Quando parli di Cecco Vescovi parli di un pezzo di Varese, che sia la pallacanestro o che sia la città, in un legame indissolubile che nemmeno il passare degli anni potrà mai sciogliere.

Un legame d’amore passato dal campo alla scrivania e che rimane nella memoria e negli occhi di chi ha vissuto le gesta del Cecco giocatore, capace di incarnare in sè una generazione intera, capace di compiere con gli altri suoi compagni del ’99 il pezzo più bello di storia recente della Pallacanestro Varese.

Una storia recente, quella del Vescovi dirigente, che porta il nome di GEAS, società di basket femminile di Sesto Giovanni che milita nel campionato di Serie A, di cui è diventato General Manager lo scorso 20 aprile, riprendendo quel filo che si era interrotto a Varese nel 2014-2015 dopo le sue dimissioni.

L’avventura in GEAS è solo l’ultima di una storia davvero lunga quella tra Vescovi e il basket, che oggi lo vede lontano da Varese ma che in futuro chissà che non possa riservare anche un ad oggi inaspettato ritorno.

Cosa l’ha spinta ad accettare il ruolo di General Manager alla GEAS?
“Sono venuti a cercarmi loro, approcciando nella maniera giusta. Mi hanno fatto conoscere l’ambiente, ho visionato un paio di partite nell’ultima parte di stagione, mi hanno fatto un quadro della società ma soprattutto mi hanno illustrato il progetto e definito gli obiettivi che vogliono raggiungere. Alla fine io penso che contino anche le persone che si incontrano, mi sono trovato subito bene sia con Cinzia Zanotti che è l’allenatrice che con la Di Cavallini, che era la GM. Ho trovato due persone estremamente competenti, concrete e che non fanno voli pindarici, un po’ come me. Ragazze umili, che lavorano in silenzio ma con grande professionalità. Hanno preso questa società in un momento quasi drammatico e l’hanno riportata in Serie A, tenendo sempre sotto occhio i conti e l’organizzazione. In più, sono riuscite a dare anche un’ottima struttura al settore giovanile che è sempre stato molto prolifico in questa società. Mi hanno convinto con il loro modo di fare, pensare e con gli obiettivi che speriamo di poter raggiungere”.

Come vede lo sviluppo del basket femminile nel panorama sportivo italiano?
“Io penso che sia un movimento in grande crescita. Io vivo questo mondo nel quotidiano, sia lavorativamente che personalmente, avendo una figlia che gioca a Gavirate. Questo sviluppo è dato anche dalle società di basket maschili che stanno portando sotto le loro ali sempre più anche le realtà femminili. Questo fa aumentare la competizione, le competenze e il livello generale del torneo. Di conseguenza tutto ciò porta ad accrescere anche il livello di visibilità del campionato, la Lega Basket Femminile sta lavorando in questo senso e penso ci siano ottime prospettive per il futuro. Se poi anche la Pallacanestro Varese dovesse davvero anche lei inglobare la femminile nel nuovo assetto societario e di squadre, sarebbe davvero importante per tutto il movimento”.

Andando invece sulla Pallacanestro Varese, come vede la squadra costruita quest’anno e più in generale pensa che la nuova filosofia impostata da Scola e Arcieri possa essere vincente?
“Non è mai facile valutare da fuori cambiamenti così grossi, anche perché sotto ci sono dinamiche che solo chi le vive da dentro può conoscere. Sul roster costruito non posso esprimermi granché perchè non ho seguito molto, l’unica cosa certa è che poi il giudice insindacabile di tutto il lavoro svolto è il campo, che ti dà le risposte, ti fa cambiare strategie e pensieri, alla fine si è sempre legati al risultato. Bisognerà vedere la forza che avrà la società di portare avanti le proprie idee anche nei momenti difficili, sperando non ce ne siano o ce ne siano pochi, con la consapevolezza che in una stagione di periodo di no ce ne sono sempre e vanno affrontati nella maniera giusta”.

L’anno scorso nel momento di massimo trambusto in casa Pallacanestro Varese era uscito anche il suo nome tra i papabili per rientrare in società. Ci sono mai stati davvero questi contatti con Scola? Un giorno le piacerebbe tornare in biancorosso?
“Quando accadono situazioni come quelle che sono successe a Varese lo scorso anno spesso e volentieri escono sempre i soliti nomi noti, ma posso dire che non ci fu alcun tipo di contatto. Il mio legame con la città è fortissimo, ci abito, quindi è anche superfluo soffermarci. Per quanto riguarda la possibilità di tornare in società un giorno dico che nel mondo del lavoro ed a maggior ragione nello sport, le persone vanno e vengono, ci sono i cicli, tante cose che cambiano e quindi mai dire mai, però ad oggi non impazzisco all’idea di tornare a Varese”.

Rimanendo in ambito Varese, come vede l’unione storica tra Robur Et Fides e i biancorossi?
“Data la situazione attuale, soprattutto dalla parte roburina, penso che questo accordo sia stato molto importante, visto che le difficoltà da parte dei gialloblu c’erano nell’affronatre il futuro. Questo è un progetto che si è sempre cercato di portare avanti negli anni passati ma poi alla fine risultava sempre difficile arrivare fino in fondo a questa collaborazione. Io credo che la competizione e l’agonismo che c’era tra le due società fosse anche una cosa positiva, perché permetteva di alzare il livello e la qualità da ambo le parti e quindi questo faceva solo bene. Io spero che questo accordo non porti ad un abbassamento di questa qualità e della competitività. Se così fosse sarebbe un peccato perché si perderebbero due poli che, se stimolati, possono dare buonissimi risultati”.

Da Varese alla Nazionale, come vede il nuovo corso targato Pozzecco-Recalcati e se pensa che siano gli uomini giusti per prendere in mano il testimone di Meo Sacchetti?
“Intanto dico che Meo ha fatto un grandissimo lavoro in Nazionale, arrivando a raggiungere risultati stupendi ed inaspettati. Gianmarco ha preso in mano questo testimone a cui cercherà di portare le proprie idee in campo affiancato da Charlie ma è chiaro che chi darà l’impronta al gruppo sarà il Poz. Penso che il gruppo sia buono, gli unici problemi potrebbero riguardare il reparto lunghi, però c’è Gallinari che può giocare da centro, ci sono tante soluzioni sugli esterni, insomma mi sembra un buon gruppo. Biaognerà poi vedere come, al momento della verità, staranno i giocatori cardine come Fontecchio e Datome, oltre al già citato Gallinari. Loro tre sicuramente saranno determinanti negli equilibri del gruppo”.

Alessandro Burin

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