Sono passati quasi dieci mesi da quando il Verbano è sceso in campo per l’ultima volta, ma ora che la nuova stagione si avvicina, i rossoneri vogliono farsi trovare più che pronti alla griglia di partenza. Dopo le varie conferme dei giovani già in rosa, il primo arrivo alla Bombonera è stato quello del difensore classe 1995 Cesare Santoli, che ha trascorso la scorsa annata al Settimo Milanese. Prima, una lunga carriera con il Vighignolo, società in cui ha disputato ben sette campionati, seguita da una breve esperienza al Città di Vigevano. A due settimane dall’inizio della preparazione, il nuovo innesto a disposizione di mister Galeazzi ha chiacchierato insieme a noi del suo esordio in Eccellenza, del mini campionato conclusosi a giugno e delle prospettive per l’immediato futuro.

Arrivi in una piazza calda come Verbano per iniziare la tua seconda avventura in Eccellenza. Com’è stato il tuo approccio alla realtà rossonera?
“Mi sono avvicinato a questa società grazie al contatto diretto con il presidente Barbarito, che fin dalla prima chiamata ha mostrato un grande interesse nei miei confronti ed è stato molto convincente per portarmi a Verbano. Considerando anche l’importanza della piazza e i tipi di campionato che fanno abitualmente ogni anno, mi sono subito convinto di iniziare questa esperienza con loro. Ovviamente un grosso grazie al presidente per la fiducia, che spero di ripagare al 101%. C’è una grandissima voglia di riprendere e so che il presidente ci tiene moltissimo alla squadra e a ottenere risultati importanti, perciò dovremo lavorare per questo scopo”.

Il presidente Barbarito ha sempre puntato moltissimo sui giovani. Tu a soli 26 anni potresti essere un importante punto di riferimento. Senti questa responsabilità frutto dell’esperienza?
“Esatto, non sono un giocatore vecchio, ma neanche un giovane sulla carta, e infatti mi definisco un «giovane vecchio». È vero, il presidente punta molto sui giovani e mi ha già detto che sarò il più anziano nel gruppo. Sotto un certo aspetto sento una piccola responsabilità in più verso i miei compagni, per tenerli sempre sul pezzo e accompagnarli in questo campionato”.

Facciamo un passo indietro. Come valuti i mesi di calcio al Settimo Milanese, dal punto di vista generale e personale?
“Al di là del risultato, che non è stato buono, diciamo che è stato un campionato abbastanza strano perché si sono svolte solo dieci partite in un girone di squadre che puntavano tutte a salire. Il presidente Albertani aveva voluto iscrivere la squadra per far giocare i ragazzi che erano fermi da tanto tempo e dare più spazio ai giovani, in modo da iniziare a valutare la rosa per l’anno a venire. Quindi sicuramente devo fare un grande ringraziamento alla società e al presidente per averci dato questa possibilità, così come a mister Invernizzi che ha contribuito a portarmi in Eccellenza e prima ancora a costruire il mio percorso calcistico, dato che quando ero un ragazzino mi aveva fatto esordire in Prima Squadra a Vighignolo. Mi spiace molto averlo lasciato, ma questa di Verbano era un’occasione che dovevo cogliere”.

Parlando di Vighignolo, hai trascorso con loro sette anni. Vorresti sperimentare ancora questo tipo di continuità?
“Da quando gioco a calcio non ho girato molto, perché nel momento in cui arrivo in una nuova squadra mi piace poter costruire qualcosa con loro e lasciare un bel ricordo qualora dovessi andare via. A meno che non sorgano problematiche interne, cerco sempre di portare avanti la mia permanenza, di iniziare un percorso con diversi obiettivi e di fare bene per riuscire a raggiungerli. Per me la squadra diventa come una seconda famiglia per il tempo che si passa insieme: per cinque volte a settimana si sta con i compagni per diverse ore, quindi si creano dei legami forti e importanti. È anche il bello del calcio, perciò se le cose vanno bene, personalmente mi piace trascorrere più di un anno in una società”.

Dopo gli anni in Promozione, hai avvertito il salto di categoria quando sei passato in biancorosso?
“L’Eccellenza è una categoria importante dove sulla carta non sei ancora un professionista, però devi essere professionale per poterla disputare a un buon livello. Ovviamente ci sono squadre un po’ meno forti e altre molto più preparate, quindi il salto, anche se leggero, si nota, soprattutto quando si incontrano giocatori che hanno giocato per anni in categorie importanti e poi magari sono scesi in Eccellenza per questioni legate all’età o per motivi personali. Sicuramente il livello è superiore rispetto alla Promozione, però da quello che ho visto sui campi in questo anno so che potrò dare il mio contributo anche qui”.

A settembre ritroverai alcune squadre del mini girone B. Che impressione ti avevano fatto negli scontri diretti?
“Penso che siano tutte squadre molto attrezzate. Il Pavia, ad esempio, è un gruppo molto valido e ho anche diversi amici che giocano lì. È vero, dovremo affrontare degli avversari difficili, ma dall’altra parte ci saranno l’entusiasmo e la voglia di fare bene, perché quando giochi contro squadre preparate devi farti trovare pronto anche tu, quindi è come una prova di forza”.

Quali sono le tue aspettative e ambizioni per la prossima stagione? Ti sei prefissato un obiettivo personale?
Il mio unico obiettivo personale è di poter giocare più partite possibili. A me, in realtà, piace parlare sempre di obiettivi di squadra e in quel caso non c’è un obiettivo prefissato, nel senso che non ci poniamo limiti, quindi, anche senza dircelo tra di noi, sappiamo che puntiamo a disputare il campionato nel miglior modo possibile e ad arrivare il più in alto possibile”.


Silvia Alabardi
(Foto Tuttocampo)

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