Fisico imponente e temperamento da leader: questi i tratti salienti dell’argentino Maximiliano Pescara, da due anni baluardo della retroguardia del Gavirate. Insieme ai suoi compagni, il difensore centrale classe 1991 sta vivendo una stagione di lotta e sacrificio, fatta di prestazioni intense e risultati importanti, anche contro le favorite al titolo. Frenato dal Covid durante il girone di andata e ora falcidiato dagli infortuni, il gruppo di mister Caon ha superato non pochi ostacoli, senza mai perdere di vista l’obiettivo: esprimere un calcio in grado di mettere in difficoltà chiunque, malgrado la posizione in classifica probabilmente non rifletta i valori dimostrati in campo. In questo momento fuori dalla zona playout a +6 punti dalla dodicesima classificata, i rossoblù si preparano all’ultimo mese e mezzo di campionato con la fame e la grinta che caratterizzano questa piazza.

Partiamo dal 2-2 di qualche giorno fa contro il Verbano, in rimonta dopo l’iniziale vantaggio. Secondo te è stato un risultato giusto?
“Sì, penso che il risultato sia giusto perché è stata una partita molto combattuta. Noi conoscevamo bene la forza del Verbano, che secondo me, insieme alla Vogherese, è la squadra più quadrata e tosta del girone in quanto a fisicità e duelli. Loro hanno un alto ritmo e un mister molto bravo a fare capire le sue idee alla squadra. Noi volevamo imporre il nostro gioco, ma è stato difficile sia per il campo che per la loro intensità. Abbiamo lottato al pari loro e a mio parere abbiamo fatto una buona prestazione, anche se io non sono contento del 2-2; secondo me sono due punti persi e se avessimo giocato in modo più intelligente ne avremmo portati a casa tre. Il calcio, però, è così: quando stai vincendo 1-0 e pensi che stai facendo bene, ti trovi sotto 2-1 e devi recuperare”.

Domenica vi aspetta un altro big match, questa volta contro la Varesina. All’andata eravate riusciti a strappare un pareggio sul loro campo. Undici partite dopo, cosa ti aspetti?
“Penso che la Varesina sia la squadra migliore di questo campionato. Per me il calcio vuol dire anche essere pratici, ed è proprio quello che sono loro, una squadra che prende pochi gol, che vince quando c’è da vincere e che ha tanti giocatori intelligenti e un mister con molta esperienza. Tra i pali hanno un grande portiere, che secondo me è il più forte di tutti nella categoria, capace di determinare come minimo quindici punti all’anno. Ricordo bene che nella gara di andata aveva fatto cinque o sei parate, regalando un punto ai suoi, mentre noi ne avevamo persi due. Per noi sarà sicuramente una partita difficile. Loro hanno tanta qualità, con Spadavecchia, Poesio, Gregov, Mira, García, Scaramuzza, Tripoli… Sappiamo bene che squadra sono, però anche loro sanno che squadra siamo noi, perché secondo me la classifica non rispecchia tutto quello che abbiamo fatto finora”.

Da qualche settimana la zona play-out è a sei punti, mentre le posizioni immediatamente superiori sono ancora più vicine. L’obiettivo è di tentare il sorpasso per una maggiore tranquillità?
“Noi dobbiamo pensare solo a noi stessi,
perché ogni volta che abbiamo pensato agli altri non abbiamo fatto il risultato la domenica. Penso che la prestazione da parte nostra ci sia sempre stata, anche su campi di gioco difficili, e chi è veramente appassionato di calcio sa che abbiamo fatto qualcosa di importante. Come ho detto prima, però, in questa categoria vince la squadra più pratica, quindi tutte quelle che sono nelle prime posizioni meritano di stare lì, perché vuol dire che prendono pochi gol e ne segnano di più. Noi, comunque, non guardiamo chi sta sopra di noi perché non serve. L’unica cosa che dobbiamo fare è vincere e preparare tutte le partite per centrare l’obiettivo. Se ci riusciremo, sarà perfetto per noi, anche se poi il calcio ovviamente dirà la sua”.

Parliamo di te. Da veterano, e alla luce dei vari innesti che hanno in parte rinnovato la rosa, quali sono secondo te i punti di forza e i margini di miglioramento di questo gruppo?
“Penso che ci sia un ampio margine di miglioramento. Il mister ha una sua idea di gioco e il tipo di calcio che propone ha bisogno di tempo e dei giocatori giusti. Se ogni domenica sei costretto a cambiare formazione per qualche infortunio, diventa tutto più difficile. A dicembre a mio parere abbiamo perso un buon elemento quale Besirevic, ma ne sono arrivati di nuovi che pian piano si sono inseriti nel nostro modulo di gioco. Chiaro che adattarsi non è una cosa immediata, e lo so anch’io per esperienza, perché ogni mister chiede sempre qualcosa di diverso. Se il giocatore è intelligente, l’inserimento sarà più veloce, altrimenti farà più fatica. Ora di tempo non ce n’è più molto, visto che mancano solo otto giornate. Per me adesso inizia un altro campionato, quello che mi piace di più, in cui come ogni anno si vedranno tante sorprese. In queste ultime partite dovremo cercare di sfruttare il nostro punto di forza, che è il gioco. Siamo una squadra corta e tosta in fase di non possesso, perché dove c’è un giocatore avversario ce ne sono tre dei nostri. Questa è proprio la cultura del calcio in cui mi ritrovo e che cerco di trasmettere ai miei compagni a ogni allenamento e ogni partita. Se facciamo il nostro gioco, la domenica abbiamo come minimo cinque/sei occasioni. Non sempre, però, riusciamo a concretizzarle, e infatti abbiamo lasciato per strada tanti punti, anche con una buona prestazione. Penso alla partita contro la Vergiatese, in cui abbiamo calciato quattordici volte verso la porta, di cui otto nello specchio, mentre loro solo due, ma alla fine abbiamo perso e non sapevamo spiegarci il perché. Comunque andiamo avanti cercando di fare il nostro meglio, consapevoli che chi vorrà rubarci punti dovrà sudare“.

Dal punto di vista personale sei soddisfatto della stagione ?
“I miei compagni lo sanno: quando prendiamo gol, per me è sempre colpa mia, anche se segnasse il portiere avversario direttamente dalla sua porta. Non posso essere contento e non sono neanche capace di dire come sto andando a livello personale perché io guardo sempre l’insieme, che in questo momento dice che siamo a 6 punti dai playout. Penso che avremmo potuto avere almeno 12/15 punti in più e allora staremmo parlando di zona playoff. La classifica non è quella che meritiamo per tutto quello che facciamo ogni giorno: ci alleniamo sodo, siamo una squadra unita, in tutto l’anno non è mai capitato un episodio o un litigio tra di noi e il presidente non ha mai dovuto alzare la voce nello spogliatoio. Questo fa capire che il Gavirate è un’ottima società, molto più organizzata di altre, quindi penso che meriteremmo di più. Essere in quella posizione è sicuramente un dispiacere, ma dobbiamo accettare che siamo lì, migliorarci e andare avanti“.

A inizio stagione l’obiettivo era la salvezza, poi in effetti le prestazioni hanno fatto sperare in qualcosa di più. Come sono cambiate le vostre aspettative?
“È quello che succede sempre nel calcio: sognare è gratis e quando le cose vanno bene si prende coraggio. Io gioco per vincere e in ogni squadra in cui sono stato ho sempre lottato per arrivare ai playoff. Quest’anno purtroppo è andata diversamente: non abbiamo avuto molta fortuna e pian piano le aspettative si sono dovute adeguare alla realtà. Se pensi che puoi arrivare più in alto e poi il calcio dimostra un’altra cosa, non è semplice, quindi bisogna sporcarsi le mani e vivere partita dopo partita. Alla fine vedremo cosa dirà il campo”.

Silvia Alabardi

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