Entusiasmo, adrenalina, battiti a mille e tanta, tantissima soddisfazione per una vittoria tanto sudata quanto fondamentale per la Pallacanestro Varese che supera 87-85 la Nutribullet Treviso. Questo è quello che hanno provato i tifosi biancorossi, ieri in più di 4500 al palazzetto, al termine della partita di ieri sera, domenica 30 ottobre, contro i veneti.

Un successo che lascia moltissime sensazioni positive tra i supporters della OJM come raccontano i commenti social al termine dei 40′ del Lino Oldrini e come dicono Manuel Bogni: “Secondo me dobbiamo essere felici, siamo una squadra che ha un passo pazzesco, nonostante poco fisicata, e qualche bug, che ci fa arrivare sempre con l’ acqua alla gola, ma erano anni che non si vedeva qualcosa di così, teniamocelo stretto“, Emidio Tomai: “Bravi ragazzi bella vittoria, io dico questo, anche nelle sconfitte rispetto al passato questa squadra dimostra carattere, determinazione e unità di gruppo“, Conte Alfa: “Una grande vittoria! Senza Reyes, importantissimo in questo organico, la squadra, tutta, ha dimostrato che non vuole mollare un centimetro! Indomiti e indomabili! Fino alla Fine, Forza Varese!“, Carlo Merano: “Partita tosta e di sofferenza… Poteva finire in qualunque modo. Se il 92 continua così“, Davide Riva: “Vittoria sofferta ma arrivata in un finale in volata a dimostrazione che forse stiamo maturando. Bel gruppo. Il resto sono chiacchere” ed Ignazio De Bortoli: “Sarà un campionato così fino al termine. Ogni partita una lotta. Diamo atto a questi ragazzi che non mollano mai e che sono sempre più uniti. Malgradogli errori, le difficoltà e le ingenuità. Amo questa Pazza Varese. Bravi Ragazzi. Forza Varese sempre

C’è chi però, nonostante i due punti, non vede esattamente il bicchiere pieno, come scrive Bruno Mazzuchelli, concentrandosi sulla media da tre punti non eccelsa di Varese: “9 su 32 da tre non di può vedere“, oppure Simone Grupillo: “Vittoria immeritata… comunque bene così per ora! Urge migliorare“, seguito a ruota da Tommaso Bronzi: “Buoni i 2 punti ma che sofferenza“.

Alessandro Burin

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