Settimana di lavoro e ripresa per la Openjobmetis Varese che deve preparare al meglio il match Monday night di lunedì prossimo a Napoli. I ragazzi di coach Roijakkers scenderanno sul parquet del PalaBarbuto di Napoli alle ore 20:00 con l’intento di continuare la striscia positiva aperta e mettere un pezzettino in più verso i playoff e lontano dalla retrocessione.

Un cammino ancora lungo e tortuoso iniziato ormai più di un mesetto fa e di cui abbiamo parlato con Max Ferraiuolo, Team Manager biancorosso, che racconta la metamorfosi della squadra e della stagione varesina.

Nell’ultimo mese e mezzo è cambiata completamente la stagione della Pallacanestro Varese, lei quale pensa sia la novità più importante che ha innescato il tutto?
“Sicuramente, al di là di tutto, penso che ciò che davvero abbia cambiato la stagione sia stato l’arrivo del nuovo coach che ha portato una ventata di entusiasmo e di novità in quello che era il momento più basso e difficile della stagione per noi. La società ha fatto delle scelte coraggiose che potevano sembrare impopolari e difficili da condividere, però sicuramente quella dell’allenatore è stata la più importante in quel momento. Roijakkers ha portato un nuovo modo di allenarsi basato su molta energia, sulla voglia di fare, lavorando sulla positività e su un nuovo modo di intendere le gerarchie in squadra, stravolte nell’ottica di fare il bene della squadra e di ottenere il meglio da ogni giocatore, mettendo ogni elemento nella condizione di fare ciò che meglio gli riesce. Tutti hanno beneficiato di questo ed in campo si vede”.

Proprio parlando di Roijakkers, mi racconta che tipo di allenatore è nella quotidianità?
“Lui è un allenatore molto attento e molto bravo nel pianificare tutto. Il modo di lavorare quotidianamente in palestra viene rispecchiato dal modo di stare in panchina la domenica. E’ sempre molto calmo, pacato, non aggredisce mai nessuno però trasmette sempre questa energia e positività che piace a tutti e che mette voglia a tutti di dare sempre il massimo, sia quando ti alleni che quando giochi, anche se sei in giornata no. Questa penso sia la sua qualità, la sua dote un più importante”.

Lei che lo vive tutti i giorni, come sta vedendo Luis Scola in veste manageriale?
“Lo vedo non bene ma benissimo. Il vero regista di ogni mossa che poi ha portato alla nostra ripartenza è stato lui, perché ha avallato tutto, dalla scelta dell’allenatore a quella dei nuovi giocatori. Il deus ex machina di questo cambiamento è stato lui, ha portato una ventata di entusiasmo ed un nuovo modo di fare anche all’interno dell’ufficio. Quello che ci aspettavamo, io per primo, quando l’anno scorso ha detto che gli sarebbe piaciuto rimanere a dare una mano in Pallacanestro Varese, si sta verificando e devo ammettere che sta dimostrando di avere delle doti manageriali non insospettate, ma sicuramente sorprendenti, dovute anche alle sue tante esperienze nel mondo, alla sua vita in NBA. Questo lo porta a voler costruire un qualcosa che vada oltre il risultato sportivo e parta da una struttura solida a livello societario in tutte le sue componenti, compreso il settore giovanile. Fortunatamente Scola lo abbiamo noi e ce lo dobbiamo tenere stretto. Lui a Varese sta bene, lo vedo molto coinvolto ed entusiasta della realtà, perciò andiamo avanti così, sicuri di aver intrapreso la strada giusta”.

Ecco, lei ha parlato di una visione di Scola più internazionale, più legata al mondo NBA. A questo proposito, le piace il palazzetto in versione Arena americana, con tanto di show durante le pause del match?
“Moltissimo. Io ho sempre avuto l’idea che ormai per convincere la gente per venire al palazzetto, soprattutto dopo il periodo del lockdown e del covid, lo spettacolo della partita pura e semplice non basti più. Il momento del match deve essere uno svago in cui le persone vengono al palazzetto per svagarsi, divertirsi quasi indipendentemente da quello che è il risultato della squadra. Chiaro che se poi offri un prodotto sul campo come quello che stiamo offrendo noi nell’ultimo periodo siamo tutti più contenti, però comunque l’idea di venire al palazzetto e trovare divertimento, qualche personaggio famoso in più nel parquet con cui fare un selfie o una storia su Instagram, sono tutti modi per avvicinare i più giovani alla nostra realtà e ciò è fondamentale. Se a questo aggiungiamo che nella nostra squadra anche i ragazzi più giovani trovano spazio, ciò crea la possibilità di andare a prendere quella fetta di pubblico giovane che poi è il futuro e dovrà essere la benzina di questi anni e di quelli a venire”.

Andando sul campo le chiedo, da ex grande playmaker quale lei è stato, quanto manca a De Nicolao per raggiungere la consacrazione definitiva?
“Manca il fatto di giocare ancora di più e prendersi maggiori responsabilità rispetto a quello che sta facendo, con la consapevolezza di stare in campo anche quando le cose non vanno bene. Tutto questo porta ad avere maggior consapevolezza ed esperienza ed è il percorso che Giovanni sta facendo in questo momento. Lui sta crescendo tanto, continua a lavorare individualmente molto bene da un punto di vista fisico e tecnico, ma ciò che lo può far davvero crescere maggiormente in questo momento è la grande responsabilità di essere il playmaker titolare e l’anima vera della squadra. Ciò fa crescere personalità ed autostima personale, oltre che fiducia e carisma della squadra nei suoi confronti”.

Lunedì arriva la trasferta di Napoli tra due realtà che sono totalmente diverse da quello del girone d’andata. Che partita si aspetta?
“In primis mi auguro che noi possiamo giocare la nostra partita come stiamo facendo nell’ultimo mese e mezzo, quindi ritmo, intensità, velocità. Se scendiamo in campo con queste qualità possiamo giocare a viso aperto con chiunque e senza paura, questa sarà la vera chiave del match. Con tutto il rispetto di Napoli che è cambiata in qualche interprete, io penso che noi dobbiamo guardare solo a noi stessi e continuare a fare quello che stiamo facendo. Se così sarà, per loro diventerà durissima affrontare Varese”.

Infine le chiedo se ad oggi, agganciata ormai la zona playoff, il pensiero principale continua a rimanere quello della salvezza o si guarda anche oltre?
“Ad inizio di questo percorso ci siamo detti che l’obiettivo principale sarebbe stato quello di una salvezza tranquilla, cosa che non abbiamo ancora raggiunto. E’ chiaro che sarebbe anche ipocrita non dire che le cose stanno andando bene e a tutti piacerebbe poter raggiungere i playoff che, per come era partita la stagione, sarebbero davvero un sogno. Quello che però dobbiamo fare è rimanere molto concentrati sul presente, perché questo è un campionato imprevedibile dove non ti puoi permettere di abbassare la tensione e l’attenzione nemmeno un attimo. perciò pensiamo a Napoli e a portare a casa due punti che per salvarci sarebbero determinanti, poi tutto quello che verrà dopo lo vedremo strada facendo”.

Alessandro Burin

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