Carlo Emanuele Ferrario, nato a Porlezza il 20 novembre 1986, è alla sua seconda esperienza con la maglia del Varese. Stagione 2006-2007, non ancora ventenne, Ferrario approda in biancorosso: “Dopo una stagione al Lecco in Serie C2 (29 presenze e 5 reti, ndr) sono arrivato a Varese consapevole di essere arrivato in una piazza importante con un passato glorioso. Sono cresciuto molto, sono riuscito a ritagliarmi i miei spazi e la considero una delle esperienze più formative della mia carriera. Per questo quando quest’estate ho avuto l’opportunità di tornare… non ci ho pensato e ho subito accettato questa nuova sfida. Di quell’annata ricordo in particolare il gol nel derby di campionato col Legnano: vincemmo 0-1 al Mari una manciata di giorni prima di Natale. Alla fine, andai a rete dieci volte: otto in coppa e due in campionato”.

Lecco, Varese, Prato, Monza, Cuneo, Bra, Torres, Argentina Arma, Pergolettese, Modena, Giana Erminio e Sangiuliano City sono le maglie che ha vestito il bomber biancorosso. 274 presenze e 51 reti tra i professionisti, 196 presenze e 126 gol nella Serie A dei dilettanti. Un bottino non da poco conto.
Tante piazze, alcune molto importanti, quali ti hanno lasciato di più?
“Ti direi tutte, tutte mi hanno lasciato qualcosa. Ovunque sono stato sono cresciuto un po’ e, grazie al mio carattere estroverso, ho sempre stretto rapporti con tante persone. Ancora oggi mi porto dietro diverse amicizie sia legate al mondo del calcio ma anche extra. Con Monza, Pergolettese, Modena e Sangiuliano ho vinto il campionato: chiaro che abbia dei ricordi più belli legati ai successi sportivi. Nell’annata di Bra (2015-2016 ndr) ho segnato 32 gol in 34 partite: il mio record, una grande annata a livello personale ma anche di squadra. Mi fermo, se no per ogni annata e ogni squadra ho un ricordo da raccontarti”.

Hai accennato prima ai tuoi campionati vinti: Cuneo (2011-2012 dalla C2 alla C1), Monza (2016-2017 dalla D alla C), Modena (2018-2019 dalla D alla C), e Sangiuliano (2021-2022 dalla D alla C): 4 campionati vinti e una finale playoff persa col Prato. Volevi portare a Varese la tua esperienza per fare il grande salto ancora?
È inutile negarlo: ero venuto qui per quello, per fare cinquina. Purtroppo, le cose per ora vanno diversamente e non sta andando né come volevamo né come pensavamo ad inizio stagione. Varese è una pizza importante che ha visto il grande calcio, ci sono tifosi competenti, uno stadio che, seppur con tutti i limiti attuali, è uno stadio vero: per tutto questo Varese merita di stare nel calcio che conta. Sono un positivo di natura e sono certo che le cose presto si sistemeranno. La partita con la Caronnese è il primo segnale, una vittoria agguantata così significa che la squadra è viva, che il gruppo ha iniziato a svoltare e che siamo pronti a dare nuove soddisfazioni a chi viene allo stadio sempre per sostenerci”.

Stagioni di Varese a parte, qual è il gol che ricordi con più piacere?
“Grazie a Dio ne ho fatti tanti, anche se non mi bastano mai. Ti confesso che una volta erano proprio un’ossessione, ora è diventata solo una voglia maniacale (ride ndr). Se proprio te ne devo raccontare un altro ti dico quello di due stagioni fa, io al Modena, nel derby con la Reggiana in Serie D: il gol dell’1-0 per noi all’80. È stata una vera gioia. Il gol è importantissimo per un attaccante, ma io sono uno di quei giocatori che se segna e poi si perde non gioisce. Non mi interessa il gol senza i punti della squadra”.

Devi ringraziare qualcuno per quello che sei riuscito a fare?
“Tantissime persone, tutti quelli che hanno creduto in me e, nel corso della mia carriera, ti posso assicurare che ne ho incontrate tante. I miei genitori in primis per tutti i sacrifici fatti e poi vorrei citarti Luigi Rampoldi e Marino Figerio che mi hanno visto alla Porlezzese e mi hanno portato al Milan a 13 anni. Un sogno realizzato e durato quattro anni fino alla Primavera e anche a qualche panchina in Serie A. Il grazie più grande, negli ultimi anni, va sicuramente alla mia famiglia che mi ha sempre supportato e seguito in questo girovagare”.

Una splendida moglie e due figli?
“Splendida? Sara contenta Laura, riferisco (sorride ndr). Con noi ci sono Claudio di 12 anni e Cristian di 5. Abitiamo a Bergamo e da due anni stiamo lì in pianta stabile: faccio io avanti e indietro. Con Laura siamo insieme da quindici anni e ci siamo trasferiti a Prato nel 2007 per iniziare questa grande avventura. Claudio gioca nel Milan, è stato scelto, sta facendo tanti sacrifici, ma ha tanta passione e voglia di fare”.

Trentasei anni… stai già pensando al dopo calcio?
“Normale che ci pensi, ma la testa è ancora da calciatore a tutti gli effetti e penso solo a giocare e a fare gol. Il calcio è la mia vita da sempre e vorrei restare in questo ambiente anche se ho tante idee e ben confuse. Un giorno mi vedo allenatore, un altro direttore e il terzo penso che anche fare il procuratore non sarebbe male. Troppo difficile scegliere, meglio giocare ancora un po’ di anni”.

Cosa vorresti dire ai tifosi del Varese?
“Di continuare così, di starci vicino che la loro parte la stanno facendo alla grande, siamo noi in difetto con loro. Abbiamo perso troppe volte all’Ossola e loro ci hanno sempre e comunque sostenuto senza mai contestarci. Sono cose che ti restano e che ti spingono a dare più del 100%. Come ti ho anticipato siamo partiti con altri obiettivi ma la situazione ora è questa la società sta facendo i passi per aiutarci, sostenerci e per uscire dai problemi. La piazza ha voglia di calcio, di fare bene e gli serve poco per esplodere ancora. Noi ci siamo e siamo pronti per darvi nuove soddisfazioni”.

Redazione

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