Non chiamateli il Gatto e la Volpe e nemmeno Robin Hood e Little John perché loro due vi risponderebbero: “Non siamo una coppia ma due singoli che si amalgamano molto bene“. Di chi stiamo parlando? Di Andrea Avigni, in arte Gnazzo o Gnazzello (scegliete voi) e di Federico Pisanti, in arte Pisa. Ricordatevi i nomi perché per tutta l’intervista li chiameremo così.

Il primo è Responsabile Instant Replay della Pallacanestro Varese, il secondo lo speaker più conosciuto di Masnago e provincia fino alla Val Formazza, ma entrambi ormai ai più sono noti per essere i due conduttori, attori, comparse (anche qui, scegliete voi), del nuovo programma Twitch biancorosso, VAlley-Oop, realizzato in collaborazione con Moralia Group.

Abbiamo una dote in comune io e Pisadice Gnazzoche è quella della spontaneità. Questo ci ha permesso di fare delle chiacchiere da bar una professione“. Un rapporto che va ben al di là del campo, e Pisa aggiunge: “Io e lui al di fuori del palazzetto ci punzecchiamo un sacco, ci prendiamo tanto in giro, però ci vogliamo bene fondamentalmente, ed è una cosa bella“.

Due ragazzi che alla fine si sono trovati uniti dalla passione per la Pallacanestro Varese, anche se i percorsi nella società biancorossa sono stati ben diversi: “Io sono entrato in Pallacanestro Varese 11 anni faricorda Gnazzo -. Il tutto dopo regolare colloquio e ci tengo a sottolinearlo (ride, ndr), per dare una mano in campagna abbonamenti. Ho fatto tutta una trafila in biglietteria e quando si è presentata l’opportunità di occuparsi dell’Instant Replay System sono stato uno dei pochi a proporsi e da lì mi sono sempre più arrangiato ad aiutare in ogni settore societario, arrivando ora a ritagliarmi anche un ruolo nell’attività di minibasket per quello che mi compete nel mio lavoro“.

Diverso il percorso di Pisa che, invece, inizia dagli spalti: “Io nasco tifoso della Pallacanestro Varese. Ho iniziato ad abbonarmi dall’anno dell’A2, quello della ripartenza, guidato dall’amore per Randy Childress. Entro a far parte di questa famiglia quando Tommy Giana, il ragazzo che si occupa della musica qui al palazzetto, mi ha presentato l’opportunità di poter fare lo speaker. Io lavoravo già al Varese Calcio con lo stesso ruolo e sono entrato a far parte di questa famiglia ormai cinque anni fa. Da lì, e penso di parlare per entrambi, è diventato tutto un cercare di aiutare la società non solo per quanto ci compete ma anche in altri contesti“.

Un’evoluzione vostra che sta andando, per certi versi, di pari passo con quella societaria. Nel vostro piccolo, come state vivendo questo passaggio storico?
Avendo vissuto tante stagioni, ho visto parecchie direzioni cambiare. Come diceva prima Pisa noi siamo qui perché amiamo questa società, ci sono tanti amici all’interno di essa ed il primo pensiero va sempre alla loro stabilità, soprattutto economica. Pensare di cambiare datore di lavoro spesso non è facile, è stressante. Ogni gestione ha i suoi pro e contro, però di quella di Scola la cosa bella è la progettualità, la visione al futuro che ha. E’ uno che non si fa scrupoli ad abbattere muri e pregiudizi, andando dritto per la sua strada. Poi ci possono essere tanti altri difetti però questa è una caratteristica che dà fiducia“, spiega Gnazzo. “In questa gestione io penso che venga data tanta importanza a tutto quello che ruota al di fuori del campo continua Pisa -. In questo contesto si inserisce anche il discorso VAlley-Oop che è un po’ anche il simbolo, un primo passo di questa nuova gestione dell’extra campo, nata dalla voglia e dall’entusiasmo represso di questi due anni. Poi diciamocelo, se ci danno un ruolo da protagonisti, noi ci sguazziamo“.

Parliamo proprio di VAlley-Oop, come e dove nasce?
Al bar, come tutti i grandi progetti sorride Gnazzo -. Non ho mai sentito di belle storie nate bevendo una coca cola: davanti ad una birra si ha un’ispirazione maggiore. A parte gli scherzi, avevamo tante idee su questo progetto del podcast, stavamo rompendo le scatole a Marco Gandini che, preso dalla disperazione, ci ha detto di procedere. A quel punto, essendoci esposti un po’ troppo, non potevamo più tirarci indietro e siamo qui. Abbiamo fatto una puntata pilota, insieme a Marco Carniel, il nostro regista mascherato, in gran segreto che nessuno ha mai visto se non quattro spettatori anonimi che non sappiamo ancora oggi chi siano. Da lì ci è piaciuto tutto del format, siamo rimasti molto entusiasti e abbiamo deciso di partire ufficialmente. Le puntate vanno via lisce e, tolta la tensione della diretta video, è davvero qualcosa di bello“.

Voi due riuscite davvero bene anche a coordinarvi a livello di tempo della battuta durante la puntata..
Sì, è vero. Ripetodice Pisa -, la nostra forza penso sia la spontaneità, anche a livello di argomenti e domande. Noi ci facciamo una micro-scaletta ma poi in realtà la diretta si traina da sola a seconda di quello che ci viene in mente“.

Quindi siete più bravi voi a condurre il tutto o gli ospiti vi forniscono una grossa mano nel fare show?
Sicuramente l’ospite ha un ruolo decisivo, poi sta a noi invece creare quel clima d’informalità che faccia sentire a proprio agio il protagonista della puntatasottolinea Gnazzo. “Cerchiamo di far sentire a proprio agio chi partecipa, facendogli capire che siamo qui a parlare per il bene della stessa causa, senza pressioni. Poi è chiaro che il protagonista fa tanto, perché, ad esempio, Galbiati è finito per condurre la puntata. Anziaggiunge Pisaarrivo a dire che forse con lui ci siamo anche un po’ traditi, perché invece che tirare fuori un prodotto puramente ilare, è venuta fuori una puntata molto profonda e sincera del coach, e questo è stato davvero bello“.

Qui sopra lo avete citato, io vi chiedo, com’è lavorare con la Mannaia del Ganda (alias Marco Gandini) pronta a colpire?
Attenzione che saltano i posti!ride Pisa, ma Gnazzo risponde prontamente: “Non mi interessa. Marco, è la persona più intransigente che io conosca. Riesce a tenerci molto a bada, anche se a volte noi sfondiamo le barriere che lui ci ha posto. Abbiamo un gruppo dove proponiamo cose nuove per le puntate, lui ci fa sfogare e poi alla fine conclude sempre con un bel: “Tutto bello, ricordatevi che lavoriamo in Pallacanestro Varese”. E ci smonta. A parte tutto, è il bello di poter fare questa cosa in una società così importante, sapendo poi bene che si parla tramite un mezzo di comunicazione che in quel momento rappresenta la Pallacanestro Varese“.

Anche perché voi siete un po’ il simbolo o la voce di questa nuova via che sta aprendo la società, sempre nel rispetto dei valori che la contraddistinguono…
Certamente, ogni volta che rappresentiamo la Pallacanestro Varese dobbiamo farlo in un certo modo, sapendo bene che c’è una linea che non si può mai superarespiega Gnazzo.

Cosa ci dobbiamo aspettare dalle prossime puntate del programma?
Vogliamo provare a stupire, allargandoci a personaggi che sono sempre molto legati alla società, ma uscendo un po’ dal contesto puramente di campo. Poi è chiaro che bisogna riuscire a trovare l’ospite giusto che dia anche disponibilità, che sia al nostro livello di scemenza (ridono, ndr). Cerchiamo di fare qualcosa extra campo, se no saremmo come l’Ultima Contesa, che fa già un ottimo servizio di informazione tecnica sulla squadra“.

Farete mai una puntata con PallVa Meme?
No, mai, sono i nostri competitors. Sono bravi, sappiamo anche bene chi sono nonostante facciano i misteriosi, però no, nessuna puntata”.

Alessandro Burin

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