Cosa vuol dire fare ozono-terapia? Quali benefici posso trarne? Perché rivolgersi a questo trattamento? Sono domande lecite e che possono aprire un mondo veramente importante, interessante e benefico, rispetto a questa tecnica che è in grado di fornire nuovo benessere a tante persone.

Per poterne giovare però, bisogna affidarsi a professionisti come il Dottor Roberto Zaffaroni, ozonoterapeuta al Centro Polispecialistico Beccaria di Varese, che ci descrive in maniera dettagliata ed approfondita in cosa consista la terapia a base di ozono.

Cos’è l’ozono-terapia?
“E’ una tecnica che sfrutta un gas presente in natura e viene usata fondamentalmente per contrastare il mal di schiena o la sciatalgia o una problematica di tipo cervicale; per risolvere il problema delle ulcere venose ed infine nella tecnica GAET, dove il sangue funge da mezzo di trasporto per far entrare l’ozono nell’organismo”.

Più specificatamente, cos’è la GAET?
“Innanzitutto il nome, GAET significa grande auto emo trasfusione. E’ una terapia che si utilizza sia per i pazienti sani sia per coloro che hanno patologie autoimmuni, fibriomialgia e sintomi da long covid, che si presentano come un forte senso di stress. L’ozono rigenera i tessuti e aumenta le prestazioni dell’organismo. Questa terapia permette di latentizzare dei processi in atto nel nostro organismo e dona un senso di benessere al paziente: gli permette di dormire meglio, percepisce molto meno il dolore, perché vengono spenti i fossi infiammatori presenti in quel momento, combatte tutti i dolori di tipo artosico e la stanchezza cronica. Insomma, va ad agire su tutte quelle situazioni in cui l’ossigenazione a livello viscerale e muscolare viene meno. Riusciamo ad arrivare negli angoli più nascosti nel nostro organismo, modificando la struttura del globulo rosso, rendendolo più malleabile e capace di insinuarsi nei capillari dove solitamente non riesce ad arrivare”.

Come avviene questa terapia?
“La terapia può avvenire sia a livello venoso che iniettivo. A livello venoso vengono prelevati 150cc di sangue, poi ozonizzati, che a caduta rientrano nell’organismo, mentre per quanto concerne il metodo iniettivo, utilizzato sulle ernie, si va ad iniettare l’ozono nella zona del dolore. Il trattamento con trasfusione dura una trentina di minuti, quella infiltrativo una decina”.

Quante sedute devono essere svolte per avere beneficio?
“Tutto dipende dal tipo di problematica che si deve andare a curare. Per una di tipo patologico si può arrivare fino a 5-6 sedute, una volta alla settimana, se invece si decide di fare la terapia perché ci si sente particolarmente stanchi solitamente si fanno 3 sedute una volta alla settimana, seguite poi da un richiamo dopo 4 o 6 mesi”.

Chi sono i pazienti che decidono solitamente di rivolgersi a voi per questa terapia?
“Pazienti di tutte le età. Le controindicazioni assolute sono per la minore età e la gravidanza. Per la parte sistemica ci sono poi controindicazioni per chi soffre di anemie come favismo, stereocitosi, anemia falciforme e tiroide scompensata”.

Ha detto che l’ozono-terapia è una tecnica che viene utilizzata per curare anche il long covid. Avete riscontrato quindi pazienti che si sono rivolti a voi post pandemia per curare i sintomi della patologia?
“Assolutamente sì. Come dicevo prima l’ozono-terapia permette di combattere la stanchezza cronica che è uno dei sintomi più forti del long covid. Devo dire che ci sono ottimi risultati. Inoltre ci tengo a sottolineare che si tratta di una tecnica che non si può utilizzare a livello sportivo, in quanto è considerata come doping, perché va ad influire sulle prestazioni, quindi i professionisti non possono beneficiarne”.

Alessandro Burin

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