Facciamoci le domande e diamoci le risposte. Il Città di Varese deve salire in Serie C? . Mister Gianluca Porro deve essere riconfermato? . Fine dei giochi, e arrivederci alla prossima. Purtroppo, o per fortuna, dare risposte del genere non può essere così semplice e i discorsi delicati di cui sopra vanno analizzati più a fondo. Certamente, di primo impatto, sull’onda dell’entusiasmo dopo il blitz di Sanremo, qualsiasi tifoso biancorosso risponderebbe in maniera affermativa ad entrambi i quesiti che (specifichiamolo) sono e non sono collegati.

SERIE C?

Obbligo e verità. Anche nel momento più buio del suo campionato, il Città di Varese ha sempre dimostrato una cosa: questa squadra poteva giocarsela con tutti. Da qui l’ovvia considerazione: si doveva fare di più. Novara, Sanremese e Casale a bocce ferme partivano con un portafogli più gonfio e pretese più ambiziose rispetto ai biancorossi; eppure il Varese, in un modo o nell’altro è arrivato dove né Casale né Sanremese sono arrivate, alias graduatoria playoff. Il di più è pertanto riferito alla regular season, dato che nella griglia di partenza dei potenziali ripescaggi la società bosina parte leggermente dietro a causa di una media punti piuttosto bassa (anche se ben sappiamo come siano altri discorsi a pesare maggiormente). Di certo, però, una piazza del calibro di Varese che non ha nulla da invidiare a quelle sopracitate, anzi, dopo due stagioni in Serie D deve avere la voglia, l’ambizione e i mezzi per tuffarsi tra i professionisti.

A che Pro? Voglia, ambizione e mezzi potrebbero non bastare. Calcolatrice alla mano sono 720mila euro da sborsare subito per l’iscrizione (300mila alla FIGC, 300mila di fideiussione alla Lega Italiana Calcio Professionistico e 120mila di prima affiliazione in Serie C), cui si aggiungerebbero tutte le spese logistiche necessarie per affrontare un campionato come la Lega Pro e, soprattutto, i costi per l’allestimento di una squadra competitiva. Lo scorso anno si è visto, con tutte le differenze del caso, quanto possa risultare difficile il battesimo in una categoria: piuttosto che fare il salto e rischiare di pagare lo scotto, non sarebbe meglio fare un altro anno in Serie D costruendo una corazzata per vincere il campionato?

MISTER?

Porro-mania. Nove partite, sei vittorie, due pareggi e una sconfitta. Score da leggere però al contrario dato che il ko di Sanremo all’esordio e il pareggio beffa contro l’RG Ticino sono ben presto stati cancellati dalle vittorie, dal bel pareggio di Casale in campionato seguito dal 2-1 in semifinale e, soprattutto, dalla “vendetta sportiva” contro la Sanremese valsa la vittoria playoff. L’arrivo del tecnico classe ’79, più che idee di gioco (per inciso, ci sono anche quelle, e sono dannatamente maniacali a livello di cura dei dettagli), ha portato entusiasmo in un gruppo che doveva essere smosso a livello mentale: la fiducia in sé stessi vuol dire tanto, basti guardare un certo Minaj che da “uomo sbaglia gol davanti alla porta” è diventato un killer dell’area di rigore. I numeri sono a favore di Gianluca Porro: oltre ad un più che doveroso grazie, il tecnico si meriterebbe una conferma indipendentemente dalla categoria.

Il traghetto si ferma? L’umiltà è sempre stata la miglior qualità di Porro ed è proprio questa caratteristica che l’ha portato ad accettare l’incarico di finire la stagione senza nemmeno domandarsi cosa sarebbe successo a giugno. L’accordo era semplice e prevedeva di concludere il campionato con eventuali playoff per poi valutare. Patto rispettato (con lode), adesso si valuta. Per quanto non sia bello usare il termine “traghettatore” la gestione biancorossa di Porro era nata con questa nomea, che il tecnico ha saputo scrollarsi di dosso abbastanza in fretta vestendo i gradi di capitano. Il tecnico ha dimostrato di poter stare in Serie D, e di poterci stare bene; e in Serie C? Di certo parlare con l’entusiasmo ancora fin troppo palpabile non è facile e i giudizi affrettati non fanno mai bene: in primis bisognerà capire la categoria, poi si potrà decidere. Forse Gianluca Porro non è quel nome altisonante che la tifoseria sognava (l’augurio è che possa diventarlo), ma si è dimostrato l’uomo giusto al posto giusto. Non è detto che lo sia anche in futuro perché la gavetta è importante per fare esperienza e Porro dovrà essere valutato anche e soprattutto nei momenti difficili. Chiaro che prima o poi la sua scalata potrebbe portarlo nel professionismo (il suo lavoro a Varese non è certo passato inosservato) ma può darsi che il Varese viri su altri profili magari più esperti. A prescindere dalla categoria.

Matteo Carraro

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