Tanti, anzi tantissimi anni di calcio, grazie ai quali si è saputo far conoscere ed apprezzare da moltissime squadre di tutta la provincia, con il suo credo calcistico che è ormai diventato un mantra nel momento in cui deve approcciarsi ad un nuovo incarico: “serietà della società e unità nello spogliatoio”.

È così che Mario Zanotti ha costruito la sua lunga carriera da allenatore, ed è sempre così che si è presentato nel momento di scegliere Brebbia, subentrando intorno alla metà di novembre, come sua ulteriore tappa di un percorso che in passato l’ha visto guidare tra le altre Bisuschio, Ceresium, Biandronno e Casorate.

Partiamo dall’attualità mister, con la decisione del CRL di slittare l’inizio dei campionati a febbraio, con la Terza Categoria che dunque dovrebbe ripartire nel weekend del 13 febbraio. La reputi una decisione giusta?
“Direi di sì, direi anche che sia una cosa abbastanza ovvia vista la situazione, ritengo sia inutile riprendere a giocare con tutti i problemi annessi e connessi. Poi noi non siamo professionisti, quindi a questo vanno poi aggiunte le normali problematiche di gestione di una squadra di Terza Categoria, ma penso che il discorso valga anche per la Seconda e per la Prima, a cui si affianca poi tutto il resto, tra lavoro e vita privata. Quindi direi che sia una cosa giusta sospendere”.

Sei subentrato in corsa alla guida di questa squadra, cosa ti ha spinto ad accettare?
“Ho parlato con la dirigenza e ho chiesto informazioni prima di tutto sulla società e sullo spogliatoio, che reputo le due cose più importanti. Mi hanno assicurato di quanto la società fosse assolutamente seria, e soprattutto di come lo spogliatoio sia uno spogliatoio molto unito, dove si può lavorare bene e quindi ho deciso di accettare molto volentieri. In ogni mia esperienza, prima che chiedere chi fossero i giocatori a me è sempre interessato sapere queste due cose: società e spogliatoio”.

Si può dire che il tuo arrivo abbia dato subito effetto, con 4 vittorie in 4 partite. Qual è stato il segreto per entrare immediatamente in sintonia con i ragazzi?
“Il segreto è che lo spogliatoio è molto unito. Naturalmente non erano molto contenti all’inizio, perché quando c’è un cambio di allenatore non si è mai contenti, sia da parte di chi viene esonerato, ma anche da parte della dirigenza e dai ragazzi, è sempre una sconfitta un po’ per tutti. Quindi c’era questa voglia di rivalsa da parte di ognuno, ed io ho cercato di portare semplicemente le mie idee, con il risultato che ora le cose stanno andando bene, avendo vinto 4 partite su 4 di cui 3 fuori casa. Tra queste 4 poi, due diciamo che sono state un po’ più sofferte delle altre personalmente, perché a Bisuschio e a Biandronno ho lasciato in passato più di un pezzetto di cuore, con numerose amicizie che ho vive ancora adesso che sono nate proprio nelle mie esperienze in panchina con loro. Ad ogni modo, siamo riusciti a fare queste vittorie, di cui proprio l’ultima con il Biandronno che è stata un po’ quella spartiacque, perché incontravamo una squadra  prima in classifica fino alla settimana prima. Vincere ci ha la dato una forte spinta morale e la convinzione di avere i mezzi per poter fare molto bene”.

Ha allenato in tante squadre e in tante società, nei suoi tanti anni di calcio. C’è un’esperienza che le è rimasta di più nel cuore?
“Sicuramente quella a Bisuschio nel ‘94, perché quando sono subentrato erano quinti in classifica e poi abbiamo vinto il campionato con uno spareggio contro la Belfortese allo stadio di Masnago, ai rigori; se non mi è venuto un infarto lì, poco ci mancava (ride n.d.r.). Quello è sicuramente il ricordo più bello, infatti quando siamo andati a giocare a Bisuschio sono entrato nello spogliatoio della squadra di casa e ne ho approfittato per fare un giretto ed i bei ricordi sono affiorati tutti”.

Parlando invece della qualità della rosa, questa squadra ha dimostrato fin qui di avere tanti giocatori come Borgese, Sottocorna, Bouraya Noureddine e Azeddine che hanno saputo garantire un buon apporto di gol. C’è qualche giocatore che l’ha colpita particolarmente in questo primo periodo?
“Borgese è quello che mi ha stupito più di tutti; mi dicevano che prima giocava poco, ma per me è uno che fa la differenza, poi talmente bravo anche come ragazzo che sicuramente non posso che parlarne bene. Però devo dire anche che ad esempio, nell’ultima partita a Biandronno, la differenza l’hanno fatta quelli che sono subentrati nel secondo tempo, perché era una partita difficilissima in cui siamo rimasti poi anche in 9 e chi è entrato ha saputo farci conquistare un successo preziosissimo. Poi dopo è ovvio che in squadra ho qualche giocatore che non appartiene a questa categoria, però sono fondamentali anche i ragazzi che entrano e che danno tutto e di più per la squadra, senza una mezza polemica: è grazie a loro che alla lunga si riesce a fare il salto di qualità”.

Concludendo, che Brebbia si rivedrà il 13 febbraio? Uno che punterà solamente ad un piazzamento play-off o che invece ha per la testa un obiettivo più grosso?
“Quando sono arrivato c’era qualcuno che mi diceva che bisognava rivedere gli obiettivi, che i play-off non erano possibili. Ovviamente dopo due partite si sono ricreduti un po’ tutti. Adesso per fortuna questa sosta ci aiuterà a recuperare parecchi infortunati, poi giocheremo partita per partita. In Terza Categoria se vuoi fare la differenza devi vincere tutte le partite, non ci sono storie. Noi torneremo in campo cercando di vincerle tutte, poi dopo alla fine tireremo le somme. Penso che comunque l’importante sia credere in qualcosa di importante; quando sono arrivato, come detto, non c’era nessuna convinzione, mentre ora si sente che c’è la consapevolezza di essere una squadra che potrà dare fastidio a tante”.

Francesco Vasco

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