Una Openjobmetis che dura solo un quarto, si spegne sul parquet della Segafredo Arena contro la Virtus Bologna per 85-76, con un punteggio finale che mitiga di molto quello che poi è stato l’effettivo sviluppo del match.
Varese parte anche bene nel primo quarto, spinta da una vena realizzativa nel tiro dalla lunga distanza che permette ai biancorossi di rimanere in vantaggio per tutta la durata del primo periodo, con una Virtus che prende le misure per quello che sarà poi tutto il resto della gara. Sì perché già a partire dai minuti finali del primo quarto si capisce che qualcosa sta già cambiando nelle sorti del match e questa volta la Openjobmetis cade nel solito, ormai immancabile, crollo, ma questa volta non nel terzo quarto ma già nel secondo, non segnando più per 6 minuti e chiudendo il periodo con un impietoso 20-8, che indirizza in maniera definitiva la partita.
Varese non riuscirà a prendere mai più in mano il match e la Virtus che nel terzo quarto decide di spingere sull’acceleratore e mettere la parola fine alle velleità, molto sterili, dei biancorossi che continuano imperterriti negli stessi errori, fino ad arrivare poi all’ultimo quarto dove Bologna tira i remi in barca e naviga a vista fino al porto, facendosi recuperare qualche punto ma senza mai rischiare di rimettere in discussione la gara.
Purtroppo i ragazzi di Bulleri si consegnano da soli nelle mani della Virtus, non riuscendo a cogliere i segnali di debolezza che la squadra di Djordjevic, che non è in panchina a causa di un imprevisto di salute, mostra all’interno dell’area ed in particolare in quei pochi uno-due e pick and roll che Varese riesce a mettere in campo, soprattutto grazie ad un Egbunu in gran spolvero che, quando ha l’opportunità di ricevere palla in area, riesce a creare sempre sconquasso nella difesa bolognese.
Ma nonostante le manifestazioni di questa debolezza, Varese decide di continuare a prediligere la soluzione del tiro da tre nei primi 5 secondi dell’azione, ormai marchio di fabbrica stagionale, ritrovandosi poi a fare i conti con le solite medie disastrose ed un’organizzazione offensiva senza alcun senso, che scatena l’ira dei tifosi e che crea dubbi su come non venga percepita, all’interno dello staff tecnico, questa ormai evidente problematica, nella scelta di una soluzione fuori dalle corde tecniche di questa squadra.
Ad esso si aggiunge una condizione psico-fisica davvero preoccupante di alcuni uomini chiave di questa squadra, in primis Strautins e De Vico, che paiono i cugini scarsi di quei due giocatori che avevano dimostrato di essere due baluardi imprescindibili di questa squadra.
D’altro canto buone risposte arrivano da un capitan Ferrero apparso molto più tonico e reattivo delle ultime uscite che, nonostante sia ancora alle prese con il fastidio al piede che lo perseguita, torna a fornire una prestazione di concretezza e sostanza per tutta la squadra.
Il primo esperimento di mettere Scola nella posizione di 4 fallisce e mostra come l’argentino in quel ruolo soffra moltissimo l’atletismo e la velocità degli interpreti avversari, ma quanto meno l’abbinata Morse – Egbunu riesce a dare sostanza e peso in area che fino ad ora erano mancate.
Per il resto la fase difensiva di Varese si mostra ancora troppo poco cattiva ed intensa per pensare di impensierire un avversario dal tasso tecnico nettamente superiore ma che, almeno sul piano della voglia e della grinta, i biancorossi avrebbero potuto mettere in difficoltà, invece di spegnersi lentamente alla distanza.
La considerazione finale è sempre ormai la stessa da molto tempo, serve un cambio di marcia netto che nemmeno dopo le tanto auspicate due settimane di lavoro a ranghi completi è arrivata, in particolare a livello caratteriale, di un gruppo che sembra sempre più fragile di fronte alle prime difficoltà e che deve assolutamente trovare il modo di cambiare registro, per contendere la salvezza alla diretta avversaria, Cantù, per la salvezza.
Alessandro Burin