Riparte oggi, giovedì 14 luglio, la campagna abbonamenti della Pallacanestro Varese Restart Together e con essa anche quella associativa del Trust dei tifosi biancorossi de Il Basket Siamo Noi.

Dopo il successo della prima fase della scorsa settimana così, tanti più tifosi biancorossi potranno far proprio il titolo di accesso non solo al palazzetto quanto alla realtà dei tifosi più caldi e vicini alla OJM, entrando a far parte del trust che pochi giorni fa ha festeggiato i 6 anni di vita, dal 14 al 23 luglio.

Un compleanno importante che arriva in un’annata in cui nella rivoluzione portata da Luis Scola ai piedi del Sacro Monte cambierà anche il ruolo stesso del Basket Siamo Noi, che assumerà una centralità sempre più importante nel progetto.
Di questo e di tanto altro abbiamo parlato con il presidente dell’associazione Umberto Argieri.

Presidente vorrei partire dal compleanno di qualche giorno fa chiedendole come il trust è arrivato a questo 6 anni di vita?
“C’è stata un’evoluzione che è anche un po’ una rivoluzione. Siamo partita 6 anni fa con un progetto che basava tutta la sua forza sull’impulso, coinvolgendo i tifosi per la prima volta nella realtà concreta della società, facendoli essere protagonisti di una svolta a livello finanziario; 5000 tifosi che lasciano 100 euro diventando proprietari del 5% della società e sostenendola più del main sponsor. La forza dirompente di quel messaggio lì ha avuto una fiammata iniziale ma si è un po’ frenato nel corso degli anni. O c’è una motivazione forte, come può essere quella di salvare la società, che smuove passione e coscienze e attiva la tifoseria ma se no, come nel nostro caso, ci sono stati numeri interessanti ma che ci hanno portato a riflettere sul senso da dare a questa associazione. Si è spostato l’asse delle attività e abbiamo iniziato a lavorare ad un progetto nel medio-lungo periodo e oggi raccogliamo i frutti degli ultimi 4 anni di lavoro. Fare tanto per società, tifosi e portare la Pallacanestro Varese al centro della vita sociale ed economica della società, coinvolgendo quante più realtà possibili è stato il nostro mantra. Riprendere tanti fili e unirli in un tutt’uno. Il tutto basato su una grande base di relazioni che permetta di fare rete. Nulla nasce più per caso ma è il frutto di un grosso lavoro”.

Tra i tanti progetti che avete portato avanti c’è quello in collaborazione con Italian Districts, sfociato poi in AmiAmo Varese. Ad un anno dalla sua nascita, quali sono i riscontri ottenuti?
“Tracciare il bilancio di un progetto così lungo ed ampio dopo solo un anno io penso sia riduttivo e anche sbagliato. E’ un percorso che richiede tempo e soprattutto tanto lavoro, non solo per coinvolgere quante più associazioni possibili, quanto per instaurare nella mente delle persone il meccanismo che serve a muovere tutto. Io penso che essere riusciti a creare una tale fiducia nei promotori di questo progetto al punto di farlo espandere fino alla creazione di AmiAmo Varese sia già un piccolo successo, vuol dire che il terreno è fertile. E’ chiaro però che ci vuole un grande lavoro in sinergia tra tutte le parti per far sì che esso funzioni. Direzionare i propri consumi in realtà specifiche è un qualcosa di nuovo ma che si può fare benissimo senza troppi sforzi. Io da solo quest’anno ho generato un cash move di 700 euro senza fare nulla di straordinario ma solamente direzionando i miei consumi nelle realtà aderenti al progetto. Se come me altre 1000 persone avessero fatto lo stesso oggi ci troveremmo con 700.000 euro in più per la Pallacanestro Varese. E’ un percorso che, ripeto, richiede tempo e impegno ma sono fiducioso potrà crescere sempre più”.

Dall’extra al campo, le prime mosse del mercato della società sono state a livello di staff tencico. La convince la coppia inedita Brase-Galbiati per il prossimo anno?
“Io sono dell’idea che in questo momento se Scola e Arcieri hanno una loro filosofia, che non è solo di gioco ma più generale, devono creare tutte le condizioni per svilupparla al meglio. Se loro pensano che sia Brase, che non conosco, che Galbiati, siano le persone giuste per guidare questo progetto io mi fido di loro al 100%. Se la loro idea è quella di avere un coach americano perché più di chiunque altro può portare in campo al meglio la loro idea di pallacanestro sono felicissimo, per cui ben venga questo arrivo. E’ nostro dovere in questo momento sostenere al 100% quello che vogliono portare avanti Scola e Arcieri”.

Dalla panchina al roster, cosa manca oggi a Varese per fare il salto di qualità?
“Oggi ci mancano ancora i pezzi grossi della squadra, praticamente tutto il quintetto. Quando hai ancora così tante caselle da riempire non si parla più di un singolo o due ma ciò che va azzeccata e l’alchimia poi tra tutti questi interpreti. Se il primo colpo davvero sarà il playmaker ed io non lo so, il resto degli acquisti sarà fatto in base alle sue caratteristiche per farli amalgamare poi in campo al meglio. Credo che ad oggi il giocatore più difficile da trovare sul mercato sia la guardia 2-3 di cui necessità la nostra squadra, che per caratteristiche dovrà essere più che completa e non penso sia una scelta semplice”.

Per concludere le chiedo un commento sull’arrivo del gruppo Pelligra e su quell’entusiasmo nuovo che ha generato l’approdo degli australiani in città..
“Credo che con l’arrivo del gruppo Pelligra ora non abbiamo più scuse. L’entusiasmo che ha generato questa novità e questo approdo non è solo figlio del momento ma è un’onda che va cavalcata da qui ai prossimi anni. C’è un progetto che può riportare davvero in alto, in un’altra dimensione sia la Pallacanestro Varese che tutta la Città Giardino. Ora non ci si può più nascondere, il sostegno deve essere reale, totale e concreto. Dopo anni in cui le prospettive erano sprattutto quelle di cercare di sopravvivere nonostante mille difficoltà, finalmente la via di un nuovo corso è tracciata, si respira un’aria di cambiamento che però va sostenuta, supportata ed incoraggiata ogni giorno. Non dobbiamo pensare che Scola da solo o il gruppo Pelligra possano senza aiuti portare avanti e sviluppare il loro progetto, vanno sostenuti in maniera concreta. La Pallacanestro Varese è un simbolo, un’icona cittadina che tante volte è stata lasciata lì solo come tale, fatta vivere solo sui ricordi della storia gloriosa di questa società e sull’inossidabile passione dei tifosi per essa. Invece io credo che da oggi in poi abbiamo la possibilità di essere protagonisti attivi di una nuova fase storica della nostra amata Pallacanestro Varese e dobbiamo fare tutto quello che è nelle nostre forze per sostenerla e supportarla in tutto e per tutto. Ed è un discorso questo che non faccio solo a livello di tifosi o di trust, quanto di istituzioni cittadine”.

Alessandro Burin

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