367 presenze in carriera, di cui oltre 300 in Serie D, per un totale di 149 gol. È con questo biglietto da visita che Giacomo Mammetti ha fatto ritorno nel Girone A di Eccellenza, già disputato nella passata stagione, prima con la maglia della Vergiatese, poi con quella del Club Milano.

Da lì, quest’estate, il passaggio alla Castanese, neopromossa nella massima serie del calcio dilettantistico. Qualcosa, però, si è spezzato in avvio di stagione e così, le strade tra i neroverdi e l’attaccante classe 1988 si sono tutto a un tratto separate. A pochi giorni dalla chiusura del mercato, il suo nome era uno dei più caldi per queste categorie: a mettere a segno il colpo è stato il Magenta, che ha quindi inserito un altro elemento di spessore in una rosa allestita con cura, a cui non mancano esperienza e competitività.

Calcisticamente parlando, gli ultimi mesi sono stati una montagna russa di emozioni. Cosa ti è rimasto dalle recenti esperienze? E qual è il bilancio del breve periodo trascorso alla Castanese?
“La cosa positiva che mi porto dentro è il rapporto che si è instaurato sin da subito con i compagni, anche se li ho conosciuti per poco tempo. Siamo anche andati in ritiro per una settimana e devo dire che dopo tre o quattro anni mi mancava fare un’esperienza del genere. Dall’altro lato, la lezione che ho imparato è che nel mondo del calcio, come in ogni ambito di lavoro e nella vita in generale, non ci si può fidare ciecamente degli altri. Io sono una persona che tende a dare fiducia sin dal primo momento e sono orgoglioso di essere fatto così, anche se non so se è un pregio o un difetto, perché spesso questo atteggiamente si dimostra sbagliato. L’importante, però, è fare le proprie scelte una volta che si conosce meglio una situazione”.

Per quest’anno è andata così, ma ti chiedo: coltivi ancora il sogno di tornare in Serie D?
“Ovviamente la voglia c’è sempre, ma solo a certe condizioni. Castano per me era un’opzione comoda che mi permetteva di stare vicino alla mia famiglia. Quando sono andato via, ho ricevuto alcune richieste, ma dal punto di vista logistico sarebbero state sistemazioni un po’ complicate. Se un giorno, però, si presentasse un’opportunità in linea con le mie scelte di vita, perché no?”.

Parliamo del Magenta. Che gruppo hai trovato e qual è stato il fattore che più di tutti ti ha convinto a scegliere questa piazza?
“Ho trovato un ambiente in cui si respira tanto entusiasmo, visto che l’anno scorso hanno vinto meritatamente il campionato di Promozione. Sono un gruppo affiatato e armonioso, fatto di bravi ragazzi e anche di buoni giocatori. Ho scelto di venire qui principalmente per due motivi. Il primo è che quando ho parlato con il presidente, il mister e il direttore sportivo, mi hanno fatto tutti una buonissima impressione e mi sono sembrate persone per bene che si dedicano a questo sport con passione e anche divertimento. Il secondo è proprio la vicinanza a casa e al mio posto di lavoro. Anche per l’Eccellenza, infatti, mi era arrivata qualche altra proposta, ma ho voluto dare continuità alla scelta fatta inizialmente di non allontanarmi dalla famiglia per stare quotidianamente con mia figlia”.

Il punteggio pieno delle ultime due partite parla di una squadra che costruisce molto. È questo che vi rende pericolosi?
“Secondo me eravamo partiti già bene con il Castello Città di Cantù alla terza giornata, in cui non avevamo subito neanche un tiro in porta e avevamo creato tanto, colpendo anche una traversa. Poi c’è stata una battuta d’arresto con la Calvairate, su un campo in cui è difficile giocare, e in un momento in cui avevamo defezioni importanti in difesa e ci trovavamo in una fase di assestamento dato che era appena arrivato Draghetti e avevamo cambiato completamente modulo. La sconfitta ha fatto male e ci è servita. Penso che con Accademia Pavese e Pontelambrese abbiamo raccolto fin troppo, ma nel calcio funziona così e alla fine tutto si compensa. Secondo me siamo una buona squadra che gioca un buon calcio e ha individualità importanti. Sono qui da troppo poco tempo per sbilanciarmi, ma l’unica cosa che posso aggiungere è che abbiamo un ottimo allenatore che ci dà serenità e che per ora sta andando tutto abbastanza bene”.

Domenica vi aspetta il Verbano, una formazione altrettanto caparbia e concreta. Chi potrebbe essere, secondo te, il più pericoloso dei rossoneri?
“Premetto che il Verbano è la squadra del mio ex mister Ardito, che ho avuto al Milano City, e infatti mi spiace che abbia lasciato perché mi avrebbe fatto molto piacere rincontrarlo. Quanto ai giocatori, fare solo un nome è difficile perché conosco molti ragazzi che giocano lì e che hanno ottime qualità. Penso a Grandi, Lacchini, Comi e anche al mio amico Caputo, che magari con il nuovo mister potrebbe trovare più spazio ed essere un’arma in più. In questo momento della stagione, però, credo che il più in forma sia Colombo, con cui ho passato un mese e mezzo alla Castanese”.

Durante la stagione avrai modo di incontrare le tue ex squadre Vergiatese e Club Milano. Come vivrai queste partite?
“Già l’anno scorso, quando ero al Club Milano, era stato difficile giocare contro i miei ex compagni della Vergiatese; ora che molti sono passati a Solbiate, sarà difficile anche lì. A livello emotivo, però, la partita che sentirò di più sarà quella col Club Milano. Gli ultimi due anni erano stati un po’ travagliati, tra il Covid e altre situazioni, ma con loro avevo trovato un ambiente di persone splendide che mi hanno fatto sentire veramente a casa e mi hanno permesso di esprimermi al meglio come calciatore”.

In generale, secondo te, chi si contenderà le primissime posizioni?
“In questo momento faccio riferimento alla classifica e penso che sia giusto dare credito a quanto fatto finora dal Pavia, che secondo me è una squadra che può puntare alla vittoria. Poi dico anche Oltrepò, che è attrezzata per arrivare fino in fondo, Verbano e Vogherese. Voglio anche scommettere su un outsider, che potremmo essere noi, per dare un po’ di noia alle big dei piani alti”.

A 34 anni hai ancora la grinta e le energie di un ragazzino. Quali sono le aspirazioni per questa stagione, sia sotto l’aspetto personale che in termini collettivi?
“Inizialmente vorrei togliermi questo fardello del 150° gol. Teoricamente ci ero già riuscito con Accademia Pavese e Pontelambrese: stavo già esultando (ride, ndr) ma l’arbitro ha annullato. Diciamo che questo è il primo traguardo che mi sono prefissato; dopodiché, l’altro sarà di arrivare alle 400 presenze, che spero di raggiungere già in questa stagione. Devo dire che con il passare degli anni gli obiettivi individuali passano sempre più in secondo piano rispetto a quelli collettivi, quindi non mi prefiggo più un certo numero di gol, ma preferisco mettermi a disposizione dei compagni, facendo più assist possibili, divertirmi e crescere insieme a loro per far vincere la squadra, con cui mi piacerebbe fare un campionato di vertice”.

A chi andrà la dedica per il tuo primo gol in gialloblù?
“Il 10 ottobre mia figlia compirà due anni, quindi sarebbe bello se il gol potesse arrivare il giorno prima; qualora non fosse così non sarebbe un problema, perché tutti i miei gol sono sempre per lei. Questo in particolare, però, vorrei dedicarlo anche a me stesso, perché nel mio piccolo ho sempre vissuto il calcio come un lavoro, con tanto impegno e passione. Segnare 150 gol è sicuramente un motivo di orgoglio e spero che, quando il pallone andrà in rete, possa essere un punto di partenza, e non di arrivo, della mia carriera”.

Silvia Alabardi

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