Partire da zero non è mai facile e nel mare delle incertezze non c’è niente di meglio che rompere il ghiaccio con un’autentica certezza. Il ghiaccio da rompere, metaforicamente parlando, è quello del PalAlbani che da settembre tornerà ad ospitare i Mastini e la certezza giallonera risponde al nome di Alessio Piroso.

L’attaccante classe ’96, reduce dalla sua miglior stagione varesina (33 punti divisi in 19 gol e 14 assist in trenta presenze), non a caso è stata la prima ufficialità del nuovo corso HCMV Varese Hockey: il torinese in maglia 55 può ormai a tutti gli effetti essere considerato un varesino doc, e il biennale su cui ha messo la firma a inizio giugno lo testimonia.

Piroso-Mastini è un binomio destinato a durare nel tempo, accomunato da quell’unico desiderio chiamato vittoria. “Sono felice del contratto biennale – spiega l’attaccante – perché mi conferisce una sicurezza anche dal punto di vista mentale: si tratta di un periodo lungo che mi aiuterà anche a lavorare su di me a livello personale. E poi, non vedo l’ora di poter ricominciare perché la prossima stagione sarà lunga e affascinante, da vivere giornata dopo giornata. La nuova società? Quello che mi ha spinto ad accettare è la fiducia nel progetto: le persone che hanno dato il via a questa realtà hanno le idee chiare su ciò che vogliono fare e l’augurio collettivo è che tutto vada per il meglio”.

Quali sono dunque le aspettative per la prossima stagione?
“Siamo solo all’inizio ed è presto per fare pronostici. La società si sta muovendo bene per allestire una rosa competitiva e a seconda di chi arriverà si potranno definire obiettivi più precisi. Di certo, sia a livello personale che di collettivo la volontà è di vincere e tornare a giocare nella nostra casa ci darà un spinta in più”.

Visto che siamo in tema, cosa significa per i Mastini il ritorno al PalAlbani?
“Non mi permetto di parlare anche per conto degli altri, ma credo non sia azzardato dire che giocare a Varese ci conferisca serenità. Stare nel palaghiaccio della tua città può sembrare una cosa sottointesa, eppure non lo è affatto; la mancanza dell’impianto si è sentita negli ultimi anni, soprattutto dal punto di vista logistico e dello stress mentale. Il pubblico? I tifosi ci sono sempre stati; riabbracciarli al PalAlbani sarà ancora più bello e spero che anche loro si ricordino del febbraio 2020, quando il palaghiaccio era tutto esaurito e letteralmente infuocato per i playoff”.

Cosa ne pensi del ritorno di Claude Devèze?
“Due anni fa con lui abbiamo raggiunto un ottimo livello nonostante il rinnovamento di metà stagione: tra Covid, gente che aveva deciso di prendersi una pausa e nuovi innesti, siamo riusciti a trovare una bella alchimia che è rimasta anche lo scorso anno. Ostacolo dopo ostacolo ci siamo fatti strada fino ad arrivare in semifinale ed è rimasto quel pizzico di amarezza che speriamo di poter cancellare presto; i presupposti per far bene ci sono tutti. Ho avuto modo di parlare con lui il giorno in cui ho firmato e mi ha detto di esser contento della mia riconferma; dal canto mio sono a sua totale disposizione e, come ho già detto, non vedo l’ora di poter ricominciare”.

E del ritorno di Drolet?
“Nulla da dire, se non che sono felicissimo di riaverlo in squadra: avevamo giocato insieme per tutto l’anno e l’alchimia sul ghiaccio era ottima. Parliamo di un combattente, un hockeista esperto che ha sempre la piena visuale del gioco e che davanti alla gabbia non perdona. Al di là delle doti sportive, Francis è un elemento importantissimo per lo spogliatoio perché sa bene quanto sia importante la coesione di squadra”.

Facendo un passo indietro, sei reduce dalla tua miglior stagione in giallonero; rimpianti per com’è andata?
“Zero. Anzi, sono molto contento del gruppo che c’era perché è solo grazie alla nostra unione che siamo riusciti a resistere a tutte le difficoltà e alle mille problematiche che sono emerse; anche a livello personale posso dirmi soddisfatto per i traguardi raggiunti, ma c’è sempre spazio per migliorarsi. Di sicuro anche la prossima stagione non dovrà mancare la mentalità che abbiamo dimostrato di avere: sono paradossalmente rimasto stupito da tutto ciò che abbiamo tirato fuori nei quarti di finale contro Unterland, perché ero convinto che avessimo finito la benzina e invece ce la siamo giocata con la classica grinta da playoff”.

Anche un po’ troppa grinta direi, dato che il parapiglia finale di Egna ti è costato una giornata di squalifica da scontare a inizio campionato…
“I rissoni fanno parte del gioco (ride, ndr), ma se vogliamo guardare un lato positivo anche questa energia deve essere messa sul ghiaccio per arrivare all’obiettivo. Magari la prossima volta eviterò di darci dentro in quel modo…”.

Che livello ti aspetti in campionato?
“Sinceramente non ho guardato il mercato delle altre squadre: non temiamo nessuno. La linea societaria, che condivido appieno, è mirata a mantenere l’ossatura dello scorso anno perché il gruppo c’è ed è già ben rodato, per cui i nuovi innesti si troveranno bene; non appena cominceremo la preparazione inizieremo a pensare agli avversari, sempre però restando consapevoli di quella che è la nostra forza”.

Se dovessi chiederti un obiettivo personale per quest’anno quale sarebbe?
“Fare ancora meglio della scorsa stagione. Non sono uno che si prefissa chissà quali obiettivi, ma voglio solo dare il massimo: punto ad arrivare alla partenza il più preparato possibile dal punto di vista fisico e mentale”.

Sei a Varese ormai da due anni e mezzo; come ti trovi?
“Ormai qui ho messo radici, anche fuori dal mondo dell’hockey: convivo felicemente con la mia ragazza, ho il mio giro di amicizie e sto già costruendo il mio futuro a livello lavorativo. Non potrei essere più contento di così, io da qui non mi muovo”.

Matteo Carraro

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