“La felicità sta nelle piccole cose”: una frase probabilmente vecchia come il mondo, ma che mai come nella vita di Alessandro Fusco risulta decisamente azzeccata. Si perché, per quale motivo un ragazzo cresciuto in uno dei settori giovanili più importanti d’Italia, che ha avuto esperienze in Serie C ed in Serie D dovrebbe scegliere ad un certo punto della sua vita di sposare la causa del Caesar in Terza Categoria?

Una decisione fuori da ogni logica per molti, ma assolutamente sensata per Alessandro, che da due anni è diventato allenatore-giocatore del Caesar e che ha voluto raccontarci la sua storia.

Sei stato protagonista in passato in diverse realtà calcistiche importanti. Qual è stato il tuo percorso?
“Ho iniziato da piccolino a giocare al Bosto e una curiosità molto bella è che l’ho fatto insieme proprio all’attuale presidente del Caesar Cesare Orlando, per poi prendere due strade diverse. Da lì ho fatto poi 7 anni nelle giovanili del Milan, fino alla Primavera, per poi andare a Lecco in C2, dove ho trovato Beppe Sannino come allenatore, vincendo il campionato e salendo in C1. Ho fatto poi tanta Serie D, e tanta Eccellenza.

E poi cos’è successo?
“Poi ho capito che il calcio non mi dava più quello di cui avevo bisogno e a 29 anni ho deciso di smettere. Questo, lo sottolineo, non tanto perché non mi piaceva giocare, anzi, ma proprio perché mi piaceva troppo: il mio primo anno in Eccellenza l’ho fatto alla Solbiatese, insieme ad un allenatore che prendeva le cose così come andavano, mentre io sentivo di aver bisogno di altro. L’anno successivo sono poi andato alla Virtus Verbania ed ho trovato un allenatore, Lucio Brando, che era un fenomeno: allenava una squadra di Eccellenza come se fosse una di Serie A. Ecco, quell’anno lì mi sono trovato benissimo ed è stato magnifico. La stagione dopo lui si è trasferito alla Juve Domo a Domodossola, ed io l’ho seguito nonostante fosse un bel pezzo di strada. Dopo di che è stata chiamato in Serie C, perché comunque era un allenatore bravo, e io ho trovato un’altra squadra di Eccellenza, ritornando però al punto di partenza. Mi sono quindi detto che forse un allenatore come lui è un’eccezione e che la regola dell’Eccellenza è che il calcio si vive in questa maniera un po’ approssimativa”

Dopo questa tua scelta sei però comunque rimasto nel mondo del calcio ma in una nuova veste, giusto?
“Si, esatto. Ho iniziato a lavorare con un mio vecchio procuratore, andando in giro con lui e con la sua società. Dopo un paio di anni mi sono messo in proprio e continuo a farlo tutt’ora come mio lavoro principale: mi piaceva l’idea di prendere dei ragazzi, seguirli nel loro percorso di crescita calcistica ed umana fin da giovani ed accompagnarli, esserci nei momenti di difficoltà ed in quelli belli. Ho iniziato prima come procuratore di ragazzi vero e proprio, per poi spostarmi ora più come intermediario di squadre ed agenti”

Con il tuo curriculum, tuttavia, immagino che di richieste in questi anni non te ne siano mancate. Perché quindi hai scelto di ricominciare proprio dal Caesar e dalla Terza Categoria?
“Io penso che le persone facciano la differenza, al di là delle categorie. Ho conosciuto un po’ di persone che c’erano in questa realtà, uno su tutti il presidente Cesare Orlando, il quale ha veramente una passione incredibile, il talento pazzesco di far diventare oro tutto ciò che tocca e che quando ha un sogno lo insegue e lo porta a termine. Così ha fatto con il Caesar e così ha fatto con me, facendomi appassionare anche alla Terza Categoria. All’inizio la cosa era partita come un “vengo quando posso” per via del lavoro, ma in realtà in due anni che sono qui non ho saltato un allenamento, e questo perché quello che ho trovato qui al Caesar è un qualcosa che non ho mai trovato nemmeno nelle realtà di Eccellenza, ed era quello di cui avevo bisogno: gente che ci tiene a fare qualcosa perché lo vuole davvero, con la passione, l’impegno e la voglia di raggiungere un obiettivo insieme. Il motivo è dunque questo, perché è una cosa che mi fa stare bene nella vita, e che per come sono fatto io, ha totalmente senso”

Il tuo è un ruolo non usuale di allenatore-giocatore. Come ti stai trovando?
“Non l’avevo mai fatto e sinceramente non pensavo neanche di allenare, perché secondo me è una cosa veramente difficile: quando hai 25 teste diverse che pensano ognuno di avere ragione, e devi provare a mettere insieme 25 ragioni diverse non è facile. Poi però, quando conosci le persone, le cose cambiano ed essendomi affezionato alla squadra, quando mi hanno chiesto di provare a mettere insieme tutte queste teste ho accettato la sfida. Non è stato semplice, ci sono stati momenti difficili, a maggior ragioni se perdi le prime due partite di campionato e quelle teste poi esplodono. Poi però abbiamo trovato l’approccio giusto ed adesso diciamo che siamo una squadra affiatata, che va nella stessa direzione e che soprattutto ha fatto trovare ad ognuno il suo ruolo”

Sul campo, specialmente da ottobre in poi, in effetti queste cose si sono viste…
“Si perché la squadra era nata con coraggio nel 2020, un anno in cui le persone disposte ad investire su una squadra di Terza erano poche. Abbiamo iniziato, fermandoci però quasi subito, cambiando poi molto in estate, quindi con un gruppo totalmente nuovo e che poco si conosceva in campo. Quando vai a giocare contro realtà molto più collaudate è normale fare fatica all’inizio. Noi però abbiamo saputo trovare la quadra in fretta, perdendo si 3 partite nelle prime 4, ma non sbagliandone più una fino alla fine del girone d’andata. Il girone corto diciamo che non ci aiuta, perché quei 2 mesi persi all’inizio complicano le cose, però adesso ci sono ancora 10 partite e il nostro obiettivo è quello di provare a salire di categoria tramite i play-off. Ci credo, anche perché nelle squadre che ho visto non ho trovato la passione che si respira qui. Tra l’altro, il pres vorrebbe farci anche una serie tv…”

La ripresa è ormai alle porte, che ambizioni ci sono in vista di un girone di ritorno che vi vedrà esordire già con un match complicato contro la France Sport?
“L’inizio con la France Sport non è di certo tra i più facili: loro sono una squadra che gioca insieme da tanto, si conoscono, giocano bene a calcio, hanno un ottimo allenatore e sono molto organizzati. La partita d’andata siamo stati superiori noi per 80 minuti e per 80 metri di campo, mollando però nel finale. Il nostro obiettivo per la prima partita, così come per tutte le altre 9, è provare a vincerle tutte, perché con 15 punti nel girone di andata per provare ad arrivare ai play off dovremmo cercare di fare altri 20\25 punti in 10 partite. Sembrerà banale ma il modo per farlo è pensare a domenica dopo domenica, quindi iniziare già dalla France Sport, per poi pensare alla partita dopo e così via”

Francesco Vasco

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