La verità, vi prego, sulla Pro Patria. Della serie, tutto quello che avreste voluto sapere sulle more societarie biancoblu e avete anche osato chiederlo. Per quel manipolo di temerari che prende ancora per buono quanto pubblica lo scrivente, la situazione è in realtà molto più semplice di quello che le ingannevoli apparenze potrebbero lasciar supporre. Ci sono una scadenza (22 giugno, deadline per l’iscrizione al prossimo campionato di Lega Pro), un esplicito venditore (l’azionista di maggioranza Consorzio Sgai), un implicito compratore (quella sorta di SPAC di cui si è scritto qui il 6 maggio composta da più o meno noti imprenditori del territorio sulla cui identità grava la consueta conventio ad tacendum alla bustocca), una regia amministrativa (la moral suasion esercitata da Palazzo Gilardoni) e il link con il recentissimo passato (Patrizia Testa garante in senso stretto e in senso lato del futuro del club). Messi in scena chi, dove, quando, cosa e perché, all’appello scespiriano manca però il come. E infatti è qui che c’è l’intoppo.
Tenetevi il miliardo. Cioè, quello che avrebbe detto (e certamente ha scritto) Cristiano Lucarelli a quelli del Toro per tornarsene nella sua Livorno. Applicato aggio ed inflazione al vecchio conio, arriviamo al milione e 200 mila euro (o giù di lì) che Sgai avrebbe tossito per entrare nella disponibilità del 90% della Pro Patria. Possibile che a distanza di neanche 6 mesi, la proprietà partenopea possa ora dire (appunto), tenetevi il milione? O quello che è, s’intende. Ovviamente no. Lo impongono la logica, le indagini in corso, i sequestri preventivi e (facile immaginarlo), la strettissima vigilanza cui l’attività consortile è soggetta causa vicende giudiziarie. Quindi? Servirà una formula che possa andare in compensazione con la gestione degli ultimi mesi in cui (a quanto se ne può sapere), la società campana non ha immesso liquidità nelle casse di via Cà Bianca. Materia contabile da maneggiare peraltro con parecchia cura. Ma (banale dirlo), se la volontà fosse davvero reciproca, il nodo verrebbe in qualche modo sciolto.
Keep calm and dica 33. Ovvero i giorni che ci separano dal ferale 22 giugno di cui sopra. Entro quella data andranno pagati gli stipendi dei calciatori fino a maggio 2022, le tasse fino a febbraio 2022, l’Inps fino a maggio 2022, presentata la fideiussione assicurativa di 350.000 euro, versato la quota associativa di 5.000 euro e la quota di partecipazione alle competizioni ufficiali di Lega Pro di 55.000 euro (in 10 ratei). Primi 3 adempimenti nella responsabilità degli uscenti, secondi 3 degli entranti. Inutile sottolineare come le rispettive incombenze possano alla fine sovrapporsi nella trattativa di cessione. A compendio, si ribadisce quanto espresso due settimane fa. Nessun dubbio sul fatto che la Pro Patria venga iscritta alla stagione 2022/23 di Serie C. Perché l’alternativa sarebbe sciagurata. Per tutti gli attori sul palco. E per quelli dietro le quinte. I problemi (paradossalmente), potrebbero però manifestarsi dopo. Ma ci sarà tempo per parlarne.
Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte! Intanto, oggi venerdì 20 maggio corrisponde anche all’ultimo giorno di allenamento per la truppa tigrotta. Mercoledì parte della rosa (Caprile, Sportelli, Pierozzi, Vezzoni, Piu, Stanzani, Pesenti, Banfi e Giardino), ha vergato la propria firma sul Wall of Fame del Pro Patria Museum, ieri il Pro Patria Club ha congedato l’annata con un aperitivo in sede. L’appuntamento (non) è fissato per luglio. Per un raduno (neanche a dirlo incrociando le dita), cui sono attesi i sotto contratto Mangano (scadenza 2023), Boffelli (2023), Lombardoni (2024), Sportelli (2023), Vaghi (2023), Bertoni (2023), Nicco (2023), Ferri (2024), Piu (2023), Stanzani (2023), Parker (2023) e Castelli (2024). In sintesi, 12 giocatori cui sommare il DS Turotti (2023). Parafrasando quel tale, fatta (per buona parte) la squadra, ora bisogna (ri)fare la società.
Giovanni Castiglioni