vanno calcolate singolarmente per ogni giocatore. Purtroppo ci è capitata questa brutta situazione in un momento cruciale della stagione, ma faremo di tutto per disputare al meglio le gare che mancano”.

Alessandro Burin

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