Questo è uno di quei giorni in cui essere tifoso del Varese fa bene al cuore, colmo d’orgoglio, e alla mente, ricca di ricordi. Già, perché ci sono partite che entrano di diritto nell’immaginario collettivo e quella che vogliamo celebrare oggi è sicuramente tra quelle. Era il 6 ottobre 1974: il Varese di Peo Maroso ospitava l’Inter di Luisito Suarez e si imponeva con un perentorio 2-0 di fronte a uno stadio Ossola in totale visibilio.

Giacomo Libera (nella foto in evidenza) e Giannantonio Sperotto firmarono il successo in quella prima giornata di campionato che rivedeva, purtroppo, per l’ultima volta i biancorossi in Serie A. Sono passati 48 anni, ma Ernestino Ramella ricorda molto bene quella storica giornata: “Come potrei dimenticare, in panchina eravamo solo in due più il portiere! (ride, ndr) Scherzi a parte, fu una grandissima emozione. Arrivavamo dalla vittoria della Serie B, eravamo un gruppo coeso e avevamo l’appoggio costante del patron Giovanni Borghi, sempre presente fuori dagli spogliatoi, la prima persona che incrociavamo prima di ogni match. Erano altri tempi…”.

I biancorossi, guidati dal mitico Maroso, sorpresero un’Inter che non viveva più i fasti del decennio precedente, ma era comunque una buonissima squadra: “Assolutamenteconferma Ramella, era un team che univa esperienza e gioventù. Basti pensare a nomi quali Mazzola, Facchetti, Oriali, Boninsegna, Bordon… Per un ragazzo di vent’anni com’ero io, incontrare quei campioni rappresentava un sogno ad occhi aperti. Anche noi, però, sapevamo farci valere e quel pomeriggio lo dimostrammo. L’Ossola era un catino stracolmo quel giorno, non c’era un singolo posto disponibile per sedersi, ma a dire il vero facevamo il pienone in quasi tutte le partite. Vincere contro l’Inter fu fantastico e per me, cuore rossonero, ancora di più”.

Ramella riuscì fortunatamente a prendere parte alla festa biancorossa subentrando proprio a Libera nella ripresa, nonostante le sostituzioni non fossero così scontate all’epoca: “Ora gli allenatori possono contare su di un’intera squadra in panchinaspiega Ramella, ma all’epoca uomini e cambi erano limitati. Nella fattispecie, c’eravamo io come attaccante, Bruno Mayer che doveva ricoprire all’occorrenza sia ruoli di centrocampo che di difesa e infine Della Corna come portiere. Probabilmente quelle regole e la chiusura delle frontiere applicata a partire dal 1966, favorivano il debutto dei giovani. I club lavoravano molto sullo sviluppo dei settori giovanili, perciò si doveva necessariamente puntare sulle nuove leve. Con la riapertura ai mercati esteri prima e la Sentenza Bosman poi, il mondo del calcio ha preso altre strade”.

La forza di quel Varese si concentrava nella qualità del collettivo, compatto e affiatato proprio come voleva Giovanni Borghi: “Quando eravamo giovani racconta Ramella, il presidente ci faceva stare tutti al Collegio De Filippi: calciatori cestisti, pugili, tutto l’universo sportivo giovanile di Borghi sotto lo stesso tetto. Credo che il 90 per cento di coloro che passarono dal De Filippi all’epoca, poi divennero professionisti nei rispettivi sport. Io, ad esempio, condividevo la camera con Giampiero Marini e Claudio Gentile, che oltre a diventare grandi calciatori, si laurearono campioni del mondo nel 1982”.

Lo sport era sì importante, ma i ragazzi del collegio dovevano garantire risultati di rilievo anche in altri ambiti: “Borghi e i suoi collaboratori controllavano personalmente le pagelle di ciascuno di noi, era molto importante che andassimo bene a scuola e ci comportassimo educatamente. Credeva molto nei rapporti umani e questa caratteristica la trasmetteva a noi giovani”.

Sensazioni e ricordi di un calcio genuino, apparentemente lontano, ma al quale possiamo ancora collegarci grazie ad un singolare record detenuto da Ernestino Ramella, tuttora imbattuto: “Io ed Egidio Calloni siamo gli ultimi ad aver segnato le reti decisive per la promozione del Varese in Serie A (Varese-Catania 2-0, 9-6-1974), ma è mio l’ultimo gol in una vittoria dei biancorossi nel massimo campionato. Ospitammo la Sampdoria, vincemmo 4-0 e siglai la marcatura finale (Varese-Sampdoria 4-0, 9-2-1975). Naturalmente, spero che questo primato possa essere abbattuto in fretta!”.

Dario Primerano

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