Ci sono vittorie che vanno ben oltre i due punti, vittorie che lasciano un segno indelebile e che possono segnare il cammino di una squadra e, talvolta, di un progetto. Una di queste è quella che la Openjobmetis conquista sul parquet del Palaverde di Treviso, tanto caro al suo coach, Massimo Bulleri, che lì ha scritto pagine indelebili della sua storia cestistica e di quella della città veneta e che ne scrive una che può essere fondamentale per la sua nuova carriera di allenatore ma soprattutto per tutta Varese.
Il 94-103 finale con cui i biancorossi espugnano il campo della Dè Longhi, unitamente alla sconfitta di Cantù nello scontro diretto con Reggio Emilia, può essere il risultato decisivo per chiudere definitivamente il discorso tra chi rimarrà in Serie A o meno in questa assurda stagione. La matematica ancora non c’è, ma a due giornate dalla fine, con quattro punti di vantaggio sui cugini canturini, una bella fetta di salvezza ora si trova ai Piedi del Sacro Monte.

Due punti ottenuti con la chiara intenzione di giocare una partita faccia a faccia con l’avversario. Uno spartito tattico che ai più sarebbe potuto sembrare folle prima del match, visto che Treviso veniva da ben 6 vittorie di fila e si poteva considerare forse la squadra più in fiducia di tutto il campionato oltre che il quinto miglior attacco della Lega, ma che invece ha pagato i suoi dividendi, grazie ad una delle migliori, forse e probabilmente, la migliore prestazione offensiva di Varese in questa stagione per mole di punti segnati e per le percentuali con le quali ha terminato la gara.
I biancorossi chiudono il match infatti con il 59.7% nel tiro da due, il 47.8% da tre e un bel 90% ai tiri liberi che farà venire più di un rimpianto ai suoi tifosi ripensando ai dieci errori commessi in lunetta solo tre giorni fa con Venezia, che con meno della metà segnati avrebbero potuto regalare in questo lunedì l’ottavo posto alla Openjobmetis.

Ma dei se e dei ma è pieno il mondo, e Varese ha il grandissimo pregio di sapersi buttare il doppio passo falso di settimana scorsa alle spalle e compiere una vera e propria impresa in terra veneta, partendo da un atteggiamento mentale incredibile, aggredendo con fame la partita e non mollando mai un minuto contro la classe e la tecnica dei ragazzi di coach Max Menetti che pagano dazio contro la prestazione perfetta di Varese su tutti i livelli: tecnico, tattico, mentale e motivazionale.

In questi casi è difficile soffermarsi sui singoli, perché vittorie così sono frutto solo del grande lavoro di squadra e dell’apporto di tutti, però tra il gruppo si possono trovare le chiavi che hanno aperto le porte della vittoria.
Allora si parte da El General, Luis il magnifico, l’Hombre del Partido o che dir si voglia, Scola che a 40 anni, dimostra ancora una volta tutto il suo valore, mette a segno una prestazione da leader totale, caricandosi Varese sulle spalle nel momento cruciale della sfida, segnando 6 punti a fila tutti dallo stesso angolo del campo, mettendo a referto 24 punti con soli 10 tiri totali e chiudendo con un bel 25 di valutazione, numeri che fanno capire quanto pesi la sua presenza nell’economia varesina, nel bene e nel male.

Con lui, uomo in più dei biancorossi, torna ad essere Arturs Strautins, che si ritrova finalmente sui livelli della prima parte di stagione. Il lettone fornisce una prova di sostanza e concretezza che tanto gli mancava, tornando finalmente ad interpretare a  meraviglia quel ruolo di ala piccola atipica, dominando e dando peso nel pitturato nella lotta a rimbalzo, come i 10 conquistati a fine partita testimoniano. Il tutto riuscendo a limitare per buona parte della gara quel Sokolowski pericolo numero uno in maglia biancoblu.

Ma Varese riesce a trionfare in terra trevigiana anche grazie alla linfa che trova dalla panchina e qui si dimostrano determinanti i punti di capitan Ferrero, bandiera e spirito varesino, e la continuità e qualità di un Giovanni de Nicolao ormai in crescita da diverse settimane. Il play azzurro, alla difficilissima prova di arginare le incursioni del terribile DeWayne Russel e di Logan, risponde con assoluta efficacia, testimoniata dalla fiducia che gli dà Bulleri, lasciandolo in campo nei momenti cruciali della gara, nei quali De Nick mostra carattere e personalità, in un percorso di crescita che pare in rampa di lancio.

Proprio l’allenatore varesino si prende una grande soddisfazione, tornare in quella che per lui è casa e vincere, facendolo con l’impostazione tattica da lui scelta, puntando sulla qualità e le idee dei suoi play con ardore e audacia, insomma mettendoci tutto il suo marchio in questi due punti e dando probabilmente il la anche ad una salvezza di Varese che per lui vorrebbe dire riconferma.
Una serata magica che ora attende solo di essere sublimata con la matematica della salvezza che Varese potrà festeggiare in casa sua domenica prossima contro Trieste se sarà brava ripetere quanto di buono mostrato a Treviso, oppure ringraziando i rivali sportivi di sempre della Fortitudo, dopo aver già mandato un grande grazie all’ex Caja.

Alessandro Burin
(foto Gregolin)

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