1982-2022: quarant’anni e sentirli! È questo il titolo del podcast realizzato da Vito Romaniello per celebrare il quarantesimo anniversario del trionfo azzurro al Mundial spagnolo dell’82: l’Italia di Enzo Bearzot, contro tutto e tutti, trascinata da un Paolo Rossi che quasi nessuno voleva al centro dell’attacco (se non proprio il tecnico friulano) fece vivere un’estate indimenticabile al Bel Paese.
Un’estate che il nostro Vito, caporedattore di LaPresse, ci fa rivivere in 11 puntate da una decina di minuti, raccontando nel classico, unico ed inimitabile stile di Italia Foodball Club le storie di quei campioni indimenticati parlando, ovviamente, delle terre e delle città che li hanno cullati. “Non potevo esimermi dal raccontare una delle pagine più belle del calcio italiano – ci spiega un sorridente Vito – ma, mi conosci, non volevo certo farlo in maniera banale. Anzi, per l’occasione ho invertito anche il percorso tradizionale dei miei podcast: questa volta parto proprio dalle città, dalla storia, dal gusto e dalla tradizione, per poi arrivare al campione. Da Aiello del Friuli a Prato riviviamo il cammino azzurro dal debutto con la Polonia fino al trionfo in finale contro la Germania Ovest”.
Diverse le città protagoniste: dalla Prato di Paolo Rossi (“Parliamo con chi lo ha conosciuto e cresciuto, oltre a sentire un’intervista che mi aveva rilasciato in cui si percepisce la magia della maglia azzurra per i ragazzi del 1982 in uno dei mondiali più strepitosi”) alla Firenze di Ciccio Graziani e Giancarlo Antognoni (o, per dirla alla Romaniello: “La Firenze di chi qualche anno prima aveva vinto uno Scudetto con il Torino e di chi, invece, lo Scudetto lo perse proprio in quella stagione a scapito della Juve a causa di un infortunio che altrimenti avrebbe regalato il tricolore ai viola”).
Nel mezzo la storia del blocco Juventus (Zoff, Cabrini, Scirea, Gentile, Tardelli e Rossi, ndr) e il forte orgoglio nazionalista dei friulani con Dino Zoff (“Tutt’ora il giocatore più anziano ad aver vinto un Mondiale con i suoi 40 anni nonché l’unico, il più taciturno, a poter parlare alla stampa durante un inizio deludente”), Fulvio Collovati (“Il solo milanista presente” precisa Vito) e, infine, proprio Enzo Bearzot. “Una ventina di giorni fa – racconta Vito – ho avuto modo di intervistare la figlia Cinzia, che insegna Storia Greca a Milano, e con lei ci siamo concentrati sull’aspetto umano di Enzo, ancor prima che su quello tecnico: la scelta di puntare su Paolo Rossi al posto di un Roberto Pruzzo reduce da una delle sue migliori stagioni non ha certo incontrato il favore dell’opinione pubblica, a maggior ragione dopo una prima fase superata per il rotto della cuffia con tre pareggi. Nel girone con Argentina e Brasile tutti ci davano per spacciati, ma fu proprio allora che avvenne il miracolo e nacque la leggenda di Rossi, con la tripletta che affossò una delle Seleçao più forti di sempre”.
Infine, spazio allo “Zio” Beppe Bergomi (“Nel momento in cui s’infortunò Collovati, Bearzot non ebbe alcun dubbio nel puntare sul ragazzino all’epoca diciottenne che si fece crescere i baffi per l’occasione in modo da sembrare più vecchio e dare l’idea di non farsi intimorire dai temibili avversari; da lì il soprannome con cui è tutt’oggi conosciuto”) che spiega la differenza tra un Mondiale vinto da giocatore e uno vinto da commentatore nel 2006 a Berlino.
Insomma, un viaggio tutto da ascoltare e da vivere grazie a Vito Romaniello ricordando un’estate, quella del 1982, che fino a quel momento era però da dimenticare… almeno per i tifosi del Varese. E, guarda caso, il 6 giugno 2022 Vito Romaniello ha pubblicato un podcast di 15’ su una certa partita del 6 giugno 1982; quarant’anni e sentirli ancora! “Vedo che segui i miei podcast – scherza Vito –. Ebbene sì: la vittoria dell’Italia al Mondiale rese un pochino meno amara l’estate dei varesini. 6 giugno 1982, Lazio-Varese 3-2, la partita descritta a posteriori come un “furto legalizzato”: con una vittoria il Varese di Fascetti sarebbe andato in Serie A e con una sconfitta la Lazio sarebbe retrocessa in Serie C. Dopo 15’ il Varese vinceva 2-0 grazie a Turchetta e Bongiorni, ma la tripletta di D’Amico ribaltò la gara con il 3-2 realizzato trasformando un rigore inesistente. Quella sconfitta, per certi versi anticamera del fallimento del 1985, cambiò la carriera di tanti giocatori. Il Varese di Fascetti fu una squadra rivoluzionaria grazie anche alla preparazione atletica di Enrico Arcelli che era avanti anni luce nel suo campo e riusciva con la condizione fisica a sopperire alle carenze tecniche nei confronti delle squadre più forti; eppure quel Varese si fermò a Roma”.
Come ricorda in un’intervista ante mortem lo sponsor dell’epoca Ermino Dall’Oglio, in Serie A ci sarebbero voluti 10 o 15 miliardi di lire per costruire la squadra; in Serie B quella stessa cifra si sarebbe incassata vendendo i giocatori. In quel Varese, oltre ai giocatori, si è “fatto le ossa” anche un dirigente, magazziniere diventato segretario e poi direttore sportivo, oggi uno dei più apprezzati e vincenti del calcio italiano: Beppe Marotta, passato anche lui “dal paradiso all’inferno” in pochi minuti…
Tutto questo e molto altro nella storia di quel Lazio – Varese del 6 giugno 1982, un podcast inserito in un canale particolare: LA8. Non ci vuole molto a capire che Vito avrà in serbo qualche altra sorpresa dopo l’estate. Nessuna anticipazione, ma solo un commento di chiusura sugli ormai 12 episodi per raccontare l’estate del 1982: “Non faccio podcast per moda. Dopo il coma ho accettato preparatori atletici e riabilitatori per tornare a camminare con le mie gambe, ma non logopedisti: dovevo riprendermi la voce da solo. Mi chiamavano “The Voice” e ricominciare da dove ero partito con la radio era ciò di cui avevo bisogno per sentirmi davvero vivo… Vito!”.
Matteo Carraro