È arrivata, con 90’ d’anticipo, ciò che a Busto Arsizio sponda Ardor aspettavano dall’inizio di questa stagione. Grazie infatti al successo per 2-0 contro la Cedratese, i biancoazzurri si sono guadagnati la matematica certezza del primo posto e dell’automatica promozione in Seconda Categoria.

Un traguardo meritato settimana dopo settimana dalla formazione bustocca, che dalla metà novembre ha pian piano cambiato la propria mentalità. Un periodo non casuale, perché ha conciso con l’arrivo in panchina di mister Davide Airoldi, che con il suo lavoro ha saputo piano piano cambiare la mentalità del proprio gruppo, inanellando vittorie su vittorie, fino a quella di domenica scorsa che è valsa la conquista del titolo. Ed è proprio con lui che abbiamo parlato, per scoprire i segreti, le sensazioni ed i piani di quest’Ardor finalmente campione.

Partiamo dal gruppo che ha saputo arrivare a questo straordinario traguardo, cosa si può dire dei tuoi ragazzi quest’anno?
“Questo è un gruppo molto giovane, una caratteristica che secondo me ha inciso nel finale, perché non era abituato ad essere lì a lottare per qualcosa; quando abbiamo perso con il Torino Club infatti, era più la paura di vincere che quella di perdere ciò che ci ha bloccato. Ad ogni modo, su 9 partite del ritorno e le ultime 3 del girone d’andata abbiamo avuto solamente 2 sconfitte, abbiamo il miglior attacco e la seconda miglior difesa, quindi cosa posso dire? Bravi ai ragazzi ed anche alla società, che nonostante sia una società di Terza è assolutamente ben strutturata, con le idee ben chiare con uno staff buono che non c’è nemmeno in altre categorie. Penso che questo campionato sia il giusto premio per il servizio di tutti”.

Come hai già anticipato, la chiave di svolta per voi sono state le ultime partite dell’andata ed un girone di ritorno in cui avete raccolto 8 vittorie su 9, che è poi coinciso più meno con il suo arrivo in panchina. Cosa ha fatto per avere un così netto miglioramento?
“Quello che ho visto è stato un cambio a livello mentale, i ragazzi non erano scarsi prima, ma avevano bisogno secondo me di una spinta diversa, e purtroppo nel calcio si fa prima a cambiare un allenatore che 22 giocatori. Io ho provato a creare un gruppo sia fuori che all’interno del campo, che è la cosa principale se si vuole vincere in qualsiasi. Essere in Terza e vedere agli allenamenti 22 persone poi è anche il simbolo di questa mentalità, perché lo sappiamo non è facile giocare in Terza e soprattutto avere gli stimoli per andare ad allenarsi in Terza. Si dice che è banale giocare in questa categoria, però anche qui per vincere bisogna lavorare, e questi ragazzi si sono messi sotto nel farlo. Ed infine, sono contento poi di aver rivitalizzato in questo modo anche qualche giocatore che si stava un po’ perdendo”.

C’è qualche nome in particolare?
“Non volevo fare nomi, ma uno su tutti è sicuramente Luca Massaro, però penso anche a ragazzi come Lorenzo Mischiatti, Mouchammir Omar, Mouchammir Souffiae, Jonathan Sicuto, Alessio Cannizzaro, insomma un po’ tutti hanno fatto il salto di qualità a livello mentale. Tuttavia Massaro è stato quello che quando sono arrivato quasi mi si diceva di non farci affidamento; io tuttavia mi sono impuntato perché le qualità erano evidenti e volevo provare a lavorarci, ed è stato bello vedere che è stata una scommessa vinta”.

C’è stata una partita chiave della stagione secondo lei?
“Quella giocata in casa contro l’Angerese, dove abbiamo vinto 3-1. Perché in quel momento erano i primi in classifica, eravamo alla 4^ del girone di ritorno, quindi all’inizio delle sette partite consecutive con vittoria, quindi secondo me vincere quel giorno ha dato quella consapevolezza in più rispetto alle altre partite. Sapevamo di essere forti, e li è scattata quella voglia di rincorrere il primo posto, quello stimolo in più che ci ha fatto fare il salto di qualità”.

Quali sono le ambizioni per l’anno prossimo in Seconda Categoria?
“Sicuramente far bene, non tornare indietro, perché penso che per una società come l’Ardor la Seconda sia la categoria minima da affrontare. Secondo me i ragazzi sono validi e con qualche innesto in più poi secondo me si può fare ancora meglio di quest’anno. Diciamo che poi ci possiamo muovere qualche settimana prima su questo fronte, avendo già vinto il campionato, e quindi magari si riesce a portare qualche giocatore subito”.

Vi state già muovendo a riguardo?
“Di ufficiale non c’è ancora niente, anche perché comunque siamo in tanti in rosa e dovremmo sicuramente prima sistemare le situazioni interne. Una volta fatto questo vedremo dove ci sono un paio di tasselli da inserire”.

E per quanto riguarda la panchina invece, si vedrà ancora mister Arioli sulla panchina dell’Ardor l’anno prossimo?
“Con la società non abbiamo ancora parlato, abbiamo solo messo delle piccole basi, anche perché fino ad ora eravamo concentrati sul finire la stagione al meglio. Quest’anno si è lavorato bene, abbiamo vinto e ci siamo divertiti, però è anche giusto e corretto che tutti facciano le giuste valutazioni, specialmente quando hanno un risultato in mano”.

Domanda finale, c’è una dedica per questo successo?
“Questo è il mio primo titola da mister, e lo dedico a mio figlio che è nato due anni fa. A lui e a tutta l’anima Ardor che c’è in tutti i dirigenti, perché si vede proprio che sono una famiglia e si meritano questo successo”.

Francesco Vasco

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