Tempo di primo importante esame sul campo per la Pallacanestro Varese che, dopo due sconfitte consecutive contro Brescia e Trento, farà visita alla UNAHOTELS Reggio Emilia sul parquet del PalaBigi sabato 22 ottobre alle ore 19:00.

Una partita che sa di primo snodo stagionale per i biancorossi varesini così come per quelli emiliani, anche loro a due punti in classifica ed alla ricerca di quell’identità di squadra che ancora oggi manca.
Un match che richiama uno dei più grandi ex di questa partita, coach Attilio Caja che, in attesa di una nuova avventura, si godrà la sfida da spettatore, tra quelle che sono state le sue due ultime panchine.

Coach, come sta e cosa sta facendo in questo momento?
“Sto bene. Dopo essermi goduto un po’ di vacanze, ora mi sto dedicando a seguire con passione ed affetto la mia squadra calcistica del cuore, ovvero l’Inter. Per quanto riguarda il basket, sto svariando un po’ tra campionato italiano ed Eurolega, anche se in questo momento seguo più assiduamente dal vivo il calcio. La pallacanestro penso la si possa vedere meglio dalla televisione, potendo analizzare con più attenzione le partite dal punto di vista tecnico”.

Nel weekend una partita di assoluto interesse è quella tra Reggio Emilia e Varese, sue due ex squadre. Che match si aspetta?
“Le partite d’inizio stagione sono sempre difficili da decifrare perché, per un motivo o per l’altro, le squadre non sono ancora così solide e consistenti, mancano di continuità anche all’interno della stessa partita. Sono poche le realtà che fin dall’inizio riescono ad avere una forma ottimale. Sia Varese che Reggio Emilia sono ancora alla ricerca di tali caratteristiche e, non a caso, nelle prime giocate hanno alternato momenti buoni a meno buoni nei 40′. Non essendo ancora al top può succedere di tutto”.

Dopo le due sconfitte con Brescia e Trento a Varese si è iniziato a parlare di poca maturità in alcuni momenti della partita da parte della squadra biancorossa. Lei da esterno che idea si è fatto in merito?
“Mi sembra che Varese abbia un’idea di gioco in cui la parte tattica non sia prioritaria. Si gioca una pallacanestro basata molto sulle individualità dei giocatori, nel senso che ogni atleta ha spazio e autonomia per mettere in risalto le proprie qualità. La tecnica è sicuramente più importante della tattica ed è normale che, così facendo, la squadra giochi senza guardare tanto se il possesso che sta gestendo sia il primo o l’ultimo della partita. Chiaramente ognuno ha la sua idea e la sua filosofia, ma alla fine è sempre il campo che decide; non c’è il Padre Eterno che può giudicare se un’idea di gioco è giusta o sbagliata, nella pallacanestro il Padre Eterno è il campo, l’unico giudice insindacabile”.

Passando a Reggio Emilia in questo momento la UNAHOTELS vive un momento di difficoltà. Secondo lei quanto pesa in questo l’assenza di un giocatore che lei ha sempre stimato come Strautins?
“Sinceramente penso centri poco perché Reggio Emilia ha tante alternative nel pacchetto esterni: Cinciarini, Robinson, Anim, Michele Vitali, anche se adesso è infortunato, e lo stesso Olisevicius che è appena rientrato. Certamente Strautins è una pedina importante, io ne sono il primo estimatore, ma non penso sia la sua assenza il problema. Penso invece che Reggio Emilia debba ancora trovare l’amalgama giusta di squadra, sia da un punto di vista offensivo che difensivo. La squadra è ancora alla ricerca della quadratura del cerchio, ci sono partite in cui all’interno dei 40′ fa cose buone e altre meno e questo è normale per chi in estate ha fatto diversi cambiamenti e deve ancora trovare la propria via. C’è chi riesce a mettere fieno in cascina fin da subito e chi ci impiega più tempo”.

Pensando alla sfida tra Varese e Reggio Emilia mi viene in mente il nome di un giocatore: Vene, Lo scorso anno utilissimo a Varese e che lei avrebbe voluto anche a Reggio. Pensa che il suo apporto manchi oggi alla OJM?
“Vene è un giocatore che ha fatto bene quando è stato con me a Varese sia nella grande remuntada che ci portò al sesto posto finale sia quando l’anno dopo la stagione è stata interrotta per il covid e noi non andammo in Coppa Italia solo per la differenza punti. Lo scorso anno ha dato una bella mano a Varese e, al di là delle mie considerazioni, ha mostrato sul campo di essere un giocatore molto solido, consistente, di squadra, capace di valorizzare i propri compagni. Io penso però che in questo modo di giocare, in questa strategia che ha scelto di seguire Varese, Vene è giusto che non ci sia perché non sarebbe stato un giocatore omogeneo al contesto di squadra. Vene è un giocatore tattico e se tu scegli di fare un gruppo con la spiccata vena tecnica senza badare troppo alla tattica, Vene non è più una pedina così importante. Quindi, secondo me, è molto condivisibile la scelta fatta dalla società di non puntare su Siim; la vedo una scelta logica e coerente con l’impostazione tecnica che si è voluta dare a questa squadra”.

E’ curioso come la sfida tra Varese e Reggio Emilia, se pur a campi invertiti, torni quasi ad un anno di distanza esatto da quella partita che la stagione passata ha cambiato molto, se non tutto, proprio qui a Varese. Alla fine, si può dire che lo zampino di coach Caja nel bene, per i risultati ottenuti in campo quando era nella Città Giardino, che nel male, per i 40 punti inflitti lo scorso anno proprio ai biancorossi, ci sia sempre..
“E’ davvero curiosa come coincidenza, è vero (ride, ndr). Come ho detto più volte è sempre stato un piacere far parte della storia di Varese e penso che in quegli anni abbiamo fatto delle buone cose. Il mio percorso varesino si è concluso con il 75% di vittorie interne e, di questa percentuale, tanti amici scherzando mi dicono che almeno il 50% dei successi erano già acquisiti a metà partita, quando ci trovavamo sopra di +15 o +20. Questo perché la squadra giocava con grande energia e aggressività e si riusciva a spaccare la partita, sorretti e spinti da un pubblico eccezionale e molto caldo come quello di Varese. Mi fa piacere, in tal senso, che siano tornati anche gli Arditi, capaci di dare tanta energia alla squadra: a Varese quando giochi in casa ti sembra che il campo sia in discesa grazie al grande trasporto del pubblico. L’anno scorso, seppur a parti invertite, si è confermata questa mia tendenza positiva al Lino Oldrini, perché all’intervallo la partita era già chiusa anche se stavolta ero sulla panchina avversaria e non su quella di Varese. Però, a parte questo, penso la nuova filosofia del nuovo corso societario sia una grande novità non solo per Varese ma per l’Italia intera ed è normale che ci sia grande interesse e curiosità attorno, così com’è per tutte le innovazioni. Penso che le cose vadano giudicate nel tempo, almeno 10-15 partite, dandosi però degli step per capire se la strada intrapresa sia o meno quella giusta. Se per andare da Varese a Bologna a metà strada mi trovo a Modena capisco che la strada è corretta, se invece mi trovo a Genova è meglio che mi fermi e cerchi di capire dove abbia sbagliato. Alla fine, tutte le idee possono essere buone, ma bisogna vedere nell’applicazione concreta come si sviluppano, capire se la teoria possa essere applicata alla pratica con buoni risultati”.

Sul suo addio a Varese si è detto molto e tra le tante voci c’è sempre stata anche quella che voleva Scola come uno dei principali fautori del suo esonero: è vero, o il suo rapporto con l’attuale AD di Varese è stato buono in quelle prime settimane di lavoro ormai più di due anni fa?
“In merito a questo bisogna raccontare bene come sono andate le cose. La prima telefonata che il procuratore di Scola fa a Varese per capire la fattibilità dell’arrivo di Luis la fa a me. Poi è chiaro che nel prosieguo della trattativa la figura di Bulgheroni è stata fondamentale. Io di Scola come giocatore non mi posso assolutamente lamentare, anzi, durante quel periodo passato insieme è sempre stato un giocatore tra i più attivi e ben predisposti durante gli allenamenti, un esempio per i compagni ed un grande lavoratore. Quando un allenatore si trova un giocatore così come fa ad essere scontento? Poi è chiaro che con lui, visto anche il suo background, c’era un normale confronto sulle questioni tecnico-tattiche, come deve essere una dialettica tra coach e giocatore. Io ho allenato giocatori di grandissime qualità e profili e ci sono sempre stati confronti, situazioni che uno vede in un modo o nell’altro. Se c’è la volontà di farle andare avanti insieme un modo si trova, ci deve essere la volontà di un punto d’incontro”.

Tornando all’attualità, le chiedo un pronostico sulla gara di sabato, chi vince secondo lei?
“Difficile. Diciamo che Reggio Emilia, giocando in casa e venendo da due sconfitte, ha una necessità superiore di trovare i due punti e quindi mi aspetto che da un punto di vista agonistico abbia qualcosa in più. Varese ha bisogno di fare 40′ di alto livello tecnico con percentuali ottime non avendo poi un discorso tattico o una situazione per imbrogliare le carte con tatticismi. In trasferta fare questo per 40′ è sempre più difficile. Io mi aspetto che Varese potrà fare molto bene in casa mentre soffrirà di più in trasferta e, giocando a Reggio, di conseguenza vedo favorita leggermente la UNAHOTELS”.

Rivedremo Attilio Caja in panchina già quest’anno?
“Penso e spero di sì. Sono 30 anni che o a giugno o in corsa alleno e devo dire che, anche quando sono subentrato a Varese due volte e a Reggio Emilia l’ultima volta, è sempre andata bene. Sono pronto, se si presenta l’occasione alle giuste condizioni, per entrare in gioco. In questo mondo bisogna essere pronti e a disposizione per valutare tutte le diverse situazioni, sempre che queste si presentino”.

Alessandro Burin

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