Nel caldo micidiale di Cornaredo si è concluso domenica scorsa (nel peggiore dei modi) il cammino della Varesina nel Girone A in Eccellenza: il 4-2 firmato dal Milano City ha sbattuto la porta della Serie D in faccia alle fenici che speravano, quantomeno, di andarsi a giocare lo spareggio con la Brianza Olginatese.
Archiviata, o quasi, la delusione per non aver raggiunto una Serie D che manca dalla stagione 2017/2018, la Varesina deve inevitabilmente riflettere sulla stagione appena conclusa e sul futuro. A commentare la situazione è il direttore operativo Damiano Micheli: “Com’è normale che sia il bilancio non può essere totalmente positivo perché volevamo vincere e la delusione è tanta. C’è comunque poco da rimproverare perché i ragazzi hanno sempre dato l’anima e bisogna solo ringraziarli”.
Iniziamo subito con una domanda scomoda e volutamente provocatoria: la stagione appena conclusa può essere definita fallimentare?
“Io ragiono a medio/lungo termine e quindi alla luce di ciò che la Varesina ha costruito in questi anni non si può parlare di stagione fallimentare. Siamo comunque una società ambiziosa, per cui se si guarda solo al risultato sportivo è inevitabile che dal secondo posto in giù si rischia di sentir solo la parola «fallimento». Dal canto nostro noi siamo tranquilli perché sapevamo di dover affrontare un torneo particolare, estremamente difficile, in cui tutte le squadre avevano la possibilità di vincere. Non è sicuramente andata come speravamo, ma io prendo solo le cose positive e guardo sempre il bicchiere mezzo pieno: se investi i milioni e non vinci è un fallimento ma il discorso cambia se spendi quanto le altre”.
Posto che vincere i campionati non è mai semplice, cosa è mancato quest’anno alla Varesina?
“Io sono sempre stato chiaro in merito: il campionato era perfettamente livellato e nessuna squadra l’avrebbe ammazzato anche perché non si vince con i nomi in rosa. Non a caso abbiamo giocato alla pari ogni partita e anche l’Olginatese si è dovuta sudare le sue vittorie; a Gavirate, ad esempio, c’ero e posso garantire che avrebbero potuto anche perdere. Loro magari avevano giocatori più esperti, un dettaglio che può pesare ma non è fondamentale, e senz’altro sono stati bravi a far girare dalla loro parte quegli episodi che in un campionato ti decidono la stagione. Noi dobbiamo solo guardare in casa nostra e, contando anche le partite di settembre, abbiamo sempre vinto eccezion fatta per un pareggio e due sconfitte; ciò significa che la squadra ha fatto il suo. Purtroppo non è bastato, ma ci rifaremo”.
Più nello specifico, cosa non ha funzionato contro il Milano City?
“Non credo sia stata una partita no: abbiamo cominciato bene collezionando due o tre palle gol, ma siamo stati puniti su un errore di reparto e da un eurogol su punizione. Sotto 2-0 ho visto una grandissima reazione fisica e d’orgoglio che ci ha portati al pareggio, ma poi credo che abbiamo gestito con poca lucidità i minuti finali a livello emozionale. Col sennò di poi, per quanto sia facile parlare, potevamo sicuramente fare meglio ma c’è anche da dire che abbiamo giocato l’ultima partita sul campo più difficile contro la squadra peggiore dal punto di vista fisico; questo non deve essere una scusante, ma tutte le partite sono state borderline e a Cornaredo non è andata bene. Voglio comunque sottolineare ancora una volta l’impegno dei ragazzi e ringraziarli perché si sono comportati in maniera straordinaria; purtroppo non sempre il discorso umano è sufficiente”.
Adesso è tempo delle riflessioni sul futuro. Max Di Caro ha lasciato intendere delle modifiche all’organigramma; ci potrebbero essere dei cambi anche sulla squadra? Spilli sarà ancora l’allenatore della Varesina?
“Ad oggi stiamo ancora smaltendo la delusione: io, forte del mio ottimismo, in questi giorni ho provato a riportare un po’ di entusiasmo nell’ambiente e credo di esserci riuscito. Questi discorsi li stiamo ovviamente affrontando in sede privata, ma tutto è ancora da definire: ora come ora non posso dirti con certezza qualcosa in merito perché ogni aspetto dovrà essere valutato con la massima attenzione. Nel momento in cui prenderemo le nostre decisioni le comunicheremo tempestivamente”.
A livello di squadra puoi invece sbilanciarti un po’ di più? Hai parlato tu stesso del percorso della Varesina quest’anno, ciò significa che un’ossatura importante c’è…
“Le riflessioni si possono fare, ma ovviamene dire dei nomi adesso è impensabile. Di certo ci saranno delle riconferme perché la squadra c’è ed è sana: vogliamo sempre lavorare in questa direzione per dare continuità, ragionando su più fronti a cominciare dai nostri giovani che devono essere valorizzati. Nel mercato si compiono magari scelte a malincuore e stiamo facendo le nostre attente valutazioni anche da questo punto di vista. Sicuramente non smantelleremo la rosa; vedremo come si svilupperà il mercato quest’estate”.
Prima Squadra a parte, al momento vi state concentrando molto sui giovani, è corretto?
“Esatto. Stiamo programmando l’attività per l’anno prossimo in maniera molto serena: abbiamo cominciato il Camp estivo e a luglio inizierà quello in sinergia con l’Inter. I risultati a livello di adesioni sono super positivi, ma non avevo dubbi perché quando una società lavora bene la gente lo nota e ti premia. Posso confermare sulla mia pelle che alla Varesina ci sono solo persone per bene ed è mio dovere ringraziarle uno ad uno per come mi hanno accolto”.
A tal proposito vuoi fare dei nomi?
“Sicuramente Paolo Masini, Mario Belluzzo e Pierangelo Farinazzo perché con loro ho collaborato da vicino e mi hanno aiutato in maniera splendida ad inserirmi in questo ambiente. Il loro lavoro è semplicemente straordinario e li ho già ringraziati privatamente, ma voglio farlo anche pubblicamente perché è giusto che all’esterno si conosca la passione e l’impegno che ci mettono. Sapevo che erano bravi dirigenti, ho avuto il piacere di conoscerli come uomini. Più in generale questa filosofia si ritrova in tutta la società, in Andrea Vezzoli e in tutti i collaboratori, nei giocatori, nello staff, nei mister e, ovviamente nella dirigenza: ognuno di loro mi ha subito fatto sentire parte della famiglia Varesina”.
Malgrado la delusione, quindi, la Varesina è già al lavoro: un messaggio per il futuro?
“Noi guardiamo al medio/lunghissimo periodo perché in Varesina può passare chiunque, ma il progetto resterà sempre ed è parte integrante della famiglia: lo dimostrano gli investimenti nelle strutture, nelle annate giovanili e in mille altri piccoli particolari che non tutti colgono dall’esterno. Aquilino Di Caro è un vulcano di idee e se ha costruito quello che ha costruito un motivo c’è; noi, io in primis, dobbiamo prenderlo come punto di riferimento così come la proprietà nel suo insieme rappresenta un modello da seguire. La Varesina deve essere orgogliosa di quanto sta facendo a livello di strutture e di settore giovanile che dall’anno prossimo conterà anche delle quote rosa. Dobbiamo continuare così e in futuro le soddisfazioni saranno davvero tante”.
Matteo Carraro