Non c’è inizio di stagione che si rispetti senza la Coppa Italia. Da Nord a Sud, dai dilettanti ai professionisti, essa scandisce i tempi calcistici delle varie società. L’appuntamento con la prima uscita ufficiale per il Città di Varese è fissato per domenica 28 nella suggestiva sfida dell’Ossola che vede impegnati i ragazzi di mister Porro nel derby contro il Legnano valido per il primo turno di Coppa Italia Serie D.

Una sfida affascinante che può caricare i biancorossi verso una cavalcata sì tosta ma non certo impossibile, magari ripetendo l’impresa già riuscita nella stagione 1993/1994. In quell’annata, per contrastare i problemi economici, il presidente dell’epoca Paolo Binda decise di rinunciare alla C2 per iscrivere la squadra al Campionato Nazionale Dilettanti. Una scelta che, seppur drastica, si rivelò vincente in quanto il Varese guidato da Mario Belluzzo riuscì a trionfare su tutti i fronti. In campionato vinse in volata lasciandosi alle spalle il Saronno per soli tre punti tornando così al professionismo in Serie C2, mentre in coppa, dopo un’avvincente semifinale col Tolentino, superò il Civitavecchia nella finalissima. Difficile dire se i biancorossi riusciranno a riportare a casa un trofeo che manca nella Città Giardino da quasi trent’anni, ma in attesa di scoprirlo andiamo a conoscere meglio questa competizione dalla storia complessa.

A differenza della tradizionale Coppa Italia, la cui prima edizione si svolse precisamente cento anni fa con la storica (e finora unica) vittoria del Vado, si dovette attendere fino alla metà del secolo scorso per veder concepito un torneo riservato alle squadre dilettanti. Il primo esperimento si materializzò nel 1957 con la Coppa Ottorino Mattei, così intitolata per commemorare l’allora presidente del Collegio Sindacale in FIGC, scomparso poco tempo prima. Quell’unica edizione prevedeva una formula a eliminazione diretta in partita secca e vide imporsi lo Spezia per sorteggio ai danni della Pistoiese: il match, terminato 0-0, si risolse con il lancio della monetina, sorridendo ai liguri. L’evento si rivelò un unicum ma servì a gettare il germe.

Trascorsero una decina d’anni prima che si concretizzasse un seguito continuativo e ben strutturato. La svolta arrivò nel 1966, quando il movimento calcistico italiano decise di rivedere il proprio sistema interno a seguito della figuraccia rimediata ai mondiali inglesi di quell’anno. Tra le novità apportate in quella calda estate (su tutte la chiusura delle frontiere ai calciatori stranieri), ecco l’introduzione ufficiale della Coppa Italia Dilettanti. Durante le prime quindici edizioni il torneo si componeva di squadre provenienti dalla Promozione (all’epoca il massimo campionato su base regionale) e dalla Prima Categoria, mantenendo sempre lo schema dell’eliminazione diretta. In quegli anni i cambiamenti apportati toccarono prevalentemente le fasi finali, come ad esempio la scelta dello stadio riservato alla finale: le prime tre edizioni ebbero come scenario ultimo lo Stadio Flaminio di Roma, prima di passare a palcoscenici meno suggestivi.

Per cercare di creare maggior seguito intorno all’universo dilettantistico, nel 1975 la Federazione pensò di far giocare la finale di Coppa Italia Dilettanti subito prima della finale della ben più attesa Coppa Italia. Fu così che Banco di Roma, Soresinese e Casteggio poterono avere l’onore di festeggiare i rispettivi trionfi in contesti unici quali l’Olimpico di Roma o il Meazza di Milano. A partire dal 1978 si tornò a giocare presso stadi meno iconici, ma le grosse novità non sarebbero mancate nel giro di pochi anni.

Il 1981 infatti si rivelò pieno di scossoni e cambiamenti. Il semiprofessionismo venne abolito, pertanto la Serie C divenne l’ultimo livello del calcio professionistico, mentre la Serie D passò sotto l’egida della Lega Nazionale Dilettanti e si trasformò nel Campionato Interregionale. Con essa cambiò formula anche la Coppa che, ospitando le società del neonato torneo e quelle provenienti dalla Promozione, venne suddivisa in due fasi: le vincitrici delle due categorie si sarebbero poi scontrate nella finalissima. La struttura generale della competizione rimase tutto sommato invariata fino al 1999, l’anno della scissione che regge ancora oggi. In quella stagione venne introdotta la Coppa Italia Serie D, riservata alle sole squadre dell’omonimo campionato, mentre la Coppa Italia Dilettanti vide mantenute le società provenienti dalla Promozione e quelle d’Eccellenza, categoria che nacque nel 1991.

In 56 anni di vita questo torneo ha saputo regalare emozioni raccontando le storie di tante società. Tra queste anche Varesina, Castanese, Caronnese, Castellanzese, Legnano e, ovviamente, Città di Varese. A proposito di biancorossi, il Varese scrisse il suo capitolo più bello nel 1994: a quando il prossimo sequel?

Dario Primerano

2 Commenti

  1. Avevo 14 anni… Prime volte allo stadio… Ho riconosciuto Adami, Franchi, Macchi, Barassi, Criscuoli, Seveso, Righi, Modica, Riva, Bolis, Gheller, Musolino e Spaziani… Due mi sembrano Gorini e Citterio ma non mi pare fossero in rosa quell’anno ma l’anno dopo.. Gli altri non li ricordo visivamente… Qualcuno li ha riconosciuti?

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