Quattro vittorie nelle prime quattro partite, poi lo stop al campionato e sipario chiuso sulla stagione d’Eccellenza 2020/2021. Ma a inizio marzo arriva la riapertura, che porta con sé il nuovo calendario dei gironi da undici squadre, e la Varesina risponde presente: dalle parti di Venegono si respira un’aria d’entusiasmo e ci si appresta a ripartire proprio da quelle quattro vittorie dello scorso ottobre per continuare a inseguire la Serie D. “Siamo pronti per ricominciare – conferma mister Marco Spilli –, lo siamo sempre stati; semmai non eravamo pronti a smettere”.

Dopo un periodo lontano dal campo, cosa vuol dire per la Varesina questa ripartenza?
“Sono stati mesi difficili perché ci è mancata la possibilità di esercitare la nostra passione; personalmente mi è mancato soprattutto l’andare al campo, vedere i miei uomini e respirare l’adrenalina della domenica. Questa ripartenza è importante per tutti quanti, anche per dare un messaggio ai nostri ragazzi del settore giovanile: bisogna tener duro perché presto i piani alti capiranno che è giusto ripartire. Al posto di stoppare tutto ed elargire bonus sarebbe stato più utile aiutare le associazioni sportive dal punto di vista economico per quanto riguarda i tamponi rapidi e facilitare in questo modo il tracciamento dei positivi. Chiudere i campionati è stato un errore e la ripartenza è un’ammissione di colpe: siamo stati fermati con circa 10mila contagi al giorno e ricominciamo oggi con 23mila. Sono stati fatti degli errori, ma dobbiamo guardare avanti e dimostrare che, malgrado gli intoppi che inevitabilmente ci saranno, possiamo proseguire”.

Sarà un campionato anomalo: tra le incognite legate al Covid e alla tenuta atletica, cosa ti aspetti da queste dieci partite?
“Non è un campionato. Per me è un torneo con dieci partite secche e ci sono davvero troppe incognite per parlarne a tavolino. Una partita storta nell’arco di un campionato può non influire, mentre in questo caso non ci sarebbero i margini per rimediare, soprattutto se è uno scontro diretto. Eventuali errori arbitrali, che nell’economia di un campionato possono essere tollerati, rischierebbero di condizionare eccessivamente l’andamento della competizione; infine, infortuni e situazione sanitaria potrebbero risultare ugualmente decisivi. Alla luce di tutti questi punti di domanda è inutile fermarsi a pensare ad ogni cosa; andremo in campo per divertirci e fare del nostro meglio”.

Sentite la pressione nell’essere etichettati come i favoriti?
“Questa credo sia una delle più grandi stupidaggini che si possa dire. In tanti ci hanno indicato come imbattibili e poi hanno rivoluzionato le squadre o cambiato allenatore a una settimana dall’inizio; se fossimo davvero inarrivabili non avrebbero speso. La verità è che tutti ci credono ed è giusto così, perché con solo dieci partite da giocare può succedere di tutto”.

C’è qualcuno che temi di più?
“Sulla carta noi, Brianza Olginatese, Milano City e Vergiatese siamo le rose meglio attrezzati, ma come abbiamo detto prima ci sono davvero troppe incognite. Ognuno avrà le sue chance: il Gavirate, ad esempio, ha un’ossatura importante che si conosce da tanto tempo e questo potrebbe costituire per loro un vantaggio. Noi affronteremo tutti allo stesso modo perché come dico sempre ai miei ragazzi bisogna essere umili: se si hanno delle ambizioni bisogna esternarle, ma non con arroganza, altrimenti si rischia di farsi male da soli”.

Hai nominato la Brianza Olginatese, forse il pericolo numero uno per voi, e la affronterete a Venegono nello scontro diretto. Con gli stadi chiusi credi che possa influire il giocare in casa o in trasferta?
“La Brianza Olginatese è una squadra dal potenziale non indifferente perché oltre alla coppia Berberi-Pizzini là davanti hanno giocatori importanti in ogni ruolo. Ad esempio, a centrocampo hanno Panzetta, che ha vinto l’Eccellenza con il Busto81 lo scorso anno, e Segato che ha vinto in Serie D con le maglie di Lecco, Gozzano e Pro Sesto. Per quanto riguarda la questione stadi non credo che influirà poi così tanto: sicuramente giocare in casa potrebbe portare piccoli vantaggi perché conosci meglio il terreno e le distanze, oltre a come gira il sole, ma senza pubblico non ci saranno poi così tante differenze tra casa e trasferta”.

Concentriamoci ora sul debutto di domenica contro il Gavirate. Come hai visto la tua squadra in queste settimane di allenamento?
“Ho visto grande voglia di giocare e di conseguenza ho modulato i miei allenamenti inserendo tante partitelle. Giocare, giocare e giocare perché ne avevano bisogno. Ci alleniamo insieme da tre o quattro settimane per cui la condizione non potrà essere ottimale: se si alza il ritmo in maniera eccessiva sarà difficile arrivare al novantesimo con la giusta lucidità”.

E per quanto riguarda gli avversari? Cosa ti aspetti dal Gavirate?
“Mi aspetto una squadra ben messa in campo perché Caon è stato un mio giocatore e so bene quanta importanza dà all’aspetto tattico. È un ragazzo che da calciatore ha fatto della tecnica e dell’equilibrio tattico la sua forza, per cui mi aspetto che da allenatore faccia lo stesso, cosa che tra l’altro abbiamo già visto in Coppa ad inizio stagione. Per quanto riguarda il Gavirate sarà molto importante il discorso precedente: vedremo se avrà la meglio il nostro potenziale tecnico/agonistico o il loro conoscersi meglio. Mi auguro si realizzi la prima ipotesi”.

Prima hai parlato di mercati importanti per quanto riguarda le altre squadre. Alla Varesina sono tornati Anzano e Tino; cosa portano questi due nuovi “vecchi” innesti?
“Parliamo di acquisti mirati perché ho chiesto alla società ragazzi esperti che avessero già giocato con noi e sono stato accontentato. Non appena mi hanno fatto i nomi di Alessandro e Luca ho detto sì perché conoscono l’ambiente, il mio modo di lavorare e l’importanza della maglia. Inoltre porteranno esperienza e qualità per colmare due nostre pecche: dietro ci mancava un jolly come Tino in grado di ricoprire più ruoli, mentre davanti avevamo bisogno di un alternativa al solo Vezzi; poi è chiaro che Anzano non può essere considerato una semplice alternativa e potrà senz’altro giocare insieme a lui. Chi sarà il capitano? Rebolini. Anche se è tornato Tino, che ne avrebbe diritto a livello di anzianità, credo sia giusto premiare Ruben perché a inizio stagione ha dimostrato di avere la stoffa per fare il capitano”.

Parlando di singoli, in tanti si aspettano molto da Deodato. Cosa gli chiederai per queste dieci partite?
“Mattia è un classe ’01 che ha grandissime qualità tecniche e caratteriali ma che sono ancora grezze; gli chiederò di affinarle e raggiungere un livello più alto. Un suo problema, inoltre, è che talvolta trascura il suo fisico: da questo punto di vista deve decisamente migliorare e dovrà farlo sempre, non solo in queste dieci partite. Se ci riuscirà, ha la personalità e le qualità per giocare in categorie superiori”.

Tatticamente parlando proseguirai con il 4-2-3-1? Cosa chiedi a livello di gioco?
“Non sono legato ai numeri, ma all’applicazione. Abbiamo vinto un campionato di Eccellenza con il 3-4-3 e giocato in Serie D con il 3-5-2; sono i principi di gioco i cardini fondamentali di una squadra. Per quanto mi riguarda chiedo equilibrio in tutte le fasi: la perfezione non esiste ma dobbiamo provare a costruire concedendo il meno possibile e, in caso di errori, trovare in fretta l’equilibrio fra transizione negativa e positiva. Preferisco una squadra che gioca e sbaglia piuttosto di vedere speculare sull’avversario o sul risultato”.

Per concludere, una domanda retorica e banale: come si vince questa competizione?
“Si vince partendo subito forte e sperando che tutte le incognite di cui abbiamo parlato non ci penalizzino; mi auguro che siano i giocatori a decidere le partite e non altri aspetti. Inoltre io e i miei collaboratori dovremo esser bravi a leggere ogni match e a prendere le giuste decisioni. Non ci sarà margine d’errore: la squadra più continua vincerà”.

Matteo Carraro

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui