Solo i portieri sanno cosa significa davvero il profumo dell’erba. Gli altri calciatori non ne hanno idea. Perché loro sull’erba corrono, al massimo ogni tanto scivolano oppure, oggi, si rotolano un po’. Ma il portiere no. Il portiere ci lavora con l’erba. E praticamente ogni suo gesto, ogni suo intervento finisce sempre allo stesso modo, con il naso dentro l’erba“.

Fabio Pilotti da questa annata sportiva difende i pali della Castellanzese. Portiere classe 2002, cresce calcisticamente nei vivai di Chievo e Brescia. Nonostante la giovane età, nel corso della sua carriera, ha già collezionato molteplici presenze in Serie D vestendo la maglia dello Sporting Franciacorta (70 apparizioni totali con la maglia granata); per lui anche un passato nel Vobarno in Eccellenza.

Cosa ti ha spinto a sposare il progetto neroverde quest’anno?
“Finito lo scorso campionato ho parlato sia con il direttore che con il mister; mi è stato detto che si volevano prendere pochi gol e provare a fare tanti punti, così ho subito accettato. Castellanza è un ambiente positivo, mi trovo benissimo con tutti, dai compagni al resto dello staff”.

Attualmente la Castellanzese ha 15 punti, cosa ne pensi della stagione e della rosa neroverde?
“La rosa è assolutamente buona; abbiamo cominciato molto bene il cammino, poi abbiamo avuto un attimo di stallo e abbiamo raccolto meno di quanto seminato…Ma ora cominciamo a fare più punti possibili”.

Settimana scorsa la Castellanzese è tornata al successo e ora sono due i risultati utili consecutivi. Domenica arriva una vera e propria corazzata, la Sanremese…
“Secondo me non c’è un vero e proprio modo per affrontarla. Bisogna scendere il campo con la testa e la giusta aggressività, se ascoltiamo e giochiamo come vuole il mister è difficile batterci. Concentrazione è la parola d’ordine”.

Spesso e volentieri inciti la squadra e dai indicazioni, facendoti sentire a dovere. Quanto è e sarà importante l’unione che si sta consolidando con i compagni?
“È tutto, senza quella non puoi giocare”.

Quando e come hai capito che il tuo ruolo fosse a difesa dei pali?
“Da piccolo avevo cominciato fuori, ma mi piaceva essere e fare qualcosa di diverso dagli altri: ad esempio mi tuffavo tantissimo. Avevo 7 anni quando mi hanno messo in porta per la prima volta e da lì non mi sono più mosso”.

Martina Crosta

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